Giovanardi: ''L'olocausto dei gay non c’e’ mai stato! I gay ai vertici del nazismo''

26 Aprile 2012   13:28  

Gli aquilani hanno avuto il piacere ci fare una conoscenza ravvicinata con l'ex-sottosegretario Carlo Giovanardi in occasione della torbida vicenda dei fondoi per il sociale, e a seguire per il suo stile sobrio e mai sopra le righe ch è seguito allo scandalo.

Carlo Giovanardi, che in quanto a spararle gorsse se la contende con Razzi, Scilipoti e il Trota, ha dar par suo celebrato il 25 aprile affermando quanto segue: 

“L’Olocausto dei gay non c’e’ mai stato. C’e’ stata invece, questo si’, una persecuzione dei gay. Ma per essere chiari di Olocausto ce ne’ stato uno solo, ed stato e’ quello del popolo ebreo, anche dal punto di vista legislativo, normativo; tutti elementi che hanno costituito l’unicita’ di questo terribile dramma storico L’Olocausto ha interessato il popolo ebraico, poi ci sono stati da parte del nazismo tutta una serie di azioni che hanno riguardato gli handicappati, i malati mentali, gli zingari, le popolazioni dell’est considerate popolazioni inferiori, i cattolici e gli evangelici che si opponevano al regime e anche i gay.

Pero’ ricordo anche che il movimento nazista era largamente rappresentato dai gay perche’ c’erano gay nazisti ai vertici del partito“.

Questo è quanto. Passando a cose più serie, per avere contezza di quello che è accaduto veramente rimandiamo ad un articolo scritto dopo un serio lavoro di documentazione storica a firma di Peter Tatchell pubblicato su The Independent  

L'olocausto dimenticato nel racconto degli omosessuali sopravvissuti alla persecuzione nazista


“Dobbiamo sterminare tutta questa gente, cioè ogni omosessuale, estinguendolicompletamente. Non possiamo permettere al Paese un pericolo del genere. Gli omosessuali devono essere completamente eliminati”.

Con queste agghiaccianti parole, il capo delle SS, Heinrich Himmler, dispose il progetto nazista della pulizia sessuale della razza ariana.

Heinz F.,  oggi novantaseienne, è un giovane e spensierato omosessuale che vive a Monaco di Baviera negli anni ’30.  Il giovane Heinz non immagina cosa sta per accadere.
Ammette con forte dispiacere che non capisce affatto quella  situazione. Una mattina poco serena, la polizia bussa alla sua porta e gli dice di essere sospettato di omosessualità e, quindi, gli vengono notificati gli arresti sul momento.

“Cosa potevo fare?”, si chiede Heinz, sforzandosi di trattenere le lacrime, e prosegue: “Mi spedirono a Dachau, senza processarmi”. 

Dopo un anno e  mezzo a Dachau, Heiz viene rilasciato, ma viene arrestato ancora una volta di lì a poco e mandato a Buchenwald.Heiz si stupisce di scoprire l’orribile destino dei gay e scoppia in lacrime dicendo: “ Quasi tutti gli omosessuali, quasi tutti, furono uccisi”.
Heinz è sopravvissuto a più di otto anni di campo di concentramento. Finita la guerra, non ha mai parlato  della sua esperienza di prigionia. Heinz ha subito un vero e proprio trauma.  

Gli ex prigionieri gay erano considerati criminali ordinari e non vittime del regime nazista.
Mentre si formano rivoli di lacrime sulle sue guance, l’ex prigioniero gay continua: “Nessuno ha mai voluto saperne”.  

Poi, un debole sorriso illumina il suo viso bagnato e prosegue : “E' l’indifferenza, vero?”.
Heinz è uno degli otto sopravvissuti all’olocausto gay che erano ancora in vita.   Insieme ad altri cinque gay maschi – ed una lesbica - ricorda la caccia agli omosessuali  del Terzo Reich in un superbo film-documentario, Paragraph 175 (ndt – articolo 175, dal nome del famigerato articolo del codice penale tedesco in vigore dal 15 maggio 1871 al 10 marzo 1994), raccontato da Rupert Everett e diretto dagli statunitensi Rob Epstein e Jeffrey Friedman, vincitori di un Oscar per il film sull’AIDS: Common Threads: stories from the Quilt. 

Il regista Epstein afferma: “Paragraph 175 indaga sulla  storia che non è stata raccontata. Abbiamo sentito il bisogno immediato di registrare delle storie mentre c’erano ancora testimoni viventi che potevano farlo”.

Le testimonianze provocatorie e dignitose dei gay sopravvissuti confutano il ‘neorevisionismo’ delle principali storie sull’olocausto che omettono la guerra nazista contro i gay.

'Il libro Mai più. Una storia dell’Olocausto', Rizzoli Editore, dello storico Gilbert Martin dà ad intendere “un resoconto esauriente dell’Olocausto”. Eppure, il destino dei non Ebrei merita un  capitolo di solo due pagine e l’omicidio di massa dei transessuali è liquidato in una frase di 13 parole.

Se Gilbert Martin avesse ignorato o minimizzato ugualmente la sofferenza degli ebrei, sarebbe stato additato come un revisionista della Storia. Qualcuno potrebbe dire che minimizzare le vittime gay è comunque una forma di revisionismo.

Paragraph 175 salva la verità storica da mezzo secolo di amnesia e di censura. Non c’è un lieto fine , ma l’inizio è ricco di gioia e di speranza.

Prima dell’incubo del periodo nazista, Berlino è la capitale mondiale dei transessuali. La lesbica ebrea, Annette Eick, che fugge in Gran Bretagna prima dello scoppio della guerra , ricorda con appassionata nostalgia: “A Berlino ti sentivi libera. Potevi fare tutto quello che volevi”.

La capitale tedesca vantava dozzine di organizzazioni e riviste gay nel periodo che precede l’ascesa di Hitler. Più di 80 bar, ristoranti e night club gay. Rupert Everett, nella narrazione di Paragraph 175, descrive Berlino come l’Eden omosessuale.

Sebbene l’omosessualità fosse illegale nella Repubblica di Weimar quando è in vigore l’articolo 175, si tratta di un articolo osservato poche volte  prima dell’ascesa politica del Terzo Reich. Nel parlamento tedesco, al Reichstag, i deputati stanno per abrogare il famigerato articolo. Sembra arrivare l’alba di una nuova era. Ma, poi, sale al potere il Nazismo.

Nel 1933, dopo un mese dalla presa del potere , Hitler mette al bando organizzazioni e pubblicazioni gay. I bar e i club gay seguono la stessa sorte subito dopo. 

Le truppe d’assalto saccheggiano l’ Institut für Sexualwissenschaft, cioè la sede del movimento tedesco dei diritti gay e bruciano pubblicamente l’enorme biblioteca di libri ‘degenerati’. Entro la fine di quello stesso anno, i primi omosessuali sono deportati nei campi di concentramento.

Gad Beck, settantottenne, scolaro ebreo , gay precoce e del tutto innocente dell’omofobia, racconta: “Avevo un insegnante di atletica ed un giorno, mentre facevamo la doccia insieme, gli saltai addosso. Corsi a casa da mia madre e le dissi: “Mamma, oggi ho incontrato il mio primo uomo”. 

Per fortuna , i suoi genitori accettano la sua omosessualità , ma temono per il suo futuro. Infatti,l’anziano gay ricorda la loro reazione:  “O Signore, è ebreo e gay! Sarà perseguitato!”.Ma Beck sopravvive, sebbene quasi tutti quelli che gli sono vicino muoiono. Due amanti, suoi amici, sono arrestati dai Nazisti. 

Beck continua a raccontare: “ Ho conosciuto un bel biondo ebreo che mi ha invitato a casa per passare la notte insieme. L’indomani mattina la Gestapo ha bussato alla porta. 
Ho mostrato la mia carta d’identità e non sono risultato tra i nomi della lista. Portarono quel bel biondo ebreo ad Auschwitz. All’epoca, una notte d’amore aveva tutto un altro senso”.

In seguito, Beck cercò di salvare un altro amante, Manfred, da un campo di smistamento della Gestapo. Lo fa atteggiandosi a membro della Hitler-Jugend (Gioventù hitleriana). 
Questo incredibile e pericoloso raggiro riesce , ma appena in salvo, Manfred dice a Gad di non sentirsela di abbandonare la famiglia nel campo. Beck guarda impotente il ritorno del suo amante dalla famiglia. I due non si sono mai più rivisti.

Nel 1934, i Nazisti intensificano la campagna antigay con la fondazione dell’Ufficio Centrale per la lotta all’omosessualità e all’aborto. Per Himmler : “Chi pratica l’omosessualità priva la Germania di figli che bisogna darle. La nostra Patria si smembra  a  causa di questo flagello”. 
Alla polizia viene ordinato di redigere ‘liste rosa‘ di omosessuali dichiarati o sospettati. Seguono arresti di massa.

A 17 anni, il francese Pierre Seel è arrestato dai tedeschi che occupano la Francia. Gli occupanti tedeschi cercano i nomi dei gay negli archivi della polizia francese locale.  
Pierre Seel sostiene che i tedeschi hanno letto i nomi dei gay in quegli archivi e così lui è finito al campo di concentramento di Schirmeck.

Pierre Seel continua la sua testimonianza: “Vi era una gerarchia nel campo, cioè dal prigioniero più debole a quello più forte . I più deboli dei campi di concentramento erano i gay”. 

Ma Seel continua a testimoniare gridando con angoscia: “Sono stato torturato , picchiato, sodomizzato e stuprato! I nazisti mi hanno infilato un pezzo di legno lungo 25 cm e il mio sedere sanguina ancora”.

L’amante di Seel, Jo , ha avuto un destino peggiore e Seel lo grida con rabbia: “ E’ stato condannato a  morte, ad essere mangiato dai cani. Da pastori tedeschi! Non potrò mai dimenticarlo!”. 
I nazisti intensificano la guerra contro l’esistenza anormale nel 1935, ampliando la definizione di comportamento gay  e gli indizi per arrestare la gente. Dicerie e insinuazioni diventano prove schiaccianti per essere accusato. Un uomo può essere arrestato a causa di un gesto, di uno sguardo o di  una carezza.

Più tardi, Himmler autorizza un programma scientifico per sradicare ‘il vizio’. I prigionieri gay sono sottoposti a crudeli esperimenti medici, compreso la castrazione e a impianti di ormoni.
Dal 1933 al 1945, circa 100.000 uomini sono arrestati a causa dell’articolo 175. Molti sono condannati al carcere; altri ai campi di concentramento. 

La media della mortalità dei prigionieri omosessuali nei campi di concentramento è del 60%, la più alta tra le vittime non ebree.  Heinz Dormer, un ottantanovenne molto gracile , ha trascorso quasi dieci anni tra carcere e campo di concentramento. 

Con voce tremante e comprensibile, ricorda le grida agonizzanti e ossessionanti che provenivano da una fila di pali, sui quali i condannati erano impiccati:  “Tutti quelli che erano condannati a morte, erano issati con un cappio. Le grida e gli urli erano disumani, al di là di qualsiasi comprensione umana”.

Questo ‘omocausto’ faceva parte dell’Olocausto. A differenza di storie false che sostengono la persecuzione degli ebrei distinta e separata da quella di altre vittime di minoranze, il genocidio contro gli Ebrei e contro i  transessuali fa parte dello stesso grande progetto di purificazione razziale  del popolo tedesco. 

I nazisti dispongono di sradicare tutti gli ‘inferiori’ da un punto di vista razziale e genetico.  Non solo gli Ebrei , ma anche i gay, i disabili, i neri , gli slavi, i rom e i sinti. 
La maggior parte dei medici nazisti , compreso quelli che hanno fatto esperimenti sui prigionieri gay, non sono mai stati processati a Norimberga. 

Al dott. Carl Vaernet,  il più famoso tra tutti, è stato permesso, dalle autorità militari britanniche, di scappare in Argentina , dove ha vissuto sino alla morte.

Anche dopo la sconfitta nazista del 1945, i sopravvissuti gay hanno continuato ad essere perseguitati. Gli uomini dei campi di concentramento che non hanno finito di scontare la pena per il reato di omosessualità, sono stati incarcerati dagli Alleati vincitori.  

Poiché erano considerati criminali, a tutti è stato negato il risarcimento per i danni subiti. Il Governo tedesco rifiuta ancora di pagare questi danni. 

Come se non bastasse la beffa, alle ex SS vengono riconosciute pensioni migliori. Il lavoro di quest’ultime nei campi di concentramento è riconosciuto ai fini pensionistici , mentre il periodo di prigionia dei gay, nei campi di concentramento non è riconosciuto affatto.

L’articolo 175 del codice penale è rimasto in vigore in Germania sino al 1969. Alcuni sopravvissuti all’olocausto gay, come Heinz Dormer, sono stati ripetutamente sbattuti in carcere nel periodo post-bellico.  

Tra gli anni ’50 e ’60, il numero di condanne per il reato di omosessualità, nella Germania dell’Est, è stato alto come quello del periodo nazista. 

Paragraph 175 è l’ultimo testamento delle poche vittime dell’omofobia nazista che sono ancora in vita. 

Un testamento che accusa sino alla fine dei tempi non solo chi ha perpetrato l’olocausto, ma anche gli Alleati vincitori, i governi tedeschi postbellici e gli storici neorevisionisti.''


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