Giuliano Di Nicola (Idv): "Il Consiglio Comunale deve dire la sua sul riassetto delle province"

10 Settembre 2012   13:14  

Nel momento in cui il dibattito sul riassetto delle Province entra nel vivo, ritengo sia necessario che l'intero Consiglio Comunale della Citta' dell'Aquila prenda in esame il problema ed esprima il Suo autorevole parere. 

Manca meno di un mese al 4 ottobre, data in cui il Cal (Consiglio autonomie locali) dovra' far pervenire la sua proposta al Governo e ad oggi, sono state avanzate diverse e contraddittorie ipotesi, per cui appare strano che sulla stampa di domenica 9 settembre compaiano contemporaneamente due articoli che vanno nella stessa direzione. 

Il primo, a firma del Sindaco di Pescara, propone la costituzione dell'unica provincia Appennino-Adriatica, che comprenda Chieti Pescara e Teramo. “Tale accorpamento - dice il Sindaco di Pescara – darà vita ad una Provincia con territorio vasto ed omogeneo sia nella parte litoranea che in quella pedemontana, senza barriere".

L'altro articolo titola "Irelli propone di unire Teramo a Chieti e Pescara. Il forum per il riordino delle Province, organizzato dal Circolo abruzzese della Stampa, ha portato ieri in citta' il dibattito sulle varie ipotesi in campo". A questo forum, se si eccettua la partecipazione del Presidente del Cresa, Lorenzo Santilli, non era presente nessun esponente aquilano.
I due autorevoli interventi vanno in un'unica direzione, la Provincia Appennino-Adriatica.

A parte alcune discutibili dichiarazioni, quali l’omogeneità  di questo territorio o l'impulso alla ripresa economica che la costituenda provincia dovrebbe imprimere, considerando che gli attuali compiti delle Province sono ben codificati e normati ( Costituzione art. 117 lett. p e art. 3 comma 3 del TUEL 267/2000 ), non si comprende come questo assetto sia equilibrato rispetto all’ intera Regione.

A me sembra che si determinerà un notevole squilibrio di popolazione con una Provincia (la cosiddetta Appennino Adriatica) che include i tre quarti della intera popolazione abruzzese e la residua Provincia aquilana con solo un quarto della popolazione.

Tale assetto infliggerà  un colpo mortale all’agonizzante Provincia aquilana alle prese con il faticoso processo di ricostruzione dopo il terremoto. Se mai, si puo' invocare un’omogeneità territoriale ed economica tra L'Aquila e Teramo proprio in considerazione delle tante imprese teramane che operano nel territorio aquilano nel processo di ricostruzione.

L'ipotizzata Provincia Appennino-adriatica, che vede l'adesione di autorevoli personaggi della politica abruzzese, deve essere respinta con forza e determinazione perché, non solo determina un fortissimo squilibrio demografico e territoriale, ma anche perché fa sorgere spontaneo un cattivo pensiero, che andreottianamente si avvicina alla realtà : dopo aver costituito questa ipotizzata macro provincia, non si alzerà subito dopo qualcuno che reclamerà  per essa il ruolo di capoluogo di Regione? Vogliamo tornare alle guerre per il capoluogo, di infausta memoria, degli anni settanta?


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