Gli aquilani gridano: 'Berlusconi ricostruisci le nostre case'

Chiaro il messaggio dalle urne

08 Giugno 2009   13:36  

Questo week-end di elezioni europee verrà ricordato a L'Aquila per due motivi. Il primo, e forse più significativo, è la bassissima affluenza alle urne (27,95%) dovuta, sicuramente, alla lontananza dei tanti sfollati dal capoluogo abruzzese, confinati ormai dal 6 aprile nelle zone costiere della regione. Pochi hanno deciso di muoversi di lì per andare ad esercitare il loro  diritto-dovere di voto. Troppo lontani i seggi, troppo distanti ormai i cittadini dalla politica. In una delle campagne elettorali più brutte della storia repubblicana, quasi per niente sono stati toccati i problemi degli aquilani, tanto si era impegnati a parlare di problemi di cosiddetto rilievo nazionale. Il tutto è sfociato in una risposta collettiva culminata nel non voto, nell'astensione quasi totale.
Il secondo, è che quel 27% che ha deciso di esprimere una preferenza cioè, per esclusione, il popolo delle tendopoli, ovvero coloro che sono rimasti perché sprovvisti di una seconda casa, o semplicemente restii a lasciare la città in cui erano abituati a vivere, hanno fatto una richiesta chiara: Berlusconi ricostruisci le nostre case. Troppo schiacciante, infatti, la vittoria del partito del Cavaliere, per non essere interpretata in questo modo. Il Presidente del Consiglio, che tante promesse aveva fatto dopo il sisma del 6 aprile, è ora chiamato dai suoi stessi elettori a mettere in pratica le belle parole. Un voto di fiducia, dunque, o per meglio dire di speranza, arriva da coloro che più hanno bisogno della politica, nel senso più nobile del termine, per provare a ripartire.
Berlusconi è, quindi, chiamato ora a non dimenticarsi della gente che ha lasciato da più di due mesi in una tenda, promettendo loro una nuova casa entro settembre. Non deve quindi cullarsi sui finti allori di una vittoria di plastica, la percentuale dei votanti è davvero troppo bassa per essere indicativa di una qualche appartenenza. Gli sfollati di Piazza d'Armi non sanno a che santo votarsi, e hanno riposto la loro fiducia nell'uomo politico che, più di tutti, ha visitato L'Aquila dopo i noti tragici eventi. Tradire la fiducia di questa gente sarebbe un clamoroso suicidio politico, e non solo.

Francesco Balzano

 


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