Gli italiani hanno paura ... Soprattutto di se stessi

L’indagine del Cnr di Roma

20 Novembre 2009   00:16  

E’ un fluido sottile, un brivido dietro la nuca, una tensione che gela, una goccia di sudore freddo che scivola sul viso pallido e contratto di chi la prova: la paura.

Più pericolosa dell’oggetto/fenomeno in grado di attivarla, l’ansia ci assale, ci blocca, ci paralizza, lasciandoci in uno stato di seminfermità mentale e affettiva, limbo tetro e accomodante, dove ogni sogno è migliore di quella realtà spaventosa che rifiutiamo di vivere.

Anche gli italiani hanno paura. Di se stessi e delle novità. Non si fidano di quel gran bambinone che è l’essere umano, tantomeno del cambiamento, che ritengono foriero di tragedie e scenari apocalittici.

A volte però la paura è giustificata. Una recente indagine del Cnr prova che oltre alla paura delle malattie, degli incidenti, delle catastrofi e delle calamità naturali, la maggior parte dei cittadini dello Stivale teme l’inquinamento prodotto dall’uomo.

APOCALISSE DA INQUINAMENTO

Secondo i dati contenuti nel “Rapporto sulla cultura dell’innovazione in Italia”(che sarà diffuso il 2 dicembre a Roma), il 64% degli intervistati non ha dubbi: sono gli uomini “a produrre i rischi più elevati” per la collettività e il Pianeta.

La percezione del rischio è stata associata prevalentemente al degrado ambientale, agli incidenti nucleari, alle contaminazioni industriali, tutti fenomeni legati allo sfruttamento dell’ecosistema per mano umana.

C’è di più. In riferimento ad eventi come eruzioni vulcaniche e alluvioni, “solo il 5,2% degli interpellati ne considera la Natura quale responsabile esclusiva”, a fronte di un 29,7%  che inquadra l’azione dell’uomo tra i fattori scatenanti dei disastri naturali.

E’ anche per questo motivo se la popolazione italiana(come peraltro numerosi abruzzesi ancora stravolti dal ricordo del sisma), ritiene come “poco rischiosi e maggior vantaggiosi per l’umanità, il solare, il risparmio energetico domestico e l’edilizia ecocompatibile, definendo invece altamente pericolosi l’energia nucleare, i conservanti per cibi, i fertilizzanti chimici e le sementi geneticamente modificate”.

Ma se dalla ricerca emerge una maggiore assennatezza nella valutazione dell’impatto umano sull’ecosistema, così come una migliore consapevolezza delle proprie responsabilità civiche nei confronti dell’Ambiente, lo stesso non si può dire della percezione del “Nuovo”, ritenuto dai cittadini nostrani ancora troppo “rischioso”.

LA PERCEZIONE DEL RISCHIO

Sinonimi del termine rischio non sono soltanto le parole “pericolo”, “repentaglio”, “azzardo”, ma anche espressioni come “sorte”, “avventura”, “incognita”, e “cimento”. Ciò nonostante solo la prima serie di vocaboli viene di norma associata al concetto italiano di rischio, lasciando la seconda a Paesi ben più inclini al rinnovamento ed alla messa in gioco dei propri valori.

Stando al Rapporto del Cnr infatti, il 55,2% degli italiani assocerebbe all’immagine mentale del rischio, “la negatività collegata al timore di un pericolo”. E il se 33,8% si mantiene neutrale nel concepire l’idea, è soltanto il 14% a collegarla ai temi di sviluppo, novità ed opportunità.

Una percezione diversa da quella coltivata da altre culture, che associano al concetto di rischio la suggestione di positività e “possibile apertura”. Rischio come “varco” dunque, come lancio delle proprie capacità al servizio del cambiamento e del progresso, individuale o collettivo che sia.

NUOVE TECNOLOGIE? SI, SE SERVONO A COMUNICARE

Infine il discorso sulle nuove tecnologie. Se il rischio a sperimentare nuovi modelli di vita o ad investire grosse somme in progetti ambiziosi ancora preoccupa il nostro Paese, di certo non lo spaventa sguazzare nel settore dell’informatica e della comunicazione in senso lato.

Ambiti di utilità comune e quotidiana come la telefonia mobile, internet, nanotecnologie, aerei e treni ad alta velocità galvanizzano la psiche dell’italiano medio, piuttosto aperto all’idea di incrementare il livello di connessione e comunicazione verso i propri simili.

Un’idea del progresso e dell’innovazione ancorata al bisogno di viaggiare, socializzare e scambiare informazioni, nella romantica visione di un essere umano che smetta di spaventare se stesso, rischiando di amare di più e inquinare di meno, appunto “Nuovo”.

 

I servizi precedenti sul degrado ambientale per mano umana in Abruzzo:

Abruzzo&Ambiente. La relazione pericolosa tra sisma e oro nero

Solare in Abruzzo? E' possibile

Un articolo sul condizionamento alla paura da parte dei media nostrani

I media e la percezione della sicurezza in Italia

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 


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