Ormai in gioco non c'è più solo il futuro della Grecia, ma il concetto stesso di Europa. Quello che andrà in scena domani non sarà un negoziato sui numeri: le posizioni ormai sono vicine, con le nuove proposte Grecia e creditori distano solo uno 0,5% del pil ellenico. Lo scontro all'Eurosummit sarà tutto politico: un Governo di estrema sinistra, l'unico di Eurolandia e il primo in Europa Occidentale dal dopoguerra, che si ribella alle politiche di austerità decise da istituzioni a guida democristiana. Il Governo Syriza non può permettersi di tradire le promesse elettorali e gli altri Governi non possono permettersi di darla vinta a dei neogovernanti della sinistra radicale che contestano le regole applicate finora, e pretendono un taglio del debito. Sono diversi i timori dei Governi in carica nei confronti di ogni concessione a Syriza. Primo: un'apertura potrebbe spianare la strada a movimenti come Podemos in Spagna, M5S in Italia, Sinn Fein in Irlanda, Le Pen in Francia, e dare linfa a tutta la galassia euroscettica europea. Secondo: gli altri Paesi sotto programma o appena usciti, come Cipro, Portogallo, Irlanda, Spagna, potrebbero chiedere un alleggerimento delle condizioni a loro imposte in cambio degli aiuti. Ma, d'altra parte, anche mantenere una posizione rigida che potrebbe spingere la Grecia fuori dall'euro avrebbe delle ripercussioni politiche, perché pure un'Europa incapace di tendere la mano ad Atene darebbe argomenti agli euroscettici, soprattutto in un momento in cui è sotto accusa proprio perché incapace di mostrare solidarietà con la questione immigrazione. Il confronto non sarà facile, e comunque vada l'Eurozona non sarà più la stessa: se cederà a Syriza, sancirà la fine dei salvataggi in cambio di dure condizioni, e se non mollerà, cambierà per sempre forma con la prima uscita di un Paese dai 19 della moneta unica.
Intanto la Grecia ha presentato nuove proposte, Tsipras le ha illustrate per telefono a Merkel, Hollande e Juncker per poi anticipare l'arrivo a Bruxelles per vedere domattina il presidente Draghi, Juncker, Lagarde, Dijsselbloem e Tusk. Oggi un fitto scambio di telefonate tra i vertici dell'Eurozona e Fmi ha preparato le posizioni per l'Eurosummit di domani, che sarà preceduto da un Eurogruppo, anticipato di tre ore per dare più tempo alle trattative. Domani mattina la Bce valuterà un nuovo aumento della liquidità Ela, che tiene in vita le banche elleniche provate dall'emorragia di capitali in corso. Secondo il premier Matteo Renzi "ci sono tutte le condizioni per l'accordo con la Grecia, non bisogna perdere questa finestra di opportunità". Il premier ha poi rassicurato ancora una volta sul rischio contagio che per l'Italia non esiste. In base alle nuove proposte, Atene sarebbe pronta ad adottare misure fiscali permanenti pari al 2% del pil mentre i creditori chiederebbero misure per il 2,5%. Lo 0,5% mancante verrebbe coperto da altri "provvedimenti amministrativi". Accetterebbero poi di abolire le pensioni anticipate dal 2016, e aumenterebbero il contributo di solidarietà richiesto a contribuenti e società. Ma tutto in cambio di una ristrutturazione del debito. Su questo punto, i creditori sono disposti ad offrire quello che già proposero Samaras a novembre 2012: un taglio degli interessi sui prestiti bilaterali, un'estensione delle scadenze dei prestiti Efsf di 15 anni e il pagamento di interessi differito di 10 anni. Ma solo se Atene approverà tutte le misure richieste.