Grido d´amore. Edith Piaf, lo spettacolo di Gianni De Feo

23 Febbraio 2008   11:45  
Reduce da una tournè di successo nei teatri più prestigiosi d’Italia, "Grido d’amore" arriva finalmente in Abruzzo, regalandoci stasera alle 21 presso i locali del Teatro Immediato di Pescara, l´emozione di un´omaggio a Edith Piaf, una donna che ha riversato nella sua voce straordinaria una vita difficile, ma colma di passioni. Lo spettacolo, di Ennio Speranza, è diretto e interpretato da Gianni De Feo (nella foto), accompagnato sul palco da Cristiano Lui (fisarmonica), Diego Fieni (violino) e Stefano Ciotola (chitarra), della Compagnia "Le nuvole teatro" di Roma.

I sipari del palcoscenico si aprono su una scena notturna, un luogo quieto, calmo, apparentemente deserto. Un personaggio vi entra di soppiatto. Ha un mazzo di fiori in mano. Si dirige verso un punto che non conosce, ma che sa dov´è. È un improbabile viaggiatore, un passante, forse un vagabondo. Racconta storie, racconta di destini incrociati e ascolti lontani, rivive antiche passioni, magari non sue. Ad accompagnarlo vi è una piccola orchestrina di strada: una fisarmonica, un violino, una chitarra e alcune delle canzoni che resero celebre Edith Gassion, meglio conosciuta come Edith Piaf.

Una donna che ha riversato nella voce la febbre di una vita difficile, spezzata da alti e bassi, colma di generosità, di allegria, di disperazione, di egocentrismo. Una donna che ha avuto incontri, scontri, che è stata ispirata e che ha ispirato. Una donna legata a passioni brevissime e ad amicizie di una vita, come quella con Jean Cocteau che scrisse per lei il monologo "Le bel indifférent" e che non l’abbandonò mai, sino al punto di morire nello stesso giorno. Di lei disse: “Non ho mai conosciuto una persona meno parsimoniosa con la propria anima. La sperperava, ne gettava l’oro dalle finestre”.

Ed è proprio dal suo "Grido d´amore" che carpiamo un pò l´essenza di una donna che ha trasfigurato la vita, riiuscendo ad essere sè stessa solo sul palcoscenico. Amatemi, vi prego. Che qualcuno si faccia avanti, che mi prenda tra le sue braccia, che mi stringa fino a non poterne più, che mi usi, mi sfinisca, mi accarezzi una notte intera senza chiedermi nient´altro, che mi porti in dono una vita nuova. La sua. E con la sua, la mia. Io devo prendere quello che voglio, devo allungare le braccia e poi portarmele al petto, devo alzare la testa, devo alzare la voce, devo far gridare il mio cuore, devo toccare, devo cantare, devo ridere, devo vivere”.


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