Guido Bertolaso: ''Basta fango su di me''

Lettera aperta del capo della Protezione civile.

17 Febbraio 2010   16:23  

"Faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sentono colpiti ingiustamente per questo attacco forsennato e squallido che mi riguarda e, da questo patibolo che non ho scelto ne' meritato, vi saluto con tutto il mio affetto e la mia fedelta' al patto di rispetto e di onore che ci ha permesso di realizzare qualcosa di buono, molto buono, troppo buono per non suscitare tempeste di fango". Si conclude cosi' la lunga "lettera aperta" inviata da Guido Bertolaso "alle donne e agli uomini della Protezione civile".

"Da oltre una settimana - premette Bertolaso - sono diventato oggetto di due diverse iniziative giudiziarie. Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso, perche' e' il suo lavoro" ma e' da giorni che "i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze, pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari ma come prove di colpe commesse". Questo secondo procedimento giudiziario - attacca il sottosegretario - si chiama "giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l'inservibile appello alla verita'".

"Il processo della magistratura comincera' quando i magistrati vorranno e avranno elementi per decidere", "il processo mediatico, gestito al di fuori di ogni regola del diritto, se non quello preteso e finora ottenuto dai giornalisti di essere liberi di pronunciare sentenze, non si puo' affrontare illudendosi che bastino elementi di verita' a fermare il fango". "E ancora: "se fossi accusato di un reato preciso, circostanziato, tutto sarebbe piu' facile. In questa vaghezza, in questo accostare la mia faccia a chiunque abbia potenzialmente compiuto reati o ci abbia provato, in questo pretendere che un pezzo di telefonata registrata dimostri e sia prova di cose mai avvenute, non sai come fare ad evitare che la tempesta si chiuda, almeno, solo su chi e' sospettato di esserne parte, senza arrivare ad un intero sistema che ha, come unica colpa, quello di essere efficiente, capace, pronto, disponibile e generoso come nessun altro al mondo".

"Posso accettare di tutto - continua Bertolaso - , ma non di essere linciato dando ragione a chi si diverte a gettare fango. Se il governo mi chiede di lasciare i miei incarichi, la mia valigia e' pronta come al solito. Ma se non me lo chiede, io resto al mio posto, lavorando per primo a ripulire dal fango la mia persona, la mia casa, i miei amici e il mio mondo, che non ho mai infangato e non ho mai tradito".


"Ho provato, in questi giorni, l'angoscia, il senso di ingiustizia, di devastazione, di perdita totale e senza eccezione delle tante persone che abbiamo soccorso dopo che le loro case erano state invase da fiumi di fango", prosegue il capo del dipartimento della Protezione civile. "Ti guardi intorno e vedi che ogni cosa della tua vita e' sommersa, ricoperta da una patina untuosa e maleodorante".
  
"Come un alluvionato - si legge ancora - mi trovo a patire sofferenza, rimpianti, strazianti ricordi e a misurare con la mente l'abisso che un semplice fatto ha scavato tra la mia vita normale e questi giorni di pubblico ludibrio, di autorizzazione data a chiunque di sentenziare su di me e sul mio operato. In piu', il fango nel ventilatore e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici. Nel mio caso, anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione civile, specie coloro che vi si impegnano da volontari, che inevitabilmente si accorgono che qualche schizzo di questa tempesta puzzolente arriva anche sulle loro uniformi".
  
"Sento la responsabilita' - ammette Bertolaso - di avervi trascinato in una vicenda di incredibile squallore e tristezza. Questa la situazione. Come andare avanti? Con un ritorno alla normalita', per me e tutti noi, che sia migliore di quella di prima". "Mi battero' per la verita', anche se non interessa a nessuno, tranne che a me, alla mia famiglia e a molti di voi. Errori, mancanze di controlli, gente che ha lavorato con noi in modo disonesto: mi considero parte lesa, non coimputato o colpevole, come mi considero fin d'ora responsabile di qualche possibile errore ed omissione. Errori ed omissioni che, se ci sono stati, rappresentano errori e omissioni di uno che non e' mai stato e non ha mai voluto essere Superman".
  
"Resto al mio posto - ribadisce il sottosegretario - , con la speranza di avere presto, prestissimo, ieri, la possibilita' di ricominciare dalle priorita' vere del mio e vostro lavoro". E "se, nel tornare alla normalita', mi verra' consentito di fare passi indietro e dar corso, finalmente, al mio progetto di fine anno di lasciare in altre mani il timone della Protezione Civile per andare in pensione, lo faro' volentieri. Ma a condizione che vi siano tempi di pace e non una emergenza, anche solo mediatica, che coinvolge il buon nome dell'intera Protezione civile. Ho la pretesa di lasciare stringendo la mano a ciascuno, guardandolo negli occhi. Nessuno mi chieda di fuggire, non lo faro'


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