Hatria di Teramo manda a casa i lavoratori, il Pdci si mobilita

14 Gennaio 2014   15:24  

''I lavoratori dello stabilimento Hatria di Sant’Atto (Te) del Gruppo Marazzi hanno deciso una serie di iniziative di protesta in risposta alla decisione aziendale di non far ripartire la produzione, ferma ormai da mesi.

Al mancato rispetto degli accordi da parte della proprietà, che prevedevano la ripresa dell’attività produttiva per il 15 gennaio, fa riscontro la preoccupazione dei lavoratori per la sorte dello stabilimento, che oscilla pericolosamente tra la chiusura e la non meglio precisata cessione a vaghi ed improbabili acquirenti francesi.

Il Gruppo Marazzi, multinazionale italiana nel campo ceramiche, piastrelle e sanitari, è tra i primi quattro produttori mondiale del settore, con un fatturato dichiarato di quasi un miliardo di euro (970 milioni).

Negli anni settanta il Gruppo è cresciuto attraverso una politica di acquisizione di aziende italiane ed estere, ma è stato recentemente a sua volta acquisito dal monopolio americano Mohawk Industries Inc. per 1,5 miliardi di dollari, attraverso un’operazione economica che ha avuto l’appoggio del colosso finanziario Barclays.

Questo imponente processo di accentramento monopolista è il tratto tipico che determina gli attuali scenari di crisi economica: in sostanza, quasi sempre le formazioni monopoliste, una volta rilevate le aziende concorrenti, procedono alla loro dismissione, dopo essersi impadroniti di prodotti e settori tra i più competitivi sul mercato.

Il Partito dei Comunisti Italiani, considerando anche come la proprietà continui a sollecitare i lavoratori all’esodo, indica nelle dinamiche sopracitate la natura della vertenza, e sostiene la lotta degli operai in difesa del posto di lavoro, lotta che non può non passare anche attraverso il contrasto del processo di concentrazione monopolista che porta profitti a poche grandi famiglie e disoccupazione crescente alle masse popolari.

Il Pdci invita per l’ennesima volta Provincia e Regione ad attivarsi, colpevolmente silenziose e complici nelle vertenze reali sul lavoro, stranamente attive con i loro assessori quando si tratta di sponsorizzare le loro prossime candidature con improbabili piani per il lavoro, fondi europei e annunciazioni di miracolose gestioni delle risorse.''

 


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