Hozier dopo "Take Me To Church" il Nuovo Album Eponimo AUDIO e VIDEO

20 Gennaio 2015   09:01  

Hozier ha ottenuto un successo inimmaginabile con "Take Me To Church", 100 milioni di streaming su Spotify, oltre 80 milioni di visualizzazioni su youtube.

Numeri che possono montare la testa, ma non a lui, all'anagrafe Andrew Hozier-Byrne che si sente ancora un giovane musicista che fa quello che più gli piace.

“Cerco di non pensarci e vado avanti per la mia strada - spiega lui a Tgcom24 -. E' arrivata alla gente l'onestà con cui ho scritto il brano".

Intanto Hozier ha chiuso al primo posto il 2014 ed ancora oggi è uno dei singoli più venduti ed ascoltati.

Ad una settimana dall'uscita dell'album eponimo non è il momento di bilanci, ma si può ben vedere la tendenza sempre molto alta dei suoi brani.

Un successo planetario merito di una canzone come "Take Me To Church" che è letteralmente esplosa al di là di ogni aspettativa.

"Quando la stavo componendo ero felice di come stava venendo - spiega lui -, è stata in un certo senso il punto di raccolta di una serie di idee che mi erano frullate in testa per lungo tempo. Ho avuto la sensazione sarebbe potuta piacere ma pensavo a un gruppo molto più ristretto di persone. E invece...".

Invece parliamo di numeri da far girare la testa. Un simile debutto mette un po' di pressione per il futuro?
Si, è incredibile. Cerco di non pensarci e di tenere la testa sulle spalle. Mi concentro su quello che sto facendo ora: scrivo nuove canzoni, ho un sacco di impegni, ho un’agenda fissata praticamente fino a metà dell'anno prossimo. Tutto questo mi permette di non pensare troppo a quello che sta accadendo. Prendo ogni giorno come viene.

Il video ha spinto oltre il significato stesso del brano mettendo l'accento sull'omofobia. Com'è è nata l'idea?
La canzone immagina un’organizzazione che spinge la gente a vergognarsi di alcuni aspetti di se stessi, dicendo chi e cosa puoi amare. Il video ha preso spunto dagli attacchi omofobici in Russia, che ci sembravano un esempio concreto di questa idea di negare la libertà di esprimere i propri sentimenti.

Da dove arriva il tuo amore per il blues e il gospel?
Sono cresciuto ascoltando moltissimo blues, anche perché quando ero a Dublino mio padre suonava la batteria in un gruppo. Il fascino della musica con radici africamericane, come il blues e il gospel, il jazz o il soul, mi ha quindi preso sin da bambino.

Non si può dire che il gospel sia oggi un genere per il grande pubblico. Secondo te cosa ha colpito così tanto la gente?
Non ne sono sicuro. Penso che sia arrivata l'onestà con la quale ho scritto la canzone. Ma ci sono anche motivi prettamente musicali. Ci sono molte armonie, cori, e l'effetto complessivo ha un grande impatto e grande feeling. C'è molta energia in questo coro di persone che cantano insieme.

Com'è è cambiata la tua vita in questi mesi?
Nell'ultimo anno la mia vita è stata completamente stravolta e non avrei mai immaginato che quella canzone potesse avere una simile ricezione. La mia vita è irriconoscibile. Sono sempre in viaggio, praticamente vivo in una valigia. Ma è fantastico, è un’opportunità incredibile.

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