I fondi Cipe sono un gioco delle tre carte?

La parola alla Rete

10 Marzo 2009   18:00  

Pubblichiamo un'interessante articolo di Carlo Cipiciani di www.giornalettismo.it

CIPE IL GRANDE INGANNO

Il Cipe vara un’operazione di riprogrammazione dei fondi che viene venduta alla pubblica opinione come una nuovo grande stanziamento anticrisi e tutti fanno finta di crederci. Mentre è facile dimostrare che dietro c’è ben altro

Venghino signore e signori! Il governo italiano, al contrario di quanto affermano disfattisti e detrattori, non dorme! Contro la crisi, dopo la scienza dell’accordo sugli ammortizzatori sociali, arriva la fantascienza del piano di investimenti varato dal Cipe nella riunione del 6 marzo! Una montagna di “stanziamenti“, secondo gran parte dell’informazione italiana, per dare un calcio alla crisi. Ci raccontano che Berlusconi faceva l’intrattenitore nella navi da crociera cantando canzoni e Tremonti era un commercialista a Sondrio. Ma devono avere fatto, anche se non l’hanno mai confessato, i prestigiatori. Come Silvan, il mago Otelma o David Copperfield.

GIOCHI DI PRESTIGIO -  Secondo quanto sbandierato dal governo - e fedelmente riportato da quasi tutti gli organi di informazione - il Cipe nella seduta del 6 marzo avrebbe varato un piano di investimenti in infrastrutture, aiuti alle imprese e, dopo l’accordo di qualche giorno fa con le Regioni italiane, per gli ammortizzatori sociali. Secondo Berlusconi e i Tg, “uno stanziamento di 18 miliardi di euro in infrastrutture e ammortizzatori sociali”. Ma se - senza fare chissà quali ricerche - qualcuno si prendeva il disturbo di leggere i documenti ufficiali e i comunicati stampa, o anche semplicemente l’agenzia Ansa si sarebbe accorto che qualcosa non quadra, e che questi più che provvedimenti anti crisi sembrano giochi di prestigio.

IL COMUNICATO STAMPA DEL GOVERNO E DEL CIPE - Leggiamo il verbale d’esito della riunione del Cipe, consultabile on line, o meglio ancora direttamente  il comunicato stampa del Governo (anch’esso disponibile on line). Il CIPE ha in primo luogo aggiornato la dotazione del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), di competenza nazionale e regionale, pari a 45 miliardi di euro. La parola aggiornato va letta ricordando quanto era la dotazione iniziale del FAS. Non bisogna consultare l’oracolo di Delfi, basta leggere la Delibera CIPE n.166 del 21 dicembre 2007 (anche questa on line) e si scopre che la dotazione del FAS prevista dal governo Prodi era di 63 miliardi di euro. Quindi aggiornamento significa taglio. Quei soldi il governo li ha già “rubati” al FAS per finanziarci l’abolizione dell’ICI, la cordata italiana dell’Alitalia, la social card, il decreto anticrisi, un pezzo di ammortizzatori sociali e altre belle pensate di questi mesi, come qualcuno aveva già anticipato. Il comunicato stampa prosegue, spiegando che “il FAS di competenza nazionale è stato così ripartito: al Fondo sociale per l’occupazione sono stati destinati 4 miliardi di euro; al Fondo Infrastrutture 5 miliardi di euro; al Fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale (istituito presso la Presidenza del Consiglio) 9 miliardi di euro. Di questi ultimi 400 milioni per interventi urgenti relativi al G8 e all’emergenza rifiuti nella Regione Campania (termovalorizzatore di Acerra). Prendiamo una calcolatrice: 4 + 5 + 9 = 18 miliardi di euro. Non si tratta quindi di uno stanziamento aggiuntivo, ma di una semplice ridestinazione di risorse già previste in bilancio.

FAS O PIGNATTINO DELL’ACQUA SANTA - Quindi il governo ha preso le risorse previste dal Quadro Strategico nazionale (QSN) approvato dal precedente governo (e da Bruxelles), ne ha già tolte nei mesi scorsi una parte consistente per finanziare le stupidaggini promesse in campagna elettorale da Berlusconi e per tamponare in qualche modo la crisi economica. Di quello che restava, ha lasciato la parte prevista alle Regioni e ha completamente azzerato le programmazioni previste da tutti i ministeri (Sviluppo economico, Ambiente, Beni culturali, Istruzione, Giustizia) per destinarle ad alcune grandi opere strategiche (il Ponte sullo stretto di Messina, il Mose di Venezia, alcuni nodi stradali particolarmente importanti), aggiungendo anche 4 miliardi alle risorse già “scippate“qualche settimana fa al Fondo Sociale Europeo con l’accordo sugli ammortizzatori sociali. Si è salvato solo il ministero delle Infrastrutture (e infatti, Matteoli gongola). Il più penalizzato è il Ministero per lo sviluppo economico, che si è visto togliere le risorse per finanziare i programmi di sostegno alle imprese.

LO SCAJOLA FURIOSO - E’ la decisione più importante del Cipe del 6 marzo: costituire ex novo un Fondo strategico a sostegno dell’economia reale e quindi delle imprese, presso la presidenza del Consiglio dei ministri per un importo di 9 miliardi di euro. Non sono nuove risorse ma la rassegnazione di una parte del Fas (Fondo aree sottoutilizzate) inizialmente assegnata a singoli ministeri attraverso i “Programmi operativi nazionali” (PON). Ora finisce tutto sotto un’unica regia (Berlusconi) e il ministero che perde maggiori margini di autonomia è lo Sviluppo economico. Il ministro Claudio Scajola, secondo quanto poi ricostruito, non è stato felicissimo. Prima ha litigato con Gianni Letta nel corso della riunione pre-Cipe, poi con Tremonti (sponsor di quest’operazione) e infine ha lasciato Palazzo Chigi  senza partecipare al Consiglio dei ministri.

PERDITE DI TEMPO - La prima riflessione è che se una cosa del genere l’avesse fatta il governo Prodi, e Bersani se ne fosse andato sbattendo la porta, i media non avrebbero parlato d’altro per un mese. La seconda riflessione è che Scajola (alcuni dicono dietro suggerimento del suo ex-collega Bersani) ha ragione nel sostenere che un Fondo “centralizzato” rischia solo di rendere più laboriosi e lenti gli interventi destinati alle imprese. Anche perché gli interventi già programmati dal Ministro ora resteranno congelati in attesa che Palazzo Chigi decida le priorità. Scajola prevedeva di destinare 2 miliardi al recupero dei siti industriali inquinati (progetto pronto già dal marzo 2008), 1,8 miliardi a nuovi contratti di sviluppo per il Mezzogiorno, 200 milioni all’estensione del programma per l’innovazione “Industria 2015“, 800 milioni alla rete di telecomunicazione a banda larga; 700 milioni per incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili e gli interventi per il risparmio energetico, oltre a 100 milioni in due anni per l’avvio del programma delle zone franche urbane. Tutto fermo.

FACITE AMMUINA - Stessa considerazione riguarda la riprogrammazione delle opere infrastrutturali. A parte altre considerazioni (ad esempio se serva davvero il Ponte sullo Stretto, di cui comunque - sarebbe bene dirlo - verrà finanziato  solo un primo stralcio, e il resto dei soldi chissà se ci saranno) come si è già detto qui, puntare sulle grandi opere è un errore, perché le riprogrammazioni portano via tempo (anche 6 mesi, forse un anno) prima di essere operative, e perché la velocità di spesa si riduce al crescere della dimensione dei progetti. Non a caso l’Ance (l’associazione di Confindustria dei costruttori edili) ha proposto recentemente (anche questo documento è on line a Matteoli un programma di progetti medio-piccoli immediatamente cantierabili, che secondo i costruttori sarebbe il vero toccasana per la crisi. E a proposito dei 4 miliardi per gli ammortizzatori sociali, l’aggiunta è spiegata soprattutto perché  il governo sa bene che l’accordo Stato-regioni di 10 giorni fa è fortemente a rischio, come si era spiegato qui, per il probabile no di Bruxelles all’utilizzo di quei fondi per il solo sostegno al reddito di chi va in cassa integrazione. Meglio premunirsi.

IL RETROSCENA - L’operazione in realtà ha una sua logica. Che è politica, e non ha molto a vedere con la crisi. Si dà in pasto ai media (che mangiano volentieri) un’operazione di rilancio degli investimenti mentre si vuole solo accentrare il potere di spesa tutto nelle mani di Berlusconi e Tremonti togliendolo ai ministri che hanno dei poteri diretti di spesa. Così si controllano e rallentano meglio i flussi di cassa (negli stanziamenti di cassa del FAS per il 2009 non c’è letteralmente un euro) e si possono promettere direttamente favori e benefici in vista soprattutto delle elezioni regionali del 2010. Insomma, Berlusconi e Tremonti sono due geni: solo loro “riescono a battezzare Fondo strategico per l’economia reale e le imprese quella che in realtà è la sospensione di tutti i programmi dei ministeri per l’impresa, da Industria 2015 fino alle bonifiche;solo loro  riescono a raccontare ancora una volta la favola dei miliardi che si impegnano immediatamente in infrastrutture mentre i fondi sono senza cassa fino al 2010; solo loro riescono a raccontare che non sono i licenziamenti a suggerire l’assegno di disoccupazione, ma che è l’assegno di disoccupazione a suggerire i licenziamenti“. Loro sono due geni: ora resta da capire cosa siano gli altri: l’opposizione, i media. E in parte anche la pubblica opinione.

 


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