I precari presidiano palazzo Silone: valorizzate professionalità

17 Maggio 2010   15:27  

Da Sandro Scarascia, referente del gruppo di coordinamento dei precari, riceviamo e pubblichiamo la lettera sottoscritta dai precari della Regione Abruzzo.

 

Al Presidente della Regione Abruzzo

Alle Forze Politiche

Agli Abruzzesi

Anche all’interno della Regione Abruzzo, organo preposto a curare gli interessi degli abruzzesi ed a tutelarli negli aspetti fondamentali della vita, quali il lavoro, sono presenti dei precari che da numerosi anni svolgono una attività fondamentale, vivendo, anno dopo anno, nell’incertezza e, nell’incertezza, offrendo prestazioni specialistiche, puntuali, frutto di preparazione e competenza sempre crescente.

Ora l’Amministrazione decide che i contratti di questi lavoratori non saranno più rinnovati e che, dopo tutto questo tempo, tramite concorsi in preparazione volti alla creazione di una graduatoria da cui attingere per assunzioni a tempo determinato, i precari attuali verranno sostituiti da altri precari. L’Assessore di riferimento dice che si preoccupa molto dei giovani che sono in trepida attesa di diventare dipendenti regionali, ai quali peraltro non offre un posto di lavoro stabile ma una vita da precario, e dimentica che all’interno dell’Ente ci sono circa duecento famiglie che già vivono di lavoro precario e con esso cercano di assicurare un futuro ai loro figli, che saranno , e talvolta già sono, precari.

Precari di tutte le età, non giovani trepidanti di lavorare nell’Ente ma adulti che trepidano per il loro futuro, che non offre più possibilità lavorative. Evidentemente alla Regione Abruzzo interessano, se così si può dire, solo i giovani, gli altri possono anche fare la fame.

Le motivazioni addotte, informalmente da tecnici perché politicamente non si forniscono risposte formali, per giustificare l’impossibilità di soddisfare le aspettative dei co.co.co, sembrano nascondere il non voler assumere responsabilità e piuttosto la volontà di azzerare gli attuali co.co.co., dimenticando che essi già costituiscono la soluzione pronta, formata ed operante per le necessità lavorative e professionali dell’Ente.

Troppo spesso nell'ambito della riorganizzazione del personale della Regione Abruzzo, si fa riferimento alla riforma Brunetta per giustificare una serie di iniziative che in realtà risultano miopi proprio nei confronti delle finalità della riforma stessa.

Lo strumento prospettato per l’accesso al lavoro in Regione, se da un lato risponde all'esigenza dichiarata di introdurre forze nuove nell’organico, desta dubbi in merito alla capacità di essere una soluzione che riesca effettivamente a garantire quel sistema di efficienza, economicità ed aumento delle capacità di gestione, così centrale nel processo nazionale di riforma della P.A.

Nei processi di riorganizzazione in atto nella nostra Regione, ci chiediamo come nella sostanza e non semplicemente nella forma si voglia perseguire il cuore della riforma stessa. Come si vogliono garantire migliori servizi e produttivà nell’interesse dei cittadini?

Noi precari della Regione Abruzzo, che siamo stati assunti nel rispetto delle opportunità previste dalle normative, veniamo considerati come detentori di posti che potrebbero essere ricoperti da “giovani che dopo anni di studio aspirano ad entrare nell’amministrazione”. Questa considerazione non tiene conto del fatto che ognuno di noi precari ha molti anni di studio alle spalle ed in più ha acquisito una elevata professionalità e, quindi, non ci rende merito, visto che ricopriamo ruoli specialistici e non generici, svolgendo servizi fondamentali per l'ente e per i cittadini.

Oggi chiediamo che l'amministrazione non continui a nascondersi dietro lo stereotipo del concorso pubblico e dell'applicazione tout court della riforma Brunetta, quali uniche strade per il rinnovamento della P.A. Occorre, invece, che nell'ambito di questi aspetti fondamentali venga individuata una soluzione che contempli l’economicità, la funzionalità e la salvaguardia delle professionalità del personale precario e della macchina amministrativa.

Quali costi affronterà la Regione per sostituire l’attuale personale precario, di decennale esperienza, con i tanti giovani senza esperienza? Ed inoltre, a cosa servirebbe oggi un concorso a tempo determinato, se, appena dopo aver acquisito la giusta professionalità, i nuovi precari si ritroveranno a loro volta fuori dal sistema amministrativo per far spazio “ a nuove forze in organico”?.

Chiediamo quindi che la Regione Abruzzo affronti percorsi di riorganizzazione del personale efficaci e costruttivi, che tengano di fatto in considerazione il riconoscimento delle professionalità acquisite e messe a disposizione dal personale precario.

Il personale precario della Regione Abruzzo.


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