I ri-sfollati di serie B delle case popolari di Monticchio

L'altra faccia del miracolo

05 Ottobre 2009   12:32  

L'altra faccia dimenticata, del miracolo aquilano: le case popolari di Monticchio sono in buona parte inagibili, classificate però B, cioè lievemente danneggiate, anche se ci vorrà più di un anno di lavori per renderle sicure e nuovamente abitabili.

Oltre 36 famiglie di sfollati non possono così tornare in casa, anche perché nessun ingegnere si assume la responsabilità di dichiarare semi-agibili i loro appartamenti, e per di più non hanno diritto ad un appartamento del piano CASE, né ad una casa di legno del piano Map, riservata solo a chi ha una casa classificata E.

Per queste famiglie aquilane sfollate e a basso reddito, chiuse le tendopoli, il destino sarà nella maggior parte dei casi il trasferimento in alberghi lontani dalla città, e per chi comincia a lavorare a L'Aquila alle cinque del mattino o deve portare i figli a scuola, saranno dolori. E l'esodo coatto è anzi già scattato e ci sono sfollati che sono stati costretti ad essere ospitati, a Casamaina, a Roseto, a san Gabriele dell'Addolorata.

Gli sfollati contestano poi le perizie eseguite dalla Protezione civile, si chiedono come possono essere considerati lievemente danneggiati palazzi che in seguito al sisma si sono addirittura inclinati e sono attraversati da profonde crepe. Chiedono pertanto perizie più approfondite e l'intervento del  sindaco Massimo Cialente, che da queste parti non si è mai visto.

 

E' opportuno poi fasi due calcoli: tenere un anno una famiglia di quattro persone in un albergo costerà ai contribuenti più di 70mila euro. Un buon affare per gli alberghi ospitanti, per i quali il terremoto sempre più diventa un albero della cuccagna. Conviene molto meno pero ai contribuenti italiani, perché con la stessa cifra ci escono quasi due case di legno o container, o case su ruote, che consentirebbero a questi terremotati di serie B di poter vivere  e lavorare nella loro città. Dignitosissime abitazioni temporanee e removibili che, una volta ristrutturate le vecchie case popolari, potrebbero essere utilizzate per altri scopi o messe a disposizione per altre emergenze, che nell'Italietta dei condoni edilizi e dalle criminali devastazioni perpetrate dai palazzinari saldamente al governo al paese, non sono ormai neanche più un'emergenza, bensì la normale amministrazione di un paese che si sbriciola e dove si preferisce intervenire con tempestività a catastrofe avvenuta.

Filippo Tronca

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