I terremotati erranti della Campomizzi

02 Luglio 2010   17:26  

Alla caserma Campomizzi sono alloggiati un centinaio di sfollati.

Sono cittadini con casa E ma che sono stati esclusi dal progetto CASE. Oppure hanno una casa B o C, ancora inagibili, e a loro dunque l'appartamento del CASE non spettava.

Nella primavera del 2009, fu assicurato che sarebbe stato inutile costruire appartamenti per ospitare terremotati solo per qualche mese, in quanto nel frattempo le loro case poco danneggiate sarebbero state riparate in tempi molto brevi.

Ebbene: nelle case di molti di questi terremotati della caserma Campomizzi i lavori ancora non partono, e non certo per colpa loro, ma perché non c'era oggettivo tempo, la ricostruzione leggera è stata regolata da ordinanze poco chiare e iter burocratici estremamente complessi. Perché gli studi professionali hanno fatto avidamente incetta di progetti che poi non hanno saputo smaltire. Perché molte ditte edili sono alla canna del gas in quanto non sono state pagate per il lavoro fin qui svolto nel cratere sismico, e hanno fermato i cantieri. Perché la vera emergenza a L'Aquila, in cui misurare e spettacolarizzare l'efficienza del Paese, è stato il progetto CASE, la new town bella ma non per tutti, e non la ricostruzione di quello che c'era.

Ospiti nella Campomizzi ci sono poi molti ex-residenti delle case popolari di Preturo.

La loro palazzina popolare, per costruire la quale è stato forse elemosinato il cemento, prima fu considerata inagibile, classe E, poi divenne magicamente agibile e i terremotati furono costretti a rientrare. Infine la palazzina fu sgomberata di tutta fretta perché ad una più attenta perizia statica, è risultata essere pericolante e ad imminente rischio di crollo.

Insomma per colpa di periti dalla dubbia perizia, hanno rischiato la vita.

L'altro ieri a questi terremotati, che pure avrebbero gli stessi diritti di vecchi milionari aquilani con la casa E e con seconde ville in Sardegna e Posillipo cui è stato assegnato un appartamento del Progetto CASE, è arrivata una lettera dal Comune, a cui la Protezione civile ha lasciato in eredità problemi drammatici.

Nella lettera sta scritto che gli ospiti devono lasciare entro pochi giorni la caserma perché in essa devono essere alloggiati gli studenti. Da subito, par di capire, alle porte dell'estate quando di solito gli studenti fuori sede tornano a casa o se ne vanno in vacanza.

Ovviamente nessuno degli sfollandi conosce la nuova destinazione. Per una persona anziana questa incertezza è micidiale. Ci sono poi molte persone che lavorano in città, con turni di lavoro massacranti che non consentono pendolarismi oltre determinate distanze. Il timore è quello di essere spediti sulla costa. O in mezzo le montagne. Del resto, ragionano gli sfollati della Campomizzi, in città gli alberghi sono già pieni e pare che anche la caserma della Guarda di Finanza presto dovrà essere svuotata dai terremotati per far posto ai cadetti della scuola Ufficiali. Qualche sfollato fa infine notare poi che per l'ospitalità molto spartana nella caserma lo Stato paga una quindicina di euro giornalieri a persona, in un albergo oltre i 50 euro.

Nei quartieri del progetto CASE intanto si piantano fiori, si tosano i prati verdi, si cura la scenografia. Non si sa mai, dovessero per caso tornare le troupe cammellate di cine-giornalisti a raccontare il miracolo aquilano...

FT

 


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