Il Codacons denuncia il collasso del Tribunale di Chieti, per neve e incapacità

11 Febbraio 2012   13:37  

Una lettera inviata alle più alte cariche dello Stato vuole portare a galla le troppe problematiche legate alle precarie condizioni del Tribunale di Chieti.

 

Al Presidente del Consiglio Prof. Mario Monti
Al Ministro della Giustizia dott.ssa Severino 
Al Presidente della Corte d'Appello de L'Aquila
Al Presidente del Tribunale di Chieti
Al Presidente dell'Ordine degli avvocati di Chieti
Agli organi di stampa

Le abbondanti nevicate di questi giorni, oltre a far collassare l'intero paese, hanno messo a nudo, qualora ve ne fosse stato ulteriormente bisogno, le deficienze oramai croniche del tribunale di Chieti, in gran parte reso inagibile dal terremoto de L'Aquila, ospitato da anni in anguste stanzette di un palazzo di proprietà della Provincia di Chieti, luogo deputato e demandato a rendere giustizia ai cittadini, ma ormai degno dello stato tipico di una stamberga.

Scompaiono fascicoli, gli avvocati sono costretti ad attese di tre o quattro ore al giorno in piedi nel corso delle udienze ovviamente non fissate ad horas o per fascia oraria (non ci sono molte stanze e in ognuna di queste mancano le sedie dove appoggiarsi); del processo telematico non se ne vede nemmeno l’ombra e la posta elettronica certificata (la rivoluzionaria PEC) non ancora viene attivata nonostante sia obbligatoria da oltre un anno.

Eppure per rendere la vita meno complicata a tutti gli operatori sarebbe davvero semplice. Infatti, perché non mutuare quello che stanno facendo gli uffici dei Giudice di Pace che oggi tramite internet danno quanto meno la possibilità a tutti (parti, avvocati e operatori) di seguire tutte le vicende processuali ed essere a conoscenza dello stato della causa e degli adempimenti fatti e da fare?

Poi, perché non far partire la PEC e dare la possibilità agli avvocati (siamo nel 2012 e i primi decreti del processo telematico risalgono agli inizi del 2000) di depositare e scambiarsi le proprie memorie telematicamente con un evidente risparmio di tempo e costi che andrebbe infine tutto a vantaggio dei cittadini?

Con la PEC un avvocato di uno dei paesi della provincia di cui ha competenza il Tribunale di Chieti potrebbe depositare una memoria tranquillamente, comodamente ma soprattutto rapidamente dal proprio ufficio, impiegando al massimo cinque minuti, invece che tre ore - come è avvenuto, per intenderci, a chi scrive - che è il tempo (letteralmente sprecato) che si accumula - stando come su descritta la situazione allo stato attuale delle cose - per arrivare al tribunale per esempio da Francavilla, come è stato nel mio caso, per trovare un parcheggio, per fare la fila davanti allo sportello, per depositare la memoria e poi per tornare al proprio ufficio di provenienza.

Questo ore impegnate sono normalmente pagate, e chi paga è il cittadino che, prescindendo dalle ragioni, si trova costretto ad avere a che fare con la giustizia. Inoltre, come è possibile che non si riesca ad accedere ai numerosi e abbondanti fondi che l'Unione Europea ha messo e mette periodicamente a disposizione dei vari enti specificatamente per migliorare la macchina della giustizia?

Un esempio emblematico: il 3 aprile 2012 scade il termine per presentare proposte sul programma dell'Unione Europea "CIVIL JUSTICE" (2007-2013) CALL FOR PROPOSALS JUST/2011-2012/JCIV/AG Action grants ( programma generale europeo "Diritti fondamentali e giustizia", ​​da potersi attuare al fine di contribuire al rafforzamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel periodo 2007 – 2013) che potrebbe fare proprio al caso del Tribunale di Chieti per migliorare tantissimi dei servizi offerti. Possono partecipare, tra gli altri ordini professionali, le Università, le Regioni, le Province, i Comuni, etc. (l'importante è che l'ente organizzatore e l'ente partner siano di due paesi membri (dei 27 stati che compongono l'Europa ma ad eccezione della Danimarca).

Cosa si aspetta per attivarsi ed accedere a questi fondi? In altre realtà italiane il processo telematico è partito proprio grazie alla collaborazione tra tribunale e istituzioni locali, quindi perché non prendere esempio dalle migliori prassi del nostro paese?

Il Codacons di Chieti crede che la situazione sia giunta ad un punto tale da richiedere, da parte di tutti, prove di onestà intellettuale e bagni di umiltà, da mettere in pratica per riconoscere che solo con l’unione di forze in comunione di intenti si può uscire dal pantano in cui ci si trova adesso, magari individualmente consci che, come diceva Gandhi, “non è importante il lavoro che facciamo, ma la consapevolezza che con il nostro lavoro possiamo rendere il mondo migliore.”

Cordialità, Vittorio Ruggieri Responsabile Sportello Provinciale di Chieti Codacons Abruzzo Vice Coordinatore Codacons Abruzzo


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