Il Comune di Ortona manda a casa le maestre e le collaboratrici dell'asilo Gramsci

03 Settembre 2013   10:11  

Sei maestre e quattro collaboratrici dell'Asilo comunale "Gramsci" rimarrarano senza lavoro a seguito della decisione del Comune di interropere l'affidamento indiretto garantito da anni da una cooperativa di servizi.

A sguire l'intervento, adifesa delle lavoratrici, del consigliere comunale di "Uniti per Ortona" Tommaso Cieri.

''La volontà di cambiamento a tutti i costi, sta rendendo questa Amministrazione cieca alle più evidenti necessità della città.

Con una operazione che ha dell’incredibile, l’Amministrazione D’Ottavio ha deciso di cambiare la tipologia di gestione dell’asilo comunale “Gramsci” di Ortona, cioè quell’asilo dove vengono accuditi i bambini da zero a tre anni, passando da un affidamento indiretto, cioè la gestione attraverso una cooperativa di servizi del settore, ad una gestione diretta, cioè con personale dipendente dell’amministrazione comunale.

Per l’attuazione di ciò ha pubblicato un bando, sono state raccolte le domande (come si può immaginare numerose e provenienti da tutta Italia), si è stilata una graduatoria, e con le prime otto/nove (la quasi totalità è di fuori Regione) sono stati stipulati dei contrati a tempo determinato direttamente con l’Amministrazione Comunale e da lunedi prossimo prenderanno servizio.

La illogicità e la incomprensione di tale scelta e che essa:

farà lievitare notevolmente la spesa del servizio, del resto non ci vuole un grande esperto di rapporti di lavoro per intuire che un dipendente delle cooperative sociali, a parità di prestazione, costa meno della dipendente comunale, del resto se cosi non fosse non si capirebbe perché nessun comune d’Italia (nemmeno i più ricchi) attua la gestione diretta di tali servizi;

tale scelta non è neppure motivata dalla carenza di qualità del precedente servizio, infatti in tanti anni mai si è sentito di una sola lamentela da parte dei genitori dei bambini, ma non solo, risulta che in questi giorni sia arrivata in Comune una missiva a firma dei genitori dei bambini (in calce vi sono numerose firme) con la quale si dichiarava di apprezzare il lavoro di tutto il personale del detto asilo, di esserne pienamente soddisfatto e, in considerazione, del particolare periodo di apprendimento dei bambini frequentanti, di non cambiarlo;

non si capisce nell’ottica della continuità di apprendimento dei bambini, infatti essi, nelle età dette e cioè da zero a tre anni, non dovrebbero subire cambiamenti (almeno cosi radicali) per tutto il periodo formativo, quella è l’età più importante, in cui si impara a parlare, camminare ecc.., la cosa se proprio si voleva fare, la si doveva fare gradatamente precisamente un corso all’anno, man mano che i bambini ne uscivano……:

con questa operazione dieci addette dell’asilo, di cui sei maestre e quattro collaboratrici, tutte maestranze locali, senza nessun tipo di ammortizzatore sociale e/o agevolazione, sono state estromesse dal servizio e quindi lasciate a casa dall’oggi al domani, persone che avevano svolto tale attività per decenni (alcune addirittura vicine alla pensione), che avevano cresciuto generazioni di bambini Ortonesi, messe alla porta…punto.

La motivazione dell’esclusione della maestre e che esse non avevano titolo per partecipare al concorso, (o meglio non avevano quello previsto dalla nuova normativa) ebbene, a parte il fatto che esiste una normativa regionale, e che quindi bastava inserirla nel bando, che prevede appunto che per tali attività si equipari una certa anzianità di servizio (che tutte le maestre di cui si parla avevano) al titolo scolastico, e vi è una ragione che motiva tale normativa e cioè che in tali attività l’esperienza ha un suo valore, avere a che fare con bambini che ancora non parlano, e capirli con l’esperienza, forse ha un valore maggiore del titolato che invece ha solo visto libri di scuola, come anche cambiare un pannolino, operazione che certo non viene insegnata a scuola, ma che in quel tipo di attività è pratica comune, e cosi via….questo non vuol dire che i giovani non debbano essere inseriti nel modo lavorativo, ma davanti a tali particolari attività ci vuole necessariamente un certo periodo di apprendimento, del resto quale genitore vorrebbe lasciare il proprio figlio (di quella età) in mano a gente inesperta…. penso nessuno.

Della “eliminazione” poi delle collaboratrici, che all’interno della struttura svolgevano mansioni, che come detto, in considerazione dell’età dei bambini, sono fondamentali, quali dare loro da mangiare, pulirli, metterli a nanna, tenere puliti gli ambienti ecc.. non è dato proprio sapere, come e da chi tali attività saranno svolte non si sa, il bando parlava solo di educatrici e solo con questi sono stati stipulati i contratti.

A parte le polemiche, che lasciano il tempo che trovano, il pensiero va a quei bambini che lunedi, al loro rientro al nido, che già di per se è un evento traumatico, anziché ritrovare la facce di quelle persone con cui hanno trascorso tanto tempo assieme, giocato, lavorato dormito, mangiato ecc.., si troveranno delle facce nuove, persone estranee, con cui reiniziare un lungo e laborioso periodo formativo, e inoltre sopportare i disagi (che si auspica non ci siano) di chi deve fare esperienza per superare quel gap che purtroppo ogni corso teorico lascia.''

 


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