Il Cram scopre un grande Abruzzo anche in Sudafrica

15 Settembre 2007   13:42  
di Goffredo Palmerini* Sono appena rientrati nei rispettivi Paesi i delegati delle comunità abruzzesi nel mondo che hanno tenuto, dal 5 al 9 settembre, la loro assemblea annuale a Johannesburg, convocata in Sud Africa dal presidente del Cram, Donato Di Matteo, per unanime decisione dello stesso organismo per meglio conoscere, ogni anno, le realtà associative regionali nei vari continenti. I lavori appena conclusi consentono una riflessione sulle politiche avviate con successo nel 2007 e sulle prospettive per il futuro. Il meeting degli Abruzzesi nel mondo era iniziato con una significativa visita alla casa natale di Nelson Mandela, a Soweto, ora diventata un piccolo museo. Nel sobborgo nero dell’immensa metropoli il Cram ha inteso rendere omaggio all’uomo politico, premio Nobel per la Pace, padre del Sudafrica finalmente affrancato dall’apartheid, il regime dei boeri bianchi che dal 1947 e fino al 1994 aveva tenuto privati dei diritti civili e ai margini della democrazia i nativi neri, costituenti l㥘% circa dell’intera popolazione. La lunga lotta civile dell’Anc (African national congress), mai fermatasi durante i 27 anni di reclusione inflitti a Mandela, finalmente poneva fine al regime, anche per la lungimiranza dell’ultimo suo presidente, Frederick Le Klerk - anch’egli insignito del Nobel per la Pace - avviando quel grande Paese alla democrazia compiuta. Nel 1994, nelle prime elezioni a scrutinio universale dopo la fine della segregazione razziale, Mandela diventava presidente del Sudafrica. E’ stata una transizione incruenta, alla quale ha giovato l’opera dell’arcivescovo Desmond Tutu - altro premio Nobel per la Pace – nell’accompagnare il Paese alla fine del regime razzista e alla democrazia. Non senza problemi e difficoltà profonde, però, ancor oggi. Forse più d’una generazione sarà necessaria per risolverli. Ma intanto il Sudafrica ha posto le basi per essere il Paese traino del continente africano, forte delle sue immense ricchezze minerarie (primo produttore d’oro, platino, vanadio, cromo, manganese) e pietre preziose, con un’agricoltura fiorente e un moderno sistema industriale, con un’efficiente rete d’infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali, che da qualche anno gli assicurano un elevato trend di crescita, giunto al 5% circa nel 2006. Certo, ancora pesanti traumi sociali sono dovuti all’attuale distribuzione della ricchezza e del peso politico all’interno del sistema. Ma tutto questo gradualmente rientrerà, con la parallela crescita della giovane democrazia sudafricana. In tale contesto opera in Sudafrica la nostra comunità, 65mila italiani circa delle varie generazioni. E in essa quella abruzzese, stimata intorno ai cinquemila membri, ben inserita nell’economia e nella società sudafricana. A Johannesburg circa 800 sono gli abruzzesi. L’imprenditore Carmine Angelucci, costruttore di reti elettriche ad alta tensione, originario di Castelfrentano (Chieti), per otto anni membro del Comites, da 10 è presidente dell’Associazione regionale. Esponente assai in vista della comunità abruzzese di Johannesburg è Maurizio Mariano, 43 anni, brillante avvocato a capo d’uno studio legale con un centinaio di dipendenti, per sette anni membro del Cgie e presidente del Comites, ora lanciato verso un promettente futuro politico con l’Anc, il partito di Mandela. Infine Mario Di Cicco, componente del Cram, ingegnere, ex ufficiale della Marina sudafricana e già presidente del Circolo italiano, completa il trio d’anfitrioni che hanno governato la perfetta accoglienza degli Abruzzesi giunti a Johannesburg per il loro congresso. Non deve dunque stupire se all’apertura dei lavori del Cram, oltre alla reggente del Consolato d’Italia, Giovanna Rigato, era presente Dorothy Mahlangu, ministro per gli Enti Locali nel governo del Gauteng, provincia più densamente popolata (9,5 milioni d’abitanti) delle nove che compongono lo Stato federale del Sudafrica. La presenza dell’affermata donna di governo all’assemblea ha reso evidente, non solo simbolicamente, l’alta considerazione in cui è tenuta la comunità italiana in Sudafrica, e particolarmente quella abruzzese. D’altronde nell’intervento, per nulla di circostanza, il Ministro ha esplicitamente richiamato la rilevanza italiana nella società e nell’economia dello Stato, l’affermazione della componente abruzzese di cui ha tessuto le lodi, non mancando di sottolineare il forte rapporto d’amicizia con Mariano e la proiezione del professionista in ruoli importanti nella politica del Paese. Con puntuali annotazioni ha illustrato le potenzialità del Sudafrica e le opportunità che offre, ma anche i problemi sociali aperti, quali sicurezza e sanità, sui quali il governo è fortemente impegnato. Dell’Abruzzo, regione che il Ministro visitò qualche anno fa, ha poi ricordato le bellezze ambientali ed artistiche senza timore di tradire lo stupore avuto durante quel viaggio. Il presidente Di Matteo, a nome della Regione e del Cram, ha ringraziato il Ministro per la speciale attenzione che ha riservato al meeting degli Abruzzesi nel mondo. Un’immagine nitida sul ruolo della comunità abruzzese in Sudafrica si percepisce da una sommaria analisi delle imprese impegnate nel settore delle grandi costruzioni e delle reti civili. Acquedotti, elettrodotti, reti di smaltimento, costruzioni edili e stradali, ma anche meccanica fine e catene di ristorazione. Tra esse primeggiano proprio quelle abruzzesi. Hanno sede a Johannesburg, ma con attività in tutto il Sudafrica, le società Martini Bros, Dino Martini, Fratelli Valente, nel settore delle grandi reti civili, dirette da imprenditori di Rovere (L’Aquila), quindi Lamberto Carnicelli di Ovindoli (L’Aquila), Antonio Di Loreto di Castelfrentano nel settore delle costruzioni edili, Cesare Di Giacomo di Sulmona (L’Aquila) nelle costruzioni di reti elettriche, Beniamino Di Zio di Loreto Aprutino (Pescara) nella meccanica di precisione. Nella grande ristorazione, con una diffusa catena d’esercizi, il Gruppo Mastrantonio, diretto da Gianni Mariano di Pescara. A Durban ha sede l’impresa Buccimazza, a Cape Town l’impresa Colarossi, entrambe di Rocca di Mezzo (L’Aquila), operanti nel settore delle grandi reti civili. Infine, abruzzese è la più grande zecca privata del Sudafrica: medaglie, incisioni, fusioni hanno il marchio di Eustachio Pagliari, originario di Scanno (L’Aquila), forse retaggio dell’antica arte orafa che da secoli ha in Abruzzo un’alta tradizione. Ne avrà per molto con i mondiali di calcio, che si svolgeranno in Sudafrica nel 2010. Tanto emerge dell’imprenditoria abruzzese in Sudafrica, paese vasto quattro volte l’Italia, 48 milioni di abitanti, con forti prospettive di crescita economica e sociale, sebbene con un bagaglio di problemi e tensioni ancora da risolvere. Questo il banco di prova per la giovane democrazia sudafricana, attenta a costruire un ordinato sviluppo, ma proprio per questo bisognosa di solide relazioni internazionali, soprattutto con l’Italia e con gli altri Paesi europei che lì hanno forti comunità, nazionali e regionali. L’Abruzzo certamente farà la sua parte. Il meeting di Johannesburg ha consolidato l’iniziativa regionale. Sulla scorta dei risultati raggiunti con le attività ed i progetti avviati nell’anno, per il 2008 il programma approvato dal Cram prevede un rafforzamento delle iniziative dell’Abruzzo all’estero nel settore della formazione, della cultura, della promozione turistica ed economica, in stretta sinergia con le comunità regionali nel mondo. Si punta anzitutto sulle giovani generazioni della nostra emigrazione, che a novembre terranno il loro congresso a Mar del Plata, in Argentina. Il Cram ha davvero innescato un salto di qualità. Alla nostalgia si sostituisce l’avvio di iniziative produttive. In Brasile la Federazione abruzzese, in funzione di agenzia, sta avviando un progetto pilota per la promozione del turismo e dell’enogastronomia regionale. Su tali obiettivi il Cram, approvando la proposta di budget per il 2008, ha votato all’unanimità una risoluzione per impegnare la Giunta regionale a investire di più sulla grande risorsa delle comunità abruzzesi all’estero, chiedendo uno stanziamento maggiore a sostegno del programma dell’anno venturo. Ha, infine, deciso di tenere ad Adelaide, in Australia, l’assemblea del prossimo anno e un nuovo congresso dei giovani a Montreal, in Canada. Il Cram ha fatto, quindi, una doverosa visita al Cimitero militare italiano di Zonderwater, dove sono sepolti 252 militari deceduti per varie cause durante il periodo di prigionia, dall’aprile del 㣍 al 1947. Provenivano dai campi di battaglia in Libia ed Etiopia i nostri soldati prigionieri di guerra nei 18 campi allestiti in Sudafrica, tra cui quello di Zonderwater. Le testimonianze rimaste nel campo, per quanto possa essere sopportabile una prigionia del genere, descrivono comunque un trattamento dignitoso. Toccanti i reperti di quegli anni di prigionia nel museo allestito accanto al cimitero, del quale da sei anni si cura con passione ammirevole l’ingegner Emilio Coccia. E’ un vero giardino della memoria italiana, sebbene in un periodo drammatico. L’ingegno, l’arte e la creatività dei prigionieri italiani vivono in quel museo: disegni e pitture, oggetti di fine artigianato, pagine di ricordi, lo sforzo di non arrendere alla restrizione della libertà fisica quella interiore. In quel campo di prigionia passarono Vittorio Tagliente e Palumbo Fioravante, rispettivamente padre del consigliere regionale Giuseppe Tagliente e nonno del presidente del Cram, Donato Di Matteo. In silenzio, tra le croci bianche, i componenti del Cram hanno sfilato in rispettoso raccoglimento. Molti gli abruzzesi sepolti: Ugo Caroccia di Palena, deceduto nel 1941, Cesidio Conte di Roccamorice (42), Sabatino Ruscitti di Celano (44), Camillo Di Paolo di Lettomanoppello (44), Arturo Pizzola di Roccacasale (43), Gerardo Salerno di Ari (44), Domenico Di Paolo di Abbateggio (43). La Regione Abruzzo, per iniziativa dei consiglieri Di Matteo e Tagliente, farà il suo dovere verso il cimitero di Zonderwater, contribuendo all’ampliamento del museo. I fondi dall’Italia coprono le esigenze ordinarie. Ma per garantire al meglio il decoro del cimitero, davvero molto dignitoso, soccorre la comunità italiana in Sudafrica e altre straordinarie contribuzioni. L’omaggio ai nostri caduti prigionieri di guerra ha completato gli incontri avuti con la comunità di Johannesburg, presso Circolo italiano situato in una bella zona residenziale della metropoli, tanto estesa quanto immersa nel verde della sua fiorente vegetazione d’altura – la città è a 1.750 metri d’altitudine – con un clima gradevole tutto l’anno. Il Circolo è molto funzionale e ricco di spazi ricettivi. Tante le strutture sportive a corredo, anche una scuola. Ora, in fondo ai campi da gioco, la comunità sta costruendo Casa Serena, perché nessun italiano resti solo e trovi invece la solidarietà della comunità, in un confortevole luogo dove mai si perdano presenza, voci, echi e radici della propria italianità, in Africa. (Nella foto - scattata al Circolo italiano di Johannesburg dal componente Cram Alessandro Severi - da sinistra Mariano, la vicepresidente del Cram Ana Maria Michelangelo, Di Matteo, Angelucci e Di Cicco). * Componente il Cram Abruzzo

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