Il Mammuth: ''Anche io meritavo un posto in giunta!''

02 Giugno 2012   11:21  

''Corpo di mille brontosauri! Perché io no? Perché nessuno mi si è filato?'' Se lo chiede all'indomani dell'ufficializzazione della Giunta comunale dell'Aquila, Elephas Meridionalis Vestinus, da tutti affettuosamente conosciuto come ju Mammuth del Castello, dopo aver letto l'elenco degli assessori, e avendo avuto contezza dei nomi che circolano per occupare le residue cadreghe e incarichi retribuiti. 

'' Avevo annunciato - rivela Mammuth in esclusiva ai nostri microfoni - di volermi mettere a disposizione e a servizio dei cittadini, di voler dare il mio contributo alla rinascita della città che amo, al rammedo del tessuto sociale lacerato.

Con il sindaco ho avuto molti incontri, e stretto precisi accordi, anche se non li abbiamo messi nero su bianco, perché non sono un pivello. Ma poi più nulla, dimenticato, come fossi un reperto da museo. Il sindaco ha composto la giunta adottando i vecchi polverosi rituali della partitocrazia, o meglio, della spartitocrazia. Mi spiace dirlo, ma così L'Aquila non tornerà mai a volare. E per dirla tutta io finora l'unica cosa che ho visto aver volato alto sopra questa città sono gli pterodattili, e recentemente molti cetrioli, pronti ad atterrare in picchiata.''.

Eppure un posto in giunta per il mammuth era stato caldeggiato dalla Margherita, dai Democratici di sinistra, dal Patto Segni e dalla Lista Dini, e da altri partiti oramai estinti, naturalmente solidali con l'autorevole reperto archeologico aquilano. Entusiasti anche i grillini.

A suo favore si è mobilitato poi il popolo di internet. Importanti e autorevoli opinionisti di Facebook, come Squizzy02, Minestrina, e Ju furbo di Valle Pretara, hanno perorato la causa argomentando nei loro cliccatissimi post che se il principio annunciato dal sindaco era quello della continuità amministrativa e dell'aquilanità, ebbene il Mammuth un posto in giunta se lo stramerita, essendo indubbiamente una personalità di peso e uno dei pochi aquilani che è rimasto dov'era e com'era durante e dopo il terremoto, per molti mesi unico abitante del centro storico insieme al professor Raffaele Colapietra e a Pluto ju cane.

Il posto pubblico al Museo nazionale d'Abruzzo infine se lo è meritato, e senza raccomandazioni e spintarelle, cosa rarissima qui a L'Aquila.

''Immaginatevi - commenta ironicamente il diretto interessato - certe vecchie cariatidi della politica aquilana in esposizione al posto mio nell'ala di archeologia del Castello, capirai quanti turisti sarebbero venuti da tutto il mondo ad ammirarli e fotografarli''

Già, ma come la mettiamo con la rappresentanza femminile in giunta e lo spazio da dare ai giovani?

Il Mammuth risponde con fermezza: ''E' da qualunquisti ridurre la questione giovanile ad un solo fatto di anagrafe. Io nonostante le migliaia di anni che ho alle spalle mi sento giovane dentro, ho fiducia nel futuro e ho un profilo su FB, e questo basta, non vedo perchè dovrei farmi da parte. In me c'è poi una spiccata parte femminile, dunque anche in giunta varrei comunque mezza quota rosa''.

Certo, osserva qualcun altro, il Mammuth oggettivamente non vanta la sterminata sapienza degna di Pico della Mirandola necessaria per fare l'assessore simultaneamente alla Protezione Civile, agli ospizi, alle cave, all'agricoltura, ai rifiuti e ai diritti degli animali, non ha sul groppone decenni di consiliatura, come i papabili ed anzi quasi certi futuri presidenti di Cda e commissioni. Il mammuth poi non è un pediatra, dunque non ha le competenze per gestire un aeroporto. Non è un economista e un contabile di fama internazionale per poter ricoprire il ruolo di assessore al bilancio.

E' uscito però indenne seppure un pò smagrito e sdentato, dalle glaciazioni e dal diluvio universale, dalla dominazione spagnola e dal berlusconismo. E uno insomma che si è fatto le ossa e vanta un curriculum millenario.

''La verità - conclude amareggiato il Mammuth - è che questa è una città soffocata e dominata dalla gerontocrazia, da famiglie ammanicate e benestanti che vivono di rendita e intrallazzi, da baroni di paese che hanno assicurati i loro pacchetti di voti, anche in virtù dei piccoli favori, cenette, e pacche sulle spalle.

Ma questa, per tutti i trilobiti, non è più democrazia, questa è la preistoria della politica. Anzi peggio: quando ero giovane mi ricordo che almeno la selezione della classe dirigente avveniva a cornate, a fendenti di clava e a pietrate, e forse c'era chissà, c'era più meritocrazia e pari opportunità rispetto ad oggi''.

Filippo Tronca


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