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Nel Mediterraneo occidente
e oriente, nord e sud si incontrano e condividono una storia
millenaria, ed è dunque il mediterraneo un laboratorio dove
costruire un futuro di pace e dialogo.
E' questo uno dei temi
intorno a cui si è sviluppato a L'Aquila il primo Forum
internazionale sul dialogo interculturale nel Mediterraneo, evento
che si inserisce nella 714a Perdonanza celestiniana.
Hanno preso
parte al dibattito eminenti rappresentanti della religione ortodossa,
islamica, e ovviamente cattolica. Don Renzo D'Ascenzo
canonico vicario episcopale per la cultura, che fatto le veci del
Monsignor Molinari, assente per altri impegni pastorali, Gregorios
Yohanna Ibrahim, arcivescovo ortodosso di Aleppo, città dove
convivono pacificamente diciassette religioni, Muhamad Habash, membro
del parlamento siriano, Amer al Sabaileh, docente di studi italiani
all'Università della Giordania. Presente anche Ela Gandhi, la nipote
del Mahatma Gandhi, voce planetaria della non violenza. A fare gli
onori di casa Mimmo, assessore regionale alle relazioni con i paesi
del mediterraneo.
Tutti insieme si sono
confrontati per individuare le strategie che possano portare il
Mediterraneo al centro del mondo attraverso un percorso che sia prima
di tutto culturale, e dunque economico. Perchè senza pace non c'è
ricchezza, e per costruire la pace, è stato più volte sottolineato,
occorre anche praticare la virtù del perdono, che spezza la spirale
perversa della vendetta, come insegnò, qualche secolo fa, un umile e
mite eremita della Maiella che divenne papa, con il nome di Celestino
V.
Il sangue che continua a
scorrere a causa della sciagurata guerra in Iraq, l'Afghanistan
sempre più incandescente e lontano dalla pacificazione. La tragedia
del popolo palestinese, la cui soluzione è la vera chiave di volta
per un processo di pace in Medio oriente. La guerra civile
permanente e a bassa intensità che i ricchi hanno dichiarato ai
poveri. I conflitti accesi dalla crescente scarsità di petrolio,
acqua e materie prime. Le navi di disperati che dal sud del mondo
solcano il Mediterraneo, con al timone nuovi mercanti di schiavi, e
che si inabissano nello specchio di luce a acqua che fu di Ulisse e
delle sirene.
Sono fotogrammi che riguardano anche noi, riguardano
anche l'Abruzzo che lavora a conquistarsi un ruolo in questo percorso
di pace e dialogo da costruire nel bacino del Mediterraneo.
Riguarda anche i nostri
rappresentanti politici, chiamati a nuove sfide imposte dalla
globalizzazione, dal multiculturalismo dall'immigrazione che crea
certo contraddizioni e problemi, ma che rappresenta un fenomeno
ineludibile, a cui non si può rispondere fomentando attraverso i
media paura e intolleranza, erigendo muri di cartapesta, chiudendo le
porte della città al mondo.
FT