Il Piano di sviluppo rurale tra politica e burocrazia

Aspettando i moduli e nuovi assessori...

17 Ottobre 2008   11:00  

Se c'è qualcosa di urgente e indifferibile per i tanti agricoltori arbuzzesi è la possibilità di poter accedere ai finanziamenti previsti dal Piano di sviluppo rurale. I bandi sono stati pubblicati in agosto, e riguardano per ora finanziamenti per l'avvio di attività agricole da parte dei giovani, incentivi al prepensionamento per agricoltori che trasmettono l'attività ai figli, per l' ammodernametno delle aziende, per la valorizzazione delle produzioni tipiche, per la manutenzione e la gestione del patrimonio forestale e delle aree colpite da incendi.
Il problema è che ancora non è stato messo a punto il modello per fare la domanda e per i vari allegati da  compilare. C'è anche un problema legato al programma informatico del ministero. Abbiamo chiesto lumi all'assessore all'agricoltura Marco Verticelli.
Oggi in regione  è previsto  incontro per dirimere le questioni tecniche legate alla modulistica. Se tutto andrà per il verso giusto in teoria il piano di sviluppo rurale potrebbe essere pienamente operativo in pochi giorni.

Nella pratica però  qualcuno potrebbe essere indotto a fare melina, per far si che ad annunciare in pompa magna agli agricoltori abruzzesi la possibilità effettiva di accedere ai finanziamenti sia ,  dopo le elezioni, il futuro assessore.

Santa pazienza contadina...

FT

PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 (sintesi)
Con la riforma della politica strutturale europea per il periodo 2007-2013 si ha una distinzione della Politica di Coesione Economica e Sociale dalle Politiche di Tutela del Territorio.
Da oggi, la Politica Agricola Comune (PAC) ha vita autonoma dalla politica regionale con la quale l'Unione Europea persegue l’obiettivo di ridurre il divario socio-economico esistente tra le varie Regioni che la costituiscono, per intenderci quella dei Fondi Strutturali.
Con la riforma, la PAC si basa su di un quadro unico che poggia su due pilastri.
Il FEAOG (Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia), che rientrava nel quadro dei Fondi Strutturali, viene sostituito dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA, il “Primo Pilastro”) e dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR, il “Secondo Pilastro”), che ne eredita la sezione Orientamento.
Rientrano, dunque, nelle Politica di Coesione Economica e Sociale per il periodo 2007 – 2013 i Fondi Strutturali: Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), Fondo Sociale Europeo (FSE) e Fondo di Coesione, mentre con il Regolamento (CE) n. 1290/2005 la Politica Agricola Comune e Sviluppo Rurale per il periodo 2007 – 2013, assieme alla Politica per la Pesca, viene scorporata dalla Politica di Coesione Economica e Sociale.
Tutte le misure di sviluppo rurale del territorio nazionale di ciascun stato membro dell’Unione avranno come punto di riferimento un unico Fondo, il FEASR, istituito per erogare da un’unica fonte i finanziamenti di tutte le misure destinate al “Secondo Pilastro”. Esso finanzierà, in gestione condivisa con gli Stati membri, tutti i vari Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) elaborati da ciascuna regione. Il FEASR sarà un fondo autonomo, con una sua specifica autorità di gestione ed un proprio apparato.
La politica di sviluppo rurale
Semplificazione
La politica di sviluppo rurale accompagna e integra le politiche di sostegno dei mercati e dei redditi nell’ambito della politica agricola comune.
La nuova programmazione dello sviluppo rurale 2007-2013 sarà caratterizzata da una notevole semplificazione rispetto al periodo 2000-2006. Un analogo processo di semplificazione ha interessato anche i Fondi Strutturali e il Fondo di Coesione, per i quali ci sarà l’applicazione un unico pacchetto di norme dettagliate, contrariamente a quanto avveniva nella precedente programmazione 2000-2006, ed inoltre si darà maggiore spazio alle attività di informazione e comunicazione, di audit e di controllo, che potranno essere affidate ad organismi nazionali.
La programmazione di sviluppo rurale 2000-2006 prevedeva 77 programmi e i finanziamenti erano erogati a seconda della misura e dell’appartenenza o meno della regione all’Obiettivo 1.
Con il nuovo regolamento 2007-2013, in tutto il territorio della UE si avrà la presenza di un unico sistema di programmazione, di un unico quadro finanziario, di un unico sistema di controllo, con sicure conseguenze positive. Tutte le regioni, comprese quelle del Centro Nord avranno lo stesso sistema di programmazione, il PSR.
Coerenza ed integrazione
La programmazione di sviluppo rurale si articola su tre livelli. Al primo livello, quello comunitario, si collocano le linee guida approvate dal Consiglio tramite gli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC). Seguono il livello nazionale e quello regionale.
L'approccio al quale si ispira il modello di programmazione dei fondi comunitari per il periodo 2007-2013 impone, ai vari livelli di programmazione tecnica e politica, una coerenza tra gli indirizzi strategici locali con le priorità definite da UE e Stato membro e con la politica di coesione economica e sociale, quindi con i fondi strutturali.
Entrambe le aree di programmazione prevedono un ruolo degli stati membri con la predisposizione di un Quadro Strategico Nazionale, per la politica di coesione, e di un Piano Strategico Nazionale (PSN), preliminare al PSR, per la politica di sviluppo rurale.
Il PSN, definito in partenariato con la Commissione europea, le Regioni, le Parti Economiche e Sociali è tra le novità più rilevanti della programmazione 2007-2013.
Il PSR è un programma specifico che attua al terzo livello, quello regionale, le misure comunitarie a favore del settore agricolo e agroindustriale. Esso si applica a tutto il territorio regionale e prevede un pacchetto di misure molto varie a favore del settore agricolo in senso ampio.
A completare la politica di tutela del territorio, è stato costituito il nuovo Fondo europeo per la pesca (FEP) che andrà a sostituire lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP). Anche per la pesca il nuovo fondo non fa più parte integrante dei Fondi strutturali e seguirà un orientamento integrato simile a quello appena illustrato in ambito di politiche di coesione e sviluppo rurale.
Alle singole Regioni è richiesto un approccio strategico ed integrato volto a rendere le azioni a livello nazionale e locale coerenti al loro interno oltre che con gli obiettivi prioritari stabiliti a livello comunitario, al fine di perseguirne l'efficacia e l'efficienza. È previsto anche un ruolo assolutamente prioritario dei partenariati locali. Ciò non solo nell’obiettivo di evitare conflitti ed incongruenze, ma, soprattutto, per favorire l’innesco di processi di integrazione tra gli strumenti che i diversi documenti di programmazione mettono in campo.
La cornice strategica definita da ciascuna regione deve, inoltre, presentare elementi di complementarità ed interconnessione a livello locale: in sostanza, le politiche definite localmente nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali e quelle alla base dello sviluppo rurale e della pesca devono convergere verso gli obiettivi prioritari fissati in sede comunitaria e nazionale e, al tempo stesso, caratterizzarsi per un elevato grado di coerenza e complementarità.
Il compito delle Regioni nella programmazione è notevolissimo e i margini di manovra sono molto ampi.
Le scelte operative sono lasciate alle Regioni, che dovranno prendere importanti decisioni per il futuro della politica di sviluppo rurale regionale:
- le scelte strategiche regionali per settore (agricolo e non agricolo), per filiera, per territorio;
- le misure da attivare;
- i soggetti da privilegiare (agricoltori, popolazione rurale, giovani, enti territoriali, ecc.);
- le priorità per alcuni territori della Regione;
- la destinazione delle risorse per asse e per misura;
- i sistemi di selezione dei beneficiari;
- la valutazione e tanti altri aspetti.
Il Reg. Ce 1698/2005 prevede un ventaglio di misure articolato in 4 assi e 38 misure. Esso fissa solamente i tassi minimi di finanziamento per asse. Il FEASR contribuirà alla realizzazione degli obiettivi corrispondenti ai tre assi di sviluppo rurale definiti a livello comunitario e che sono stati rivisti rispetto alla programmazione precedente.
Nella programmazione 2007-2013 il FEASR assicurerà il finanziamento dell'iniziativa LEADER. Il Programma Leader (Liaisons entre actions de développement de l’économie rurale) è stato integrato nella programmazione della nuova Politica di sviluppo rurale dove viene prevista una strategia di sviluppo locale suddivisa in zone territoriali sub-regionali. LEADER è un programma finalizzato a promuovere lo sviluppo integrato, endogeno e sostenibile delle aree rurali. Mira a riunire le persone che operano nelle società e nelle economie rurali per prendere visione delle nuove strategie locali di sviluppo sostenibile. Il Programma Leader costituirà così il quarto asse della politica di sviluppo rurale.

Il PSR per la Regione Abruzzo
La Regione Abruzzo, come tutte le regioni italiane, ha redatto il Piano di Sviluppo regionale tenendo conto delle strategie delineate negli Orientamenti Strategici Comunitari, nel Piano Strategico Nazionale enel Documento Strategico Regionale (DSR). Per le politiche di coesione ha partecipato alla predisposizione del Quadro di Riferimento Strategico Nazionale (QSN).
Il PSR della Regione Abruzzo mette molto in evidenza lo sforzo compiuto nel rendere coerente la policy a livello regionale con le strategie a livello comunitario e nazionale che indicano le priorità e gli indirizzi.
Il percorso seguito per la definizione del DSR è stato complesso, eterogeneo ed articolato ed ha coinvolto un vasto numero di attori del partenariato istituzionale e sociale con il fattivo contributo delle strutture regionali interessate. In tale documento vengono tracciati anche gli interventi da realizzare, nel periodo di riferimento, con risorse ordinarie della Regione Abruzzo e dello Stato Italiano.
Dal DSR emergono alcuni scenari condivisi sulla situazione socio-economica della regione e sulle evoluzioni
attese.
Ai nuovi sforzi di coerenza ed integrazione richiesti alle regioni in seguito alla creazione di un fondo autonomo per le politiche di sviluppo rurale, per la Regione Abruzzo si aggiunge, proveniente dal territorio, una domanda di politiche d'intervento non omogenea. Da qui l'esigenza di una territorializzazione dell'offerta di strumenti a sostegno dello sviluppo rurale e l'integrazione di tali strumenti.
A tal proposito il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Abruzzo comincia con una esposizione della valutazione ex-ante della situazione socio-economica e con l’illustrazione della suddivisione del territorio regionale in macroaree.

Situazione socio-economica

La situazione demografica della Regione vede una bassa concentrazione antropica, con un incremento contenuto che si concentra nelle zone costiere-collinari, un tendenziale invecchiamento della popolazione e lo spopolamento delle zone interne. La situazione economica vede l’Abruzzo attraversare una fase critica, dopo un periodo di lunga vitalità (negli anni ‘80 e ‘90) difficile da mantenere. L'Abruzzo non è più da considerare economicamente una regione del Mezzogiorno, ma la crescita del PIL procapite è al di sotto della media del Centro Nord. Difficile è la situazione dei sistemi distrettuali di settori maturi come l'industria tessile e di quelli degli impianti oggetto di delocalizzazione, soprattutto nelle zone interne. Il tasso di occupazione sfiora la media nazionale, e cresce nel terziario, mentre nell'industria è connotato dalla crisi delle zone interne.
Si ha la percezione di un rafforzato carattere di centralità della collocazione geografica della Regione Abruzzo e la presenza di buone dotazioni infrastrutturali interne. A ciò si contrappone però un sostanziale isolamento dalle grandi reti, una pur importante valorizzazione delle risorse endogene, che tuttavia non ha consentito di superare completamente le debolezze e le carenze di integrazione del sistema produttivo. Si ha un elevato livello di coesione sociale, e nello stesso tempo carenze nella qualificazione e nelle competenze distintive del capitale umano. Preoccupazioni emergono poi per la perdita di competitività delle imprese abruzzesi (in particolare quelle agricole) e per il rischio di progressivo isolamento e marginalizzazione.
Per l’Abruzzo si profila inoltre l’esigenza di dover fronteggiare le difficoltà, oltre che le opportunità, provenienti dalla globalizzazione.
Il sistema agroalimentare e forestale della regione, a fronte di punti di forza e buone potenzialità, deve fare i conti con vari punti di debolezza. L’Abruzzo ha indubbiamente una forte vocazione agricola, ha conservato una buona qualità dell'ambiente, sia reale che percepita. Si ha ampia disponibilità di spazi naturali per l’agricoltura estensiva e per una migliore qualità delle produzioni animali. Vi è la presenza di un tessuto di piccole imprese agricole fortemente legate al territorio, e di produzioni che rispondono alla domanda di tipicità, naturalità, ruralità, tradizione, genuinità, salubrità. La regione è dotata di buone potenzialità qualitative nel settore agroalimentare, apprezzate dal mercato e dalla collettività, e fattori importanti per la crescita sociale ed economica. Si può notare, infatti, la presenza di prodotti connotati dai valori della tipicità, e ruralità, dal legame con il territorio e alla tradizione, dotati spesso di marchi di qualità. Esistono anche interessanti realtà di trasformazione e di filiera. Le aziende si riducono di numero e di superficie ed aumenta la produttività. Si riducono gli occupati e aumenta la loro produttività.
La situazione socio-economica abruzzese, in particolare nel settore agroalimentare, soffre la presenza di importanti punti di debolezza. L’economia deve ancora fronteggiare problemi strutturali e squilibri. L’età media degli imprenditori del settore agro-alimentare è troppo elevata. Prevalgono di numero le aziende piccole non strutturate, non professionali, dedite all'autoconsumo, deboli economicamente, con scarsa capacità competitiva, anche se spesso interessanti dal punto di vista culturale, ambientale e della diversificazione. La limitata dimensione delle imprese ostacola il ricambio generazionale. L’innovazione e la ricerca ricevono scarsa attenzione, e mancano collegamenti con il mondo della ricerca. il tessuto imprenditoriale è affetto da eccessiva fragilità, frammentazione, scarsa strutturazione commerciale e forza contrattuale. La produttività è troppo vulnerabile rispetto alle avversità, siano esse derivanti dal clima che dalla concorrenza. Si comincia a soffrire il ruolo crescente di paesi emergenti anche sul mercato agricolo regionale che deve fare largo ricorso a prodotti agricoli esterni.
Per il settore agro-alimentare rimangono tutte da sfruttare buona parte delle potenzialità quantitative. Alla consistente presenza di marchi di qualità (IGP,DOP,STG,DOC,IGT,DOCG ed altri) non risponde una produzione quantitativamente all'altezza rispetto alle potenzialità. A fronte della presenza di consolidate ed affermate strutture cooperative ed associative nel settore agro-alimentare, non si è in grado di gestire i processi cooperativi in modo da incidere qualitativamente e quantitativamente sulla organizzazione produttiva.
Manca un sistema permanente di formazione ed aggiornamento in materia, ad esempio, di igiene degli alimenti, qualità delle produzioni, tutela del benessere animale ed ambientale. Ci sono poche aziende di maggiori dimensioni e professionalità, ad esempio nell'allevamento, e rimangono tutte da sfruttare le buone potenzialità di miglioramento quantitativo e qualitativo, ad esempio con la capacità di integrazione con la filiera. Ci sono difficoltà nel garantire la tracciabilità della filiera e nei rapporti con il consumatore.
La produzione agricola, così come l'offerta turistica, soffrono di una scarsa visibilità nella loro varietà e complessità, un'offerta quantitativamente non all'altezza delle potenzialità ed un'immagine della regione, soprattutto all'estero, che manca di una identità ed un'immagine riconoscibili e differenzianti. Manca la propensione e la capacità di commercializzazione e promozione per penetrare in maniera sistematica e strutturata i mercati internazionali. Difficoltà si hanno anche verso i mercati nazionali e persino in mercati vicini come quello romano. Si soffrono anche normative di riferimento non pienamente rispondenti alle necessità del settore. Non sono sfruttate sufficientemente le potenzialità interessanti di integrazione di attività multifunzionali, come l'agriturismo, che uniscano tra loro l’agricoltura, il turismo, o anche la didattica, a causa di carenze formative degli imprenditori e di carenze strutturali ed organizzative. Il concetto di ruralità della società e della fruizione del territorio, la possibilità di sinergie con un turismo che punti sulla storia l’artigianato locale, l’arte, il paesaggio, la gastronomia, la natura, con la proposta di una nicchia d'eccellenza, sono delle importanti opportunità. Mancano però politiche innovative di marketing, gestione aziendale, finanza. C'è bisogno di tecniche di commercializzazione e di produzione adeguate alla strategia di valorizzazione dei marchi. C'è bisogno di marketing territoriale.

Agroindustria
Il sistema agroindustriale vede la presenza di industrie di trasformazione di notevole rilevanza che hanno la potenzialità di trainare il settore agricolo. Si riduce il numero di imprese e di addetti, cresce la produttività del lavoro. Prevalgono le piccole imprese, tranne che nel settore dei pastifici con due grandi aziende, una quota rilevante di fatturato e di dinamicità, ma un basso fatturato per addetto. C'è la necessità di una maggiore concentrazione produttiva in distretti industriali e agro-alimentari esistenti, ma soprattutto potenziali, per una migliore gestione dei flussi fisici e informativi lungo le fasi della catena logistica-distributiva. I punti critici del successo reale e potenziale sono la qualità, l'innovazione, il marketing, la finanza, il credito, la specializzazione del personale, l'instabilità della domanda, la posizione marginale nel commercio estero tra le regioni italiane (riflesso di quella nazionale, in particolare nell'agro-alimentare con una bilancia commerciale in deficit), la tutela del patrimonio ambientale.

Sistema agro-forestale
L'Abruzzo è una regione caratterizzata da un territorio montuoso e collinare dotato di elementi di naturalità, ruralità, scarsa urbanizzazione con la più alta percentuale in Italia di superficie protetta (in gran parte di proprietà pubblica) e dalla presenza di aree terrioriali dalla differente morfologia e climaticità, che determinano la presenza di una ampia varietà di ecostistemi e di modelli di agricoltura . Il territorio si presta ad un giusto equilibrio tra natura, ambiente ed attività agricola. Il patrimonio agro-forestale è consistente e connotato dalla alta qualità e varietà. Il 25,7% della superficie è ricompresa nei Parchi Nazionali e regionali. Fattori, questi, importanti per la biodiversità, la conservazione dell'ambiente, soprattutto nelle zone interne. La boscosità è in aumento, anche grazie all'abbandono di terreni da parte dell'agricoltura, oltre che agli intervanti pubblici. I benefici sono sul clima, sulla qualità dell'ambiente e del territorio, sulle potenzialità economiche in termini di occupazione, di crescita produttiva o integrazione al reddito agricolo, ma soprattutto per il valore paesaggistico, turistico e di immagine.
A fronte di tale ricchezza e varietà si pone la necessità di consistenti interventi per il mantenimento e la tutela. Sono carenti gli interventi sistematici di conoscenza valorizzazione e gestione del patrimonio forestale. L'esistenza di impatti ambientali minano la vocazione "verde" della regione, mentre l'inadeguatezza della gestione del paesaggio e dell'urbanizzazione rurale non aiutano l'incremento del turismo rurale e la promozione dei prodotti tipici. Tra le problematicità da considerare c'è l'erosione dei suoli collinari, cui contribuisce anche l'agricoltura, e l'inquinamento delle falde nelle zone pianeggianti dedite all'agricoltura intensiva. La superficie irrigata è scarsa in confronto alla disponibilità potenziali di acqua, a causa di carenze nelle strutture e dalle caratteristiche delle aziende agricole. I casi di degrado qualitativo delle acque sono ancora limitati e concentrati, in virtù della varietà dei tipi di agricoltura e di territorio, a determinate aree vallive e litoranee.

Le condizioni socio-economiche dei territori rurali
Il territorio rurale abruzzese è suddiviso dal PSR Abruzzo 2007-2013 in 5 macroaree che si collocano all'interno delle 4 tipologie territoriali indicate dal PSN:

A: Aree urbane
Sono rappresentate dai soli comuni di Teramo, Pescara e Chieti e sono zone densamente popolate. Nonostante occupino solo il 2,3% della superficie del territorio, ospitano il 17,8% della popolazione regionale e dopo un periodo di stabilità stanno conoscendo una nuova crescita demografica. Ben il 73,2% della popolazione attiva è impiegata nei servizi. Vi si concentrano la maggior parte delle attività manifatturiere della regione, della trasformazione agro-alimentare e dei servizi. Tali attività sottraggono aree e forza strutturale all'agricoltura, anche per i fenomeni di inquinamento e quindi di peggioramento della qualità e sicurezza dei prodotti agricoli. L'area non comprende porzioni di parchi nazionali o regionali. Le aziende agricole hanno una superficie meno estesa. Gli addetti nell'agricoltura si sono ridotti e sono il 2,1%. Il tipo di agricoltura è di tipo scarsamente professionale, mediamente intensivo con una presenza di seminativi e coltivazioni legnose come l'olivo. Vantaggi per l'agricoltura e l'agroindustria sono la maggiore resa per ettaro, la presenza di infrastrutture, trasporti, di un mercato di sbocco e un livello tecnologico più elevati e di maggiori potenzialità di integrazione della filiera. L'offerta turistica è limitata in considerazione della scarsa superficie e di tipo prevalentemente alberghiero.

B1: Collina litoranea
L’area individuata come “Collina litoranea” esclude i comuni di Teramo Pescara e Chieti. La crescita demografica è più elevata che nelle aree urbane. La collina litoranea ha dei caratteri di area rurale urbanizzata di collina essendo elevata sia l'urbanizzazione che la superficie adibita ad attività agricole. Quest’ultima però soffre la pressione urbanistica ed antropica a vantaggio delle aree residenziali e commerciali e subisce fenomeni di erosione, dissesto idrogeologico ed inquinamento. Assieme alle aree urbane, attraggono le attività manifatturiere e dei servizi. La dimensione delle aziende agricole è limitata, anche se le attività economiche, agricola compresa, sono connotate da un certo dinamismo rispetto al resto della regione, godono di una migliore dotazione di servizi e infrastrutture logistiche. Ciò ha consentito la crescita di realtà di trasformazione di maggiori dimensioni, lo sviluppo di fenomeni di integrazione della filiera e un buon orientamento al mercato. La redditività per ettaro è mediamente elevata ed è buona la presenza di produzioni con marchi di qualità. Significativa la presenza di colture permanenti, olearie, viticole, ma anche tipiche. La zona detiene la più larga fetta regionale di ospitalità strutturata, soprattutto in termini di posti letto (67,1%).

B2: Area del Fucino
Comprende 10 comuni. La crescita demografica è più elevata che nelle aree urbane e l'urbanizzazione è meno intensa rispetto al litorale ma consistente, con un minore tasso di invecchiamento. Il peso degli occupati in agricoltura è più elevato (10,1%) rispetto alle aree urbane (solo il 2,1%), anche se il tasso di disoccupazione generale è elevato.
L'agricoltura è di tipo mediamente intensivo, gode di buone tecnologie e buone infrastrutture e la resa per ettaro è buona. Prevalgono le colture seminative. Rilevante è l'impatto di colture ad alto reddito come gli ortaggi (in particolare patate e carote) ed esistono alcune filiere integrate e strutturate. L'area però è risultata sensibile agli effetti della riforma della politica agricola comune e dell'attività agricola sull'ambiente (settore barbabietole da zucchero). Il territorio non mostra una particolare vocazione turistica. Nell'area montana si concentrano le aree di maggior pregio ambientale e naturalistico con il 16,1% dell'intera area rientranti nelle aree parco.
 
C: Collina interna
L'area presenta spiccati caratteri di ruralità ed è connotata da una scarsa densità abitativa, con diffusi, anche se non intensi, fenomeni di urbanizzazione. La popolazione attraversa una fase di invecchiamento. La disoccupazione pur più bassa delle zone montane è più elevata rispetto alla zona collinare litoranea ed è compressa dai bassi tassi di attività. C’è una buona percentuale di occupati nell’industria, in particolare quella agro-alimentare. L'agricoltura è di tipo semi-intensivo o estensivo con indici di specializzazione nei seminativi, nella produzione olearia e viticola e in alcuni comparti zootecnici.È presente una diffusa, ma non strutturata, produzione enogastronomia.
La dimensione aziendale è ridotta e c'è scarsa valorizzazione delle produzioni locali. Si assiste a fenomeni di dissesto idrogeologico. L'area non mostra una sviluppata vocazione turistica e soffre di una marginalità territoriale, svantaggiose caratteristiche geo-morfologiche e una scarsità di infrastrutture.
Vista la carenza di punti di forza, sono da valorizzare le risorse ambientali, data la presenza di ampie aree rientranti nei parchi nazionali e regionali.

D: Aree montane
La popolazione attraversa una fase di invecchiamento. Le aziende agricole hanno una superficie più estesa.
Le aree montane, invece, pur occupando il 61% del territorio, ospitano solo il 23,1% della popolazione. L'occupazione è meno elevata che nella zona del Fucino e soprattutto rispetto la collina litoranea.
La superficie è occupata prevalentemente da prati permanenti e pascoli per la presenza di un'attività zootecnica diffusa. La zona ospita il 93% dei Parchi Nazionali e regionali, il 40% degli esercizi turistici e il 25% dei posti letto turistici. L'area è connotata dalla presenza di elementi ambientali e paesaggistici di notevole pregio.
La quota di popolazione adulta che ha partecipato a corsi di formazione è superiore a quella media nazionale di oltre un punto percentuale. La percentuale degli occupati in agricoltura è del 6,2%. In termini di valore aggiunto, l'agricoltura pesa per il 4,3% (superiore alla media nazionale ma inferiore alla media delle regioni meridionali) e la tendenza è in aumento così come quella del terziario, mentre quella dell'industria è in riduzione.
 
Obiettivi, priorità e strategie
Le scelte adottate dalla Regione Abruzzo in materia di sviluppo rurale si inquadrano in un complesso ed articolato disegno strategico definito a livello comunitario, nazionale e regionale.
Nella definizione degli obiettivi strategici contenuti nel PSR la Regione ha dovuto seguire una rigida coerenza con gli principi e gli indirizzi strategici contenuti negli Orientamenti Strategici Comunitari(OSC) per lo sviluppo rurale, negli obiettivi generali nei quali articola la strategia nazionale il Piano Strategico Nazionale(PSN), e nelle linee di policy previste dalla Regione stessa nel quadro programmatico per il periodo 2007 – 2013 definito dal Documento Strategico Regionale (DSR).Nel PSR della Regione Abruzzo tale coerenza è sottolineata con forza, anche con l’ausilio di schemi grafici che illustrano la struttura logica dell’articolazione in assi e misure.
Gli Orientamenti Strategici Comunitari per lo sviluppo rurale, oltre a sottolineare la necessità di concentrare gli interventi nei settori laddove si può creare il maggiore valore aggiunto, richiedono coerenza, nell’applicare i principi di una Politica Agricola orientata al mercato, con le principali priorità dell’Unione e con le altre politiche comunitarie, in particolare quelle di coesione e ambientali. il Piano Strategico Nazionaleraccoglie ed esplicita tali priorità delineando come obiettivi generali per le regioni italiane la competitività del settore, la valorizzazione dell’ambiente, il miglioramento della qualità della vita e del territorio nelle zone rurali, la diversificazione delle attività economiche. Con il Documento Strategico Regionale la Regione Abruzzo è stata chiamata a definireun quadro programmatico per il periodo 2007-2013 nel quale sono previste specifiche linee di policy a sostegno delle strategie per lo sviluppo delle filiere agroalimentari e dei territori rurali.
Nell’esporre l’impatto previsto degli interventi di programmazione nella regione, il PSR abruzzese individua, anche sull’esperienza degli esiti dei periodi di programmazione precedenti, delle criticità che vanno affrontate in modo che le strategie individuate siano in grado di migliorare l’efficacia dell’intervento.
Si sottolinea come gli interventi non devono essere ed essere percepiti semplicemente e solo come strumenti di incentivazione materiale ma devono essere azioni capaci di agire su leve anche di carattere immateriale, a partire dalla promozione delle conoscenze e lo sviluppo del potenziale umano.
Si mette in evidenza con forza l’approccio strategico, integrato e territorializzato del programma.
L’offerta di strumenti a sostegno dello sviluppo rurale deve avvenire ponendo attenzione ad un più mirato adeguamento dell’offerta di strumenti rispetto alla domanda di intervento in modo da garantire un più mirato soddisfacimento dei fabbisogni e una maggiore attenzione alla qualità della spesa. Si è così scelto di adottare il criterio della concentrazione delle risorse, per ciascuna area di intervento, laddove la domanda è più pressante, evitando interventi indifferenziati sul territorio. I due modelli di sviluppo individuati dal PSR nel territorio abruzzese, con diverse potenzialità e caratteristiche, quello a forte specializzazione agro-alimentare e quello con spiccate caratteristiche di ruralità, hanno bisogno di interventi sostanzialmente diversi.
Nel primo caso, si concentreranno gli sforzi sul sostegno delle principali filiere produttive, intervenendo sia sulle strutture produttive che sulle dotazioni infrastrutturali e di servizi a supporto del sistema delle imprese.
Nelle aree a più spiccata vocazione rurale saranno sviluppate le connessioni tra i vari settori (artigianato, ambiente, turismo, cultura, sociale) in modo favorire l’integrazione del reddito agricolo e trattenere le popolazioni più giovani.
Il PSR pone inoltre l’attenzione sulla effettiva capacità e disponibilità degli operatori economici locali ad avere un effettiva condivisione delle strategie orientate al raggiungimento di obiettivi non direttamente identificabili con un interesse soggettivo ed immediato e sui rischi di sovrapposizione e conflitto degli strumenti di programmazione. In passato gli strumenti pubblici sono stati spesso considerati semplicemente erogatori di provvidenze, e non promotori di politiche e di strategie. Il modello orientato al decentramento delle responsabilità decisionali ha mostrato pregi e difetti. Il coinvolgimento di operatori pubblici e privati locali facilita la raccolta di informazioni e fabbisogni, ma rischia di far sorgere conflitti e confondere gli strumenti con gli obiettivi. Da qui la necessità di sottolineare con forza il principio dell’integrazione che si concretizza con l’applicazione (peraltro, obbligatoria) dell’approccio Leader, e l’adozione di strumenti di progettazione integrata quali i Progetti Integrati di Filiera (PIF) e i Piani di Sviluppo Locale (PSL) e di soggetti come i Gruppi di Azione Locale, previsti nell’Asse 4, e una struttura di Assistenza Tecnica. Alle attività di assistenza tecnica, cui è demandato il ruolo di garantire efficacia ed efficienza dell’attuazione del Programma, sono riservate risorse finanziarie pari al 44% della dotazione complessiva del PSR).
Tra gli scopi dell’integrazione c’è quello di accumulare capitale relazionale e innescare sinergie tra interventi. Tali obiettivi saranno perseguiti attraverso un ruolo assolutamente prioritario dei partenariati locali nella definizione dei percorsi di sviluppo, e grazie a quella che Il PSR definisce una ”concreta integrazione”, vale a dire la possibilità di far interagire ed integrare azioni a carico di diversi soggetti e diversi strumenti di programmazione.
La stessa definizione del Piano di Sviluppo Rurale 2007 – 2013 è stata ottenuta attraverso un processo di consultazione, concertazione e partecipazione di tutti i soggetti sociali, economici, tecnici ed istituzionali del sistema agricolo e rurale regionale, compreso il mondo dell’università e della ricerca, con incontri svoltisi su tutto il territorio regionale, tavoli di lavoro, e “focus groups”. Il PSR sottolinea con forza questo cambiamento di metodo di “governance” che si basa su di una logica di governo dello sviluppo dal basso, cioè puntare su un maggior grado di cooperazione e di interazione tra attori pubblici e istituzionali e attori privati e sociali sul territorio, per ottenere un feedback positivo che accresca l’efficacia delle politiche comunitarie.
Un ulteriore sforzo è quello teso al superamento del rischio, già concretizzatosi in passato, di caotiche sovrapposizioni tra strumenti d’intervento, spesso indirizzati verso obiettivi divergenti. Il PSR della Regione Abruzzo dedica un’intero capitolo proprio alla complementarità tra i vari strumenti di sostegno comunitari.
Per quanto riguarda, ad esempio, l’aspetto della formazione, il PSR evidenzia come il Fondo Sociale Europeo, nel favorire la riqualificazione professionale e la formazione, attiverà programmi formativi del tutto complementari rispetto a quanto previsto dall’Asse 1 dello stesso PSR, nel quale gli interventi formativi saranno destinati ad operatori agricoli e della trasformazione agro-alimentare. L’attivazione di servizi di consulenza agli agricoltori trova possibili integrazioni nelle azioni, a carico del FSE, finalizzate a raggiungerel’obiettivo dell’adattabilità di lavoratori ed imprese, rafforzandone le capacità di anticipazione e gestione positiva dei mutamenti economici.
 
Monitoraggio
A livello regionale la programmazione si articola in varie fasi. Oltre alla valutazione ex ante, esposta in precedenza, e all’implementazione, è prevista una fase di monitoraggio e di valutazione ex post.
A livello comunitario è stato definito un quadro comune di riferimento per il monitoraggio e la valutazione per misurare l’andamento, l’efficienza e l’efficacia del Programma rispetto agli obiettivi prefissati.
Per tale scopo si utilizzeranno indicatori specifici che permettono di valutare la situazione di partenza, nonché l’avanzamento finanziario, la realizzazione fisica degli interventi, i risultati e l’impatto del Programma.
Gli indicatori che saranno monitorati per valutare l'impatto sullo scenario regionale coincidono con quelli individuati a livello comunitario:
- Crescita economica del settore primario e dell'industria agro-alimentare
- Creazione di posti di lavoro
- Produttività del lavoro
- Inversione del declino della biodiversità
- Manutenzione delle zone agricole e silvicole ad elevata valenza naturale
- Miglioramento della qualità dell'acqua
- Contributo alla lotta al cambiamento climatico
 
Autorità competente e organismi responsabili
L’Autorità di Gestione del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR) è la Regione Abruzzo - Giunta Regionale. Essa è responsabile dell’efficace, efficiente attuazione del programma, oltre che della corretta gestione.
Le funzioni di Organismo Pagatore, connesse all’attuazione del PSR, sono svolte dall’AGEA – Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, con sede in Roma. L’organismo avrà il ruolo di controllare l’ammissibilità delle domande e delle procedure di concessione degli aiuti, ai fini della conformità alle norme comunitarie; pagamento e contabilizzazione degli aiuti stessi; presentazione delle documentazioni agli uffici comunitari e conservazione di essi.ƒn
L’Organismo di Certificazione è nominato dallo Stato membro e può essere costituito da un soggetto di diritto pubblico o privato. Ha il compito di certificare i conti dell’Organismo Pagatore, elaborare una Relazione di Certificazione, trasmettere alla commissione la Relazione stessa.
È prevista inoltre una struttura organizzativa di supporto al PSR incaricata di occuparsi della pianificazione, gestione e controllo del Programma.

Assi e misure

Asse 1 Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale
L’obiettivo di fondo del primo asse sono creare un settore agro-alimentare forte e dinamico. Si sono individuate quali priorità per il raggiungimento di tale obiettivo, il trasferimento delle conoscenze, la modernizzazione, l’innovazione, la qualità nella catena alimentare puntando su investimenti nel capitale umano e naturale.
Misure
Sottosezione 1
Misure intese a promuovere la conoscenza e sviluppare il potenziale umano. Mirano al raggiungimento dell’obiettivo di “Miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale della manodopera”:
- Misura 1.1 – “Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione”
- Misura 1.2 – “Insediamento di giovani agricoltori”
- Misura 1.3 – “Prepensionamento degli imprenditori e dei lavoratori agricoli”
- Misura 1.4 – “Utilizzo dei servizi di consulenza”

Sottosezione 2
Misure intese a ristrutturare e sviluppare il capitale fisico e promuovere l’innovazione:
- Misura 1.5 – “Ammodernamento delle aziende agricole”
- Misura 1.6 – “Accrescimento del valore economico delle foreste”
- Misura 1.7 – “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali”
- Misura 1.8 – “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e
alimentare e settore forestale”

Sottosezione 3
Misure intese a migliorare la qualità della produzione e dei prodotti agricoli:
Misura 1.9 – “Sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità alimentare”.
Misura 1.10 – “Sostegno alle associazioni di produttori per attività di informazione e promozione riguardo
ai prodotti che rientrano nei sistemi di qualità”.
Le risorse finanziarie assegnate all’Asse 1sono pari al 44% della dotazione complessiva del PSR.

Linee di policy

Innovazione
La misura 1 ha l’obiettivo di accrescere la competitività settore agricolo e forestale. Si intende raggiungere tale obiettivo attraverso l'innovazione di processo e di prodotto, la ristrutturazione e modernizzare del settore agricolo, il miglioramento dell’integrazione nella catena agro-alimentare, lo stimolo verso un’imprenditorialità dinamica, l’ammodernamento aziendale. Sono previsti investimenti volti ad incoraggiare l’adozione e diffusione delle tecnologie di informazione e comunicazione, agevolare l’accesso alla ricerca e sviluppo (R&D), sviluppare nuovi sbocchi per i prodotti agricoli e silvicoli.
Il potenziamento delle infrastrutture, pur previsto dal PSN, vedrà i relativi investimenti realizzati nell’ambito degli interventi promossi dal FESR e dal FAS.

Qualità
Si persegue il consolidamento e lo sviluppo della qualità della produzione agricola e forestale e la qualità nella catena alimentare, attraverso il sostegno alla partecipazione a sistemi di qualità alimentare ed attività di informazione.
Si persegue il potenziamento delle attività silvo–forestali, della cooperazione e la valorizzazione integrata, le migliori prestazioni ambientali dell’agricoltura e della silvicoltura.

Imprenditorialità e formazione
Il miglioramento della competitività si ottiene anche attraverso investimenti nel capitale umano con il miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale. Si intende raggiungere tali obiettivi attraverso il sostegno al ricambio generazionale,il trasferimento della conoscenza, la fruizione servizi innovativi e la consulenza aziendale.

Asse 2 Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale
Misure

Sottosezione 1
Misure finalizzate a promuovere l’utilizzo sostenibile dei terreni agricoli

- Misura 2.1 - “Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane e delle zone caratterizzate da svantaggi naturali, diverse dalle zone montane”;
- Misura 2.2 - “Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla direttiva 2000/60/CE” ;
- Misura 2.3 – “Pagamenti agroambientali”
- Misura 2.4 – “Sostegno agli investimenti non produttivi”

Sottosezione 2
Misure finalizzate a promuovere l’utilizzazione sostenibile delle superfici
forestali.

- Misura 2.5 – “Imboschimento dei terreni agricoli”
- Misura 2.6 – “Imboschimento di superfici non agricole”
- Misura 2.7 – “Indennità Natura 2000 - terreni forestali”
- Misura 2.8 – “Pagamenti per interventi silvo-ambientali”
- Misura 2.9 – “Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi”
- Misura 2.10 – “Sostegno agli investimenti non produttivi”.

Le risorse finanziarie assegnate all’Asse 2sono pari al 38% della dotazione complessiva del PSR.

Linee di policy
Conservazione delle biodiversità e tutela dei sistemi agro-forestali

Il PSR promuove l’adozione di tecniche produttive biologiche o a basso impatto; la valorizzazione e la conservazione della biodiversità, dei sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico, di habitat e paesaggi; investimenti non produttivi per la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio; produzione di beni di pubblica utilità; l’imboschimento di terreni agricoli e non; il miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e la popolazione.

Risorse idriche e territorio
Sono previste azione per la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche e la diffusione delle pratiche agricole e forestali in grado di tutelarle e per la valorizzazione ambiente e spazio rurale attraverso la gestione del territorio.
Aumento delle produzioni agricole per biomasse e riduzione dei gas serra
È previsto il sostegno a pratiche agronomiche e zootecniche finalizzate al contenimento delle emissioni gassose; alla gestione forestale attiva; ad interventi tesi a sviluppare l’uso e produzione di energie rinnovabili e di materie prime per la filiera bioenergetica; ad azioni volte alla protezione del suolo dall’erosione e dai dissesti idrogeologici; al mantenimento e incremento della sostanza organica; alla ricostruzione del potenziale forestale e interventi preventivi della contaminazione dei suoli; all’aumento delle produzioni agricole per biomasse.

Asse 3 Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale

Misure

Sottosezione 1
Misure intese a diversificare l’economia rurale

- Misura 3.1 – “Diversificazione in attività non agricole” (art. 53 del Regolamento 1698/05)
- Misura 3.2 – “Sostegno alla creazione e allo sviluppo delle imprese” (art.54)
- Misura 3.3 – “Incentivazione di attività turistiche” (art.55)

Sottosezione 2
Misure intese a migliorare la qualità della vita nelle zone rurali, sono le seguenti:

- Misura 3.4 –“Servizi essenziali alle persone che vivono nei territori rurali”
- Misura 3.5 – “Rinnovamento dei villaggi rurali”
- Misura 3.6 – “Sviluppo, tutela e riqualificazione del patrimonio rurale”

Le risorse finanziarie assegnate all’Asse 1sono pari al 14% della dotazione complessiva del PSR.

Linee di policy

Attrattività del territorio
Miglioramento della attrattività del territorio per le imprese e per la popolazione. Miglioramento delle condizioni di fruibilità dei servizi essenziali per le popolazioni. Riqualificazione villaggi e patrimonio rurale qualità della vita nelle zone rurali attraverso la promozione e la diversificazione delle attività economiche.

Occupazione rurale
Mantenimento e creazione di nuove opportunità occupazionali in aree rurali, sviluppo di competenze e professionalità in settori non agricoli, sostegno dei processi di diversificazione del reddito agricolo, sviluppo del tessuto imprenditoriale, sviluppo attivo delle politiche di genere, introduzione e/o diffusione dell ’ICT nelle aree rurali.

Asse 4 Approccio Leader.
Misure
- Misure 4.1 “Implementazione delle strategie di sviluppo locale”;
- Misura 4.2 “Cooperazione”;
- Misura 4.3 “Gestione dei Gruppi di Azione Locali e dei Piani di Sviluppo Locale”.

Le risorse finanziarie assegnate all’Asse LEADER sono pari almeno al 5% della dotazione complessiva del PSR.

Linee di policy
Le risorse destinate all’Asse 4 (LEADER) dovranno contribuire a conseguire le priorità degli altri assi, in particolare l’Asse 3, ma sono anche determinanti per la priorità orizzontale del miglioramento della governance e per la mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali.
L’approccio LEADER ha gli obiettivi di rafforzare la capacità progettuale e gestione locale, di perseguire l’integrazione delle politiche locali con le strategie di sviluppo settoriali, di valorizzare le risorse endogene dei territori, sostenere l’attuazione di strategie integrate di sviluppo sostenibile e di cooperazione tra territori rurali e Partenariati Locali.
Toccherà alla Regione Abruzzo definire, tra quelle candidatisi, le aree territoriali in cui saranno attivi i programmi Leader e nell’ambito delle quali agiranno i Gruppi di Azione Locale (GAL), che non supereranno il numero di 11, selezionati tra quelli proposti dai Partenariati Locali giudicati ammissibili.
Tra le disposizioni per l’attuazione dell’approccio LEADER, laddove si parla delle caratteristiche dei Gruppi di Azione Locale (GAL), chiamati a predisporre e gestire il Piano di Sviluppo Locale (PSL), è prevista la creazione di una struttura tecnica, amministrativa e finanziaria dotata di adeguata professionalità e competenza, con provata esperienza, capace di garantire una corretta e sana gestione del Piano, in ogni fase della sua attuazione (attività di animazione, pubblicità e comunicazione, pubblicazione bandi, selezione fornitori e beneficiari, istruttoria delle offerte e delle istanze di aiuto, monitoraggio delle attività, controlli sulle operazioni, gestione dei pagamenti).

Azioni nel campo della formazione professionale e informazione
Misura 1.1
L’evoluzione e la specializzazione dell’agricoltura del sistema agro-alimentare e della silvicoltura richiedono un potenziamento ed un aggiornamento costante delle conoscenze e delle competenze professionali degli imprenditori e della manodopera, mediante la diffusione delle conoscenze specialistiche – comprese quelle relative alle nuove tecnologie dell’informazione - ed interventi mirati di formazione tecnica ed economica. Nell’attuale scenario del sistema agricolo, agro-alimentare e forestale regionale è necessario supportare il potenziamento del capitale umano impiegato nelle attività economiche. Ciò allo scopo di supportare e/o fornire agli operatori le conoscenze necessarie per gestire in modo economicamente redditizio le proprie imprese, e per consentire processi di riorientamento tecnico e qualitativo della produzione ed alla gestione dell’impresa secondo criteri compatibili con la conservazione e la tutela delle risorse ambientali, forestali e paesaggistiche. Si tratta di promuovere un’adeguata sensibilizzazione in materia di qualità dei prodotti, dei risultati della ricerca e della gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’applicazione dei requisiti di condizionalità e delle pratiche produttive compatibili con le esigenze di salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e di protezione dell’ambiente.
I fabbisogni regionali su esposti ricalcano quelli individuati dal PSN nell’Asse 1 con particolare riferimento al miglioramento delle capacità imprenditoriali e professionali nel settore agricolo e forestale attraverso il miglioramento della conoscenza degli attori economici, in particolare su temi legati all’efficienza aziendale, al rispetto degli standard ambientali all’acquisizione di tecniche di comunicazione e di marketing.
Nell'ambito del primo Asse "Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale", la Misura 1.1 prevede "Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione".
Le priorità di tale misura sono il miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale degli addetti al settore agricolo e forestale e il sostegno al ricambio generazionale. Gli indicatori di risultato della misura saranno il numero di partecipanti che hanno terminato con successo una formazione in materia agricola e forestale. Come ampiezza di portata la misura avrà tutto il territorio regionale. Le azioni previste consistono in interventi formativi, azioni di informazione e comunicazione.
I beneficiari saranno soggetti erogatori di attività formative riconosciuti dalla Regione e i destinatari delle attività formative (per gli interventi sovvenzionati mediante voucher formativi).
La Misura 1.1 si articola in due linee di azione specifiche:

Formazione
La prima linea di azione prevede la concessione di un sostegno per la realizzazione di interventi formativi
(corsi, seminari, progetti dimostrativi, incontri informativi, workshop) nelle seguenti aree tematiche:
   1.   Sviluppo di competenze imprenditoriali, con particolare riferimento alla gestione strategica, al marketing, all’innovazione tecnologica e dell’ICT;
   2. Uso sostenibile delle risorse agro-forestali e delle risorse naturali (bio-diversità, acqua, suolo, ecc.) e del rispetto delle norme cogenti in materia ambientale e di sicurezza alimentare;
   3.  Sviluppo di relazioni di filiera nei settori agricolo alimentare e forestale.

La linea d’azione ha lo scopo di migliorare la gestione efficiente dell’impresa agricola, forestale ed agro-industriale, con particolare riferimento al conseguimento della qualifica di imprenditore agricolo professionale per giovani agricoltori al primo insediamento;
Favorire l’introduzione di innovazioni di processo e di prodotto;
Promuovere un uso sostenibile delle risorse naturali;
Sostenere il miglioramento delle capacità di commercializzazione e valorizzazione dei prodotti agricoli, forestali ed alimentari.
Il sostegno della misura, relativamente a questa linea di azione, potrà essere concesso sia ai soggetti abilitati
all’erogazione delle attività formative riconosciuti dalla Regione Abruzzo (finanziamento dell’offerta formativa), sia direttamente a destinatari delle attività formative (imprenditori agricoli e forestali, addetti dei settori agricolo e forestale). Questa seconda ipotesi vale per particolari tematiche e tipologie di formazione, attraverso la formula del voucher formativo. Il sostegno erogato sarà, in ogni caso, riferito ai costi di organizzazione del corso (organizzazione; personale docente e non docente impegnato nelle attività formative; supporti e sussidi didattici). Altre spese strettamente legate all’attuazione dell’intervento e non potrà comprendere, in nessun caso, corsi o tirocini che rientrano in programmi o cicli normali dell’insegnamento agro-silvicolo medio o superiore.
I beneficiari saranno organismi specializzati per l’erogazione di attività formative riconosciuti.
All’attuazione della linea d’azione relativa alla formazione la Regione provvederà mediante la pubblicazione di bandi pubblici per la selezione di progetti di formazione presentati da soggetti erogatori di attività formative riconosciuti in possesso dei requisiti previsti. Tali bandi, inoltre, specificheranno i criteri per la selezione dei destinatari della formazione (imprenditori e addetti dei settori agricolo e forestale).
Alla stessa stregua, potranno essere pubblicati bandi pubblici per la selezione di domande di aiuto presentate da destinatari delle attività formative, da erogarsi mediante la formula del “Voucher formativo” (finanziamento della domanda di formazione). Nel caso di attivazione dei voucher formativi, la Regione Abruzzo pubblicherà appositi bandi pubblici per la selezione delle domande presentate dai destinatari della formazione che intendano avvalersi di tali strumento; tali bandi specificheranno le indicazioni inerenti le tipologie di soggetti erogatori dei servizi abilitati e riconosciuti, le tipologie di attività formative ammissibili, la durata e i massimali di spesa per ciascun intervento.
L’aiuto erogato relativamente a questa linea di azione copre il 100% delle spese ammissibili, per iniziative formative realizzate da organismi specializzati per l’erogazione di attività formative riconosciuti dalla Regione Abruzzo; copre il 90% delle spese ammissibili per iniziative formative realizzate con lo strumento del voucher formativo; la restante quota del 10% è posta a carico del soggetto destinatario dell’attività formativa.
.
Informazione
La seconda linea di azione comprende:
1. Interventi informativi per favorire l’accesso agli imprenditori alle opportunità offerte dalle politiche per i settori agricolo e forestale;
2. Azioni di comunicazione per diffondere la conoscenza sulle norme nazionali e comunitarie in materia di tutela dell’ambiente e della sicurezza alimentare.
Il solo beneficiario per questa linea di azione sarà la Regione Abruzzo.
La base giuridica di riferimento è l’articolo 21 del Regolamento (CE) 1698/2005 (Codice di classificazione UE: 111).
Questa seconda linea di azione intende favorire l’accesso degli imprenditori alle opportunità offerte dalle politiche per il settore agricolo e forestale.
L’obiettivo è quello di diffondere la conoscenza sulle norme regionali, nazionali e comunitarie in materia di tutela dell’ambiente e della sicurezza alimentare ed è sono direttamente correlato a quanto previsto dall’Asse denominato “Miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale degli addetti al settore agricolo e forestale e sostegno del ricambio generazionale“ che prevede azioni chiave “dirette al miglioramento della qualità del capitale umano sotto il profilo della gestione economica dell’impresa, improntata a criteri di sostenibilità, e della capacità di recepire innovazioni”.
Sono esclusi dal sostegno della misura gli interventi di informazione previsti dalla Misura 1.10 del PSR “Sostegno alle associazioni dei produttori per le attività di promozione ed informazione riguardanti i prodotti che rientrano nei sistemi di qualità alimentare” (cod UE 133).
Il campo di applicazione della misura è l’intero territorio regionale.
L’aiuto erogato relativamente alla Linea di Azione B) copre il 100% delle spese ammissibili.
 
Modalità attuative
L’analisi dei fabbisogni formativi ed informativi del settore agro-forestale ed alimentare regionale evidenzia la necessità di prevedere un intervento articolato e differenziato all’interno del territorio regionale attraverso l’adozione, in via preliminare all’attuazione della presente misura, di un Piano Regionale per la Formazione e l’Informazione nei settori agricolo, forestale ed alimentare.
Tale Piano, in particolare, definirà, per la linea d’azione relativa alla formazione:
- le tematiche formative specifiche e le rispettive tipologie di attività formative da realizzare;
- i criteri di selezione dei destinatari delle attività formative;
- i criteri per il riconoscimento dei soggetti abilitati all’erogazione della formazione.
Per la linea di azione relativa all’informazione, il Piano definirà obiettivi, target di riferimento, la strategia e gli strumenti di comunicazione da adottare.
L’attuazione dell’azione relativa all’attività di informazione sarà effettuata direttamente dalla Regione Abruzzo (intervento a titolarità regionale). La realizzazione dei singoli interventi potrà essere affidata sia direttamente ad Enti strumentali della stessa Amministrazione regionale, sia a soggetti privati selezionati mediante procedure di evidenza pubblica.
Domande di aiuto relative per l’ottenimento di voucher formativi proposte da giovani agricoltori al primo insediamento, saranno previsti nell’ambito di specifici bandi riservati ai destinatari degli aiuti al primo insediamento di giovani agricoltori ai sensi della Misura 1.2. Tali bandi prevedranno la possibilità di presentare, nell’ambito di un’unica domanda di aiuto, la richiesta di accesso al sostegno di più misure del presente PSR, costituenti un “Pacchetto Giovani” e finalizzate a sostenere la realizzazione di un’operazione integrata.
Misura 1.10
Sempre nell'ambito del primo asse, la Misura 1.10 prevede “Sostegno alle associazioni di produttori per attività di informazione e promozione riguardo ai prodotti che rientrano nei sistemi di qualità”.
La Base giuridica di riferimento è l’Articolo 33 del Regolamento (CE) 1698/2005. Codice di classificazione UE: 133.
La Misura 1.10 fa parte, assieme alla Misura 1.9, di una sottosezione che


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore