Il bilancio del declino abruzzese: intervista a Roberto Campo

Boom solo dei costi della politica

07 Ottobre 2008   10:24  

L'analisi dei dati relativi al bilancio regionale effettuata dalla Uil Abruzzo non lascia adito a dubbi: la patologia economica e sociale che affligge la Regione non è più sostenibile. Servizi sociali ridotti al minimo, palesemente scarsi gli investimenti sull'innovazione e lo sviluppo del territorio, servizi alla persona sotto la media nazionale, tassazione eccessiva, tariffe da record e un debito pubblico che minaccia di accrescersi esponenzialmente se non gestito "razionalmente".
L'indagine del Sindacato si avvale del confronto con i bilanci preventivi delle altre Regioni italiane, i cui capitoli di entrata e di spesa risultano essere tangibilmente più rosei di quelli abruzzesi.
Per quanto riguarda le entrate le più alte sono quelle extra-tributarie: +201,5 a fronte di un dato medio nazionale di +3,7. Un'impennata "formidabile" che colloca l'Abruzzo - in precedenza distintosi per tariffe al di sotto della media - tra le Regioni a tariffazione più elevata. La voce relativa all' avanzo finanziario, "dove si annidano i residui passivi", si registra a livelli ancora troppo alti. Nonostante siano stati fatti concreti passi avanti nella riprogrammazione delle risorse, il dato abruzzese risulta il più alto tra le Regioni a Statuto ordinario. Passando al capitolo spese: quella relativa allo sviluppo economico fatica a definirsi dignitosa: già considerevolmente bassa in passato, rispetto al 2007 registra una crescita inferiore (+9,7) alla media italiana (+24,3). Secondo i dati nazionali "sulla carta" solo tre Regioni spenderebbero meno dell'Abruzzo per lo sviluppo,"ma nel caso della Lombardia il dato basso viene ampiamente compensato dall'istituzione di un fondo speciale per lo sviluppo. Nel caso delle Marche invece il dato non risulta essere strutturale, ma relativo al bilancio preventivo 2008", pertanto con molta probabilità gli investimenti della Regione Abruzzo allo Sviluppo sono i più bassi d'Italia. Idem per la spesa inerente la tutela del territorio che ci vede alle "ultimissime posizioni", con una diminuzione del 28,5 sul 2007, rispetto ad un livello medio nazionale di +0,7.
Sotto la media anche i servizi alla persona: 12,9% in Abruzzo contro un dato medio nazionale di 15%. L'indagine rileva un vistoso sbilanciamento degli investimenti sul settore sanitario a scapito di quello sociale "gravemente trascurato" e fatiscente.
A crescere, quando ci si aspettava venisse ridotta, la spesa per  l'attività istituzionale contenente anche le voci relative al costo della politica: +22,4% in controtendenza con un dato nazionale diminuito di 0,7%
A parte le Regioni a Statuto Speciale, solo Lombardia, Molise e Calabria spendono una quota maggiore rispetto alla nostra Regione. Il piatto forte, "altri oneri" comprensivi delle cartolarizzazioni (debito): il dato è in assoluto il più alto d'Italia, il 34,6% del totale delle spese.

INTERVISTA A ROBERTO CAMPO,  SEGRETARIO REGIONALE DELLA UIL ABRUZZO

Quali sono i fattori che hanno spinto la Regione a tagliare drasticamente le spese relative allo sviluppo?
" Ogni anno il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) assegna alle Regioni una somma da investire sulla sanità. L'Abruzzo ha sempre utilizzato parte di quest'importo per coprire altre voci del bilancio. Il piano di risanamento ottenuto dall'accordo tra Ministero della Salute, Ministero dell'Economia e delle Finanze e la Regione Abruzzo obbliga all'utilizzo della cifra stanziata unicamente per l'ambito sanitario. In altre parole il deficit non è più consentito. L'Abruzzo, strutturalmente in crisi da anni, ha dovuto pertanto abbattere gli stanziamenti relativi a quei settori che in precedenza copriva con parte del denaro pubblico destinato alla Sanità.
Oggi pertanto occorre pagare le cartolarizzazioni decise in passato con somme che non provengano dai fondi relativi all'ambito sanitario, il nostro orientamento è quello di spingere la Regione a non contrarre un'ulteriore debito per sanare il deficit esistente, data la bassa capacità fiscale dell'Abruzzo, sarebbe pericoloso gravare ulteriormente i contribuenti.
La nostra Regione ha un potenziale ambientale indiscutibile. Ci sono intere zone di vegetazione che potrebbero essere valorizzate molto di più, ma se non viene sanato il deficit risulterà molto difficile utilizzare i fondi Fas e le somme stanziate dall'Europa in un'ottica aggiuntiva".

Il sociale e la cura alla persona risultano gravemente trascurati dal bilancio preventivo 2008, quali sono gli interventi che la Regione dovrebbe realizzare per riequilibrare o meglio, rendere effettivi questi servizi?
"La Regione ha sempre puntato sul sanitario, quasi mai sul sociale. Occorre ridurre significativamente l'utilizzo abnorme dell'ospedalizzazione, cosa inattuabile senza che vengano create alternative al ricovero. Molti dei 35 ospedali che abbiamo andrebbero riconvertiti in strutture sociosanitarie adeguate alla domanda dei cittadini, ma la resistenza dei sindaci e dei primari delle strutture è sempre molto elevata, contribuendo a perpetuare un sistema in cui l'utente paga tasse impegnative per un eccesso di servizio che non copre le sue reali esigenze".

Le tariffe:  non dovevano diminuire?
"Al Contrario. Sono aumentate. Mesi fa abbiamo avviato una piattaforma con Cgil e Cisl costituita da pochi essenziali punti. L'idea di base sarebbe quella di annullare le tasse create ad hoc per il risanamento del deficit, una volta recuperato. Inoltre occorre assolutamente introdurre fasce sociali per quanti soffrono condizioni d'indigenza. Alle prossime elezioni dovrebbero essere presentati programmi che tengano conto di quanto tasse e tariffe soffochino i consumi dei contribuenti. I partiti dovrebbero tornare a selezionare i propri candidati abbandonando la logica del voto a tutti i costi, che poi si ritorce inesorabilmente contro lo schieramento quando si tratta di realizzare riforme essenziali.
A livello nazionale i referenti dei grandi partiti dovranno mettere in chiaro cosa intendono fare per la Regione, giocando a carte scoperte: la cosa fondamentale è che non si adotti l'illusione di un ulteriore debito per sanare quello attuale, il sistema crollerebbe".

Il terzo rapporto sugli italiani all'estero ha messo in luce un nuovo fenomeno: l'emigrazione d'elite. I giovani neolaureati espatriano in numero sempre crescente, anche a livello locale la tendenza non è delle migliori. Come sindacalista cosa suggerirebbe alla Regione per rivitalizzare il mercato del lavoro ?
"Intanto le rispondo come cittadino: sono preoccupato. Come sindacalista posso dire che esistono in Abruzzo realtà industriali come Honda, Micron e Sevel, che a differenza delle grandi imprese nazionali non si comportano come cattedrali nel deserto, ma si relazionano con il territorio in un'ottica di sviluppo e innovazione, che se assecondata porterebbe molta nuova occupazione. Manca purtroppo il collegamento tra Università e mondo reale. La Uil ha sempre promosso la realizzazione di una sinergia tra ambiente accademico, Regione, Imprese e Sindacati.
Ma con scarsi risultati. Siamo la settima Regione industriale in Italia, abbiamo il potenziale giusto, occorre la cosa più difficile: essere chiari, trasparenti, non illudersi più con stratagemmi di corto respiro, e iniziare seriamente il processo di razionalizzazione e riorganizzazione del servizio sanitario abruzzese come dell' amministrazione pubblica."

GDC


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