"Il discorso del re", un film 'balbuziente'

La recensione del film

12 Febbraio 2011   09:49  

Regia: Tom Hooper
Cast: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Jennifer Ehle, Derek Jacobi, Michael Gambon, Timothy Spall, Anthony Andrews, Filippo Delaunay, Dominic Applewhite, Jasmine Virtue, Max Callum, Tim Downie, James Currie, Harry Sims, Anna Reeve Cook, Mark Barrows, Sean Talo, Dick Ward, Mary Robinson, Naomi Westerman, Freya Wilson, Eve Best.
Genere: Storico
Durata: 111 minuti
Voto: OOO

La storia di Re Giorgio VI d’Inghilterra, da sempre affetto da una forma debilitante di balbuzie, e della sua incoronazione improvvisa. Con il paese sull’orlo della guerra e bisognoso di un leader, la moglie Elisabetta organizza un incontro con l’eccentrico logopedista Lionel Logue: con l’aiuto suo, della famiglia, del governo e di Churchill, il Re riuscirà finalmente a superare il suo problema, tenendo un discorso alla radio che ispirerà il suo popolo e lo unirà in battaglia.

"L'ultimo discorso del re" è il classico film da far vedere nelle scuole di recitazione, perchè la pellicola può vantare la presenza di almeno tre interpreti di grandissimo spessore: Colin Firth, Geoffrey Rush ed Helena Bonham Carter. Il primo riesce a restituire una figura di sovrano tenera ed umanissima, lontana dalla pomposità del ruolo a cui è chiamato. Il suo Giorgio VI (per gli spettatori Bertie) è un uomo fragile a cui è difficile non affezionarsi. Ciò che importa qui non è dare un'immagine pubblica ma privatissima con grande attenzione per la fragilità di un grande della storia.

Geoffrey Rush è perfetto nel ruolo di un logopedista dallo humor tipicamente inglese, capace di fare da psicologo e amico al suo assistito. Infine, come non sottolineare la grazia della Bonham Carter calatasi alla perfezione nei panni di una perfetta lady londinese, di poche parole ma assolutamente efficaci. Bene, basterebbe l'interpretazione di questi tre grandi a giustificare il prezzo del biglietto.

E, forse, le cose memorabili di questo film finiscono qui. Si, perchè la sceneggiatura non è impeccabile e, ironia della sorte, sembra balbettare come il suo protagonista. Alterna, infatti, momenti di grande efficacia narrativa, con dialoghi irresistibili e taglienti, ad altri aulici e tremendamente noiosi. Decisamente televisiva (e non poteva essere altrimenti) la regia dell'esperto di sceneggiati per il piccolo schermo Tom Hooper, il quale alterna primi piani strettissimi a campi larghi, dando vita ad una direzione essenziale ma alquanto monotona.

Tre attori così valgon bene un biglietto!

Francesco Balzano

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