Il piano di ricostruzione e le sue dimenticanze

di Luigi Fiammata

30 Luglio 2010   14:50  

Il 20 luglio 2010 è stato pubblicato il Documento "Linee di indirizzo strategico per la ripianificazione del Territorio", a cura del Commissario Delegato per la Ricostruzione, Presidente della Regione Abruzzo, e della Struttura Tecnica di Missione.

E' un Documento molto complesso ed articolato. In cui convivono importanti spunti di interesse e clamorose dimenticanze. Affermazioni di principio inaccettabili, e posizioni condivisibili. Sfasature temporali e posizioni teoriche corrette, ma contraddette dal contesto e dagli atti sin qui compiuti sul Territorio dal Governo e dalla Protezione Civile.

E' un Documento in cui brillano le assenze. Non c'è il Lavoro; non c'è la Cultura; non c'è la ASL, e non c'è l'Università; non ci sono i fenomeni migratori; non c'è l'immenso campo della cura della persona; non c'è L'Aquila città Capoluogo di Regione.

Non è questa la sede, e non posso certo pretendere di farlo da solo, per contrapporre a questo Documento una riflessione complessivamente alternativa. Posso solo provare a segnalare alcune questioni che a me sembrano di rilievo, e su cui sarebbe importante aprire un pubblico dibattito, con l'obiettivo di costruire un insieme di consapevolezze e proposte realmente partecipate. Una visione del nostro futuro.

Innanzitutto, il Documento si dà un orizzonte spaziale: si propone cioè di costruire Linee Guida per l'intero territorio del Cratere, che comprende 57 Comuni a cavallo tra le province di L'Aquila, Pescara e Teramo. Questa area geografica è battezzata "Città-Territorio".

In questo modo si tagliano le relazioni con i Comuni non colpiti dal sisma, ma collegati a L'Aquila da intensi rapporti storici economici e sociali; non viene in alcun modo considerata la relazione tra L'Aquila e la sua Provincia, nei centri più importanti di Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro. E' una scelta. Per me non corretta, e dalle pesanti implicazioni.

Il Documento si propone di gerarchizzare le relazioni tra Territori, proponendone anche specializzazioni, tra flussi di mobilità e infrastrutture. L'approccio è interessante, ma da approfondire. Dentro un Abruzzo policentrico i flussi, materiali e immateriali, devono costruire una rete, di cui sono essenziali i nodi: fino a ieri, i nodi erano frutto di stratificazioni storiche, economiche, sociali, e politiche, ora occorre pensare nuovi nodi di connessione: questa materia, di ampia suggestione, oggi merita delicatezza nelle scelte, lungimiranza e condivisione.

La logica che informa il Documento, è quella del "piano di impresa per il posizionamento nel mercato". Se questa logica ha un senso, non può però essere l'unico senso possibile: si comprende perciò che il Documento assegni alla Istituzione Locale l'unico ruolo di "facilitatore" della contrattazione tra progetti di Soggetti Privati, con il compito di favorire una "selezione sociale basata sul merito, la responsabilità, il rischio", ma si tratta di una visione di fondo che elimina, alla radice, l'idea di coesione sociale, di eguaglianza nelle opportunità, di intervento a tutela di interessi deboli, ma prioritari per il bene comune. Si tratta di una visione di fondo che cancella il ruolo della Istituzione Pubblica di promozione degli interessi socialmente rilevanti.

Per converso, il Documento si preoccupa di segnalare la necessità, stringente, di non consumare altro suolo, di tutelare le acque, il paesaggio e l'ambiente, di intervenire sul rischio idrogeologico, ma lo fa a valle degli interventi del Progetto C.A.S.E., in una condizione cioè in cui l'intervento sul suolo e sugli spazi c'è già stato, pesante e senza partecipazione dei Cittadini.

Il Documento si preoccupa dei fenomeni di spopolamento e di invecchiamento della popolazione dei Comuni montani e minori, e propone di tenere lì servizi, commercio e istruzione, sanità; proprio mentre le scelte del Governo, e in parte anche le scelte della Regione Abruzzo, vanno in una direzione radicalmente opposta. Il Documento ignora del tutto le problematiche e anche le opportunità che i fenomeni migratori producono su questo quadro.

Il Documento assegna a tutto il Territorio del Cratere un ruolo, dentro la scelta strategica della Regione di essere Piattaforma dello scambio e dell'attraversamento tra Tirreno e Adriatico. Ma in questa ottica la città de L'Aquila viene esclusa dalle grandi direttrici dei flussi della mobilità, sia su gomma, che su rotaia: le azioni di sistema proposte privilegiano tutte la direttrice Roma-Pescara, passando per Avezzano, arrivando alla beffa di proporre un parcheggio di scambio in Piazza d'Armi, a servizio di una fantomatica fermata del tram che dovrebbe condurre alla stazione ferroviaria.

Il Documento ignora sostanzialmente i temi della Ricerca e dell'Innovazione, arrivando a fare un elenco di centri di ricerca presenti nel Territorio, tra i quali figurano situazioni ampiamente decotte ( il Parco Scientifico e Tecnologico ), situazioni in profonda crisi ( CNX ), situazioni fuori dal cratere ( il CRAB ), dimenticando clamorosamente l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Senza che sia posta una reale strategia di comunicazione tra Enti presenti, senza che sia delineata una strategia di attrazione per altri Centri nazionali o internazionali, senza che vi sia un riferimento organico all'Università, se non per dichiarare la necessità di supporto che questa dovrebbe avere a servizio di imprese private.

Tutta la discussione sul Turismo prescinde dalla situazione post sisma dei Beni Culturali e delle Emergenze Artistiche, che pure potrebbe essere oggetto di una nuova economia del restauro e del riuso, pur contenendo alcune indicazioni teoriche che potrebbero essere utilmente praticate.

La proposta sugli spazi urbani è troppo teorica e letteraria, pur essendovi presenti importanti indicazioni relative alla tutela dei terreni agricoli, ma ignora del tutto gli spazi pubblici e di socialità, di comunicazione, e, paradossalmente, mentre il Documento è molto preoccupato, giustamente, del Trasporto Pubblico su gomma extraurbano, sembra lasciare all'attuale stato di difficoltà finanziaria quello urbano che pure ha nuove e pesanti esigenze da soddisfare.

L'intera tematica del ciclo dei rifiuti non compare affatto nel Documento, così come non vi compaiono scelte di impiantistica urbana "intelligente" e non sono delineate scelte strategiche sull'Acqua, anche alla luce della recente riforma che ne privatizza la gestione. Troppo generica appare la discussione sulle fonti energetiche rinnovabili.

L'unica forma di sostegno all'economia di cui si fa cenno è la Zona Franca Urbana. Del tutto inadeguata al Territorio e portatrice potenziale di pericolosi squilibri.

L'Aquila città Capoluogo di Regione è solo un "centro di competenze".

Integralmente ignorata è la dimensione di una Politica Culturale, della Musica e dello Spettacolo.

La ASL, anche con il suo potenziale di Ricerca e di rapporto con l'Università non è neanche citata.

Va aperto un pubblico dibattito, che coinvolga tutti gli Attori Sociali, e i Cittadini, ed è da questo dibattito che possono uscire davvero delle linee di indirizzo strategico per il nostro Territorio. Va costruito un reale sistema che governi la partecipazione degli Attori Sociali e dei Cittadini alle scelte.

Senza questi elementi di fondo ci troveremmo di fronte ad un Documento, che, a prescindere dalla bontà o discutibilità delle sollecitazioni, sarebbe integralmente da rigettare, perché figlio di una logica che prevede uno solo che comanda e tutti gli altri, soli, e senza voce.

 


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