Il prima e il dopo sisma dell'economia aquilana in un dossier della Confcommercio

13 Aprile 2012   12:41  

Si è svolto a Roma lo scorso 4 Aprile presso la sede del Ministero per la Coesione Territoriale un incontro tra il Ministro Fabrizio Barca ed il Direttore di Confcommercio L’Aquila Celso Cioni sulla problematica situazione che le micro e piccole imprese del commercio, del turismo e dei servizi si trovano a fronteggiare nel Capoluogo e nei Comuni del “cratere”, dopo il sisma del 6 Aprile 2009.

La Direzione della Confcommercio ha consegnato al Ministro una corposa relazione che analizza le tante criticità del rilancio delle attività produttive e che contiene un’analisi della situazione attuale e le proposte d’intervento che potrebbero essere necessarie per sostenere in questa difficilissima situazione migliaia di micro imprese locali.

“E’stato un incontro franco e positivo - ha detto il direttore Cioni - tenevamo in particolare ad evidenziare che i settori economici più colpiti dal sisma sono stati il piccolo commercio e l’artigianato, in particolare nel centro storico del Capoluogo, ed il messaggio è stato raccolto dal Ministro Barca che ha già un esauriente quadro della situazione ed idee chiare sul percorso da intraprendere. 

IL DOSSIER DI CONFOCOMMERCIO

A - LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL COMPRENSORIO AQUILANO E DEL SETTORE COMMERCIO IN PARTICOLARE NELLA FASE PRE-SISMA

Dalla metà degli anni ottanta l’economia del comprensorio aquilano , dopo un ventennio di espansione occupazionale nel settore dell’industria del c.d. Polo Elettronico prevalentemente “IRIZZATO”, l’avvio della crisi del modello dell’industria assistita e del settore delle telecomunicazioni, nonché la fuoriuscita del regime dal c.d. OBIETTIVO 1, hanno determinato un elevatissimo numero di espulsioni dal mondo del lavoro ed i licenziamenti di migliaia di ex dipendenti delle aziende del polo elettronico (Siemens, ITALTEL, FINMEK…), che nel momento di massima occupazione, durante gli anni settanta, avevano raggiunto circa le 8.000 unità nel solo capoluogo aquilano.

E proprio tra gli anni settanta ed ottanta, le migliaia di nuovi portatori di reddito “sicuro” avevano dato slancio ad un notevole sviluppo economico che, peraltro non aveva riguardato solo L’Aquila e la sua Provincia, ma l’intero “SISTEMA ABRUZZO” che proprio per la forte presenza di industria assistita ed in concomitanza alla realizzazione di lavori pubblici di rilevante entità (Autostrada L’Aquila- Roma prima e Laboratorio del Gran Sasso poi) avevano consentito alla Regione Abruzzo di uscire per prima in Europa, dai parametri del sottosviluppo.

Questi ultimi, in realtà, furono messi in discussione a metà degli anni ottanta, ma grazie all’autorevole azione politica del Vice presidente della Commissione Europea On. Lorenzo Natali, nonché al peso politico di un altro personaggio di spessore nazionale, l’On. Remo Gaspari, la fuoriuscita dall’Obiettivo 1 fu rinviata di diversi anni e si verificò all’inizio degli anni novanta per effetto del Decreto Mastella - Pagliarini.

E proprio tra metà degli anni ottanta e l’inizio di quelli novanta, iniziò un processo di evidente arretramento occupazionale ed economico per l’intero comprensorio aquilano. L’industria assistita avviò le procedure di riduzione del personale ed il fragilissimo sistema delle piccole industrie locali che si trovavano nella fase di sviluppo embrionale, subì un deciso colpo ed iniziò ad invertirsi una rotta che era stata positiva per lunghi anni.

Buona parte dei lavoratori espulsi dall’industria di cui sopra, peraltro, ancora in giovane età intraprese nuove attività commerciali utilizzando le disponibilità finanziarie che derivavano da incentivi al licenziamento o dall’erogazione dei trattamenti di fine rapporto. Spesso si trattava di persone che avevano scarsa competenza ed esperienza commerciale ma che vedevano nel crescente numero di universitari provenienti da altre città, un bacino potenziale di utenti di servizi commerciali.

Diverse di queste nuove micro imprese che si unirono a quelle esistenti, queste ultime per lo più gestite da famiglie di commercianti storici di solito già alla seconda generazione, a causa di scarsa esperienza iniziarono ad incontrare difficoltà già alla fine degli anni novanta e quelle che riuscirono a sopravvivere, iniziarono ad indebitarsi con il sistema bancario e non solo.

Negli anni successivi e parliamo quindi del nuovo secolo e della prima parte del suo primo decennio, molte imprese commerciali, anche quelle gestite da commercianti esperti, stentavano nelle loro gestioni e nei due - tre anni precedenti al sisma erano entrate in una situazione di difficoltà che non in pochi casi, venivano compensate da piccole rendite derivanti da affitti riscossi dai giovani universitari che, negli ultimi anni, erano nel frattempo divenute la principale risorsa del territorio, unitamente ad un turismo per lo più mordi e fuggi, legato allo sci ed agli sport alpini ed al turismo ambientale e culturale, peraltro mai organicamente decollato.

I commercianti che più recentemente erano apparsi sul mercato (per lo più ex dipendenti del Polo Elettronico) e che non disponevano di redditi da affitti, iniziarono a vedere crescere la propria esposizione debitoria con il sistema bancario.

Nell’immediato dopo sisma, unitamente all’Ufficio Studi Nazionale di Confcommercio, approntammo uno studio su una campionatura statisticamente significativa, da cui emerse che nei due anni precedenti al terremoto, le piccole e medie aziende aquilane avevano fatto registrare indici di indebitamento superiori al 50% rispetto al dato nazionale.

Questo vuol dire che il nostro sistema di PMI del terziario era già entrato in difficoltà per varie ragioni, non ultima quella dell’espansione della G.D.O., PRIMA DEL SISMA.

Ciò che però sorreggeva i piccoli commercianti a “tener duro”, pure di fronte alle difficoltà, è stato per anni “IL VALORE DELL’AVVIAMENTO” che ancora veniva riconosciuto come tale e ciò, anche a fronte di presenti volontà da parte di giovani, per lo più figli di famiglie di professionisti che, non trovando sbocchi nel mondo del lavoro pubblico o privato, si affacciavano con interesse crescente verso il terziario ed in particolare ai pubblici esercizi, ai pubs, alle attività di piccola ristorazione e di intrattenimento che ruotavano nell’ORBITA DEL MONDO UNIVERSITARIO e della C.D. “MOVIDA AQUILANA”, alimentata da oltre dodicimila studenti universitari provenienti da altre città e luoghi italiani. Il fenomeno riguardava anche il settore dell’abbigliamento giovanile e dei servizi in genere. Tutto questo consolidava la convinzione tra i commercianti sul “VALORE DELL’AVVIAMENTO” e li sosteneva nel proseguire le proprie attività anche in una congiuntura negativa preesistente al SISMA.

B. ALCUNI DATI SUL SETTORE DEL COMMERCIO ALLA DATA DEL 5 APRILE 2009, DELLA CITTA’ DELL’AQUILA E DEL COMPRENSORIO DEL CRATERE

Il tessuto distributivo presente nella città capoluogo faceva rilevare nel solo centro storico oltre 900 attività commerciali di piccole dimensioni e, complessivamente, circa 2.500 partite IVA che ricomprendevano oltre il settore commerciale, le imprese artigiane, di servizi, nonché i professionisti. Nel medesimo contesto del centro cittadino erano presenti nello storico Mercato di Piazza Duomo che, dal 1308, ospitava quotidianamente, circa 130 aziende di ambulanti e una decina di coltivatori diretti.

Dal 6 Aprile 2009 l’istituzionalizzazione della c.d. “ZONA ROSSA” ha espulso questa migliaia di piccoli imprenditori dai loro luoghi di lavoro costringendoli a RICOLLOCAZIONI “FAI DA TE” ed ispirati al principio “SI SALVI CHI PUO’”, in assenza di un PIANO COMMERCIALE D’EMERGENZA che CONFCOMMERCIO, per mesi, inutilmente richiese in sede istituzionale e che avrebbe perlomeno ridotto gli effetti odierni di una sorta di FAR WEST del settore.

Infatti la casualità fatta SISTEMA, ha obbligato gli esercenti cittadini a localizzarsi in piccole gallerie commerciali di fortuna e sparsi un po’ stile “cacio sui maccheroni” in un territorio di decine di chilometri, smantellando di fatto un sistema distributivo che precedentemente all’evento sismico, era concentrato in un perimetro che si estendeva per poco più di un chilometro e cinquecento metri. Lo smantellamento di questo storico e consolidato SISTEMA DISTRIBUTIVO, ha imposto agli operatori, in assenza di qualsiasi sostegno economico ed in totale mancanza di pianificazione, a sostenere nuovi investimenti per esercitare la propria attività d’impresa, in contesti quasi sempre privi delle pur minimali condizioni di praticabilità commerciale.

Detti nuovi investimenti, per larghissima parte, sono stati realizzati con il ricorso al credito ordinario, in totale assenza di una qualsiasi politica mirata di sostegno che, invece, era evidentemente necessaria.

L’unico ed esclusivo sostegno al reddito concesso a questa migliaia di aziende è consistito in n. 3 mensilità da 800 Euro per complessivi 2.400 Euro ad impresa, in questi primi 36 mesi e, quindi, circa 60 Euro al mese per azienda nel periodo Aprile 2009 – Aprile 2012!!! Ciononostante, delle oltre 900 attività preesistenti al sisma presenti nel solo centro storico cittadino (il più colpito dal terremoto), oltre 630 si sono autonomamente ricollocate nei primi sei mesi dopo l’evento catastrofico assicurando la ripresa dei servizi essenziali agli sfollati ed all’intero sistema degli addetti ai soccorsi.

Allo stato attuale, circa duecento aziende ancora non hanno deciso definitivamente cosa fare delle proprie imprese, conseguentemente ad una assenza di qualsivoglia strategia attuale e prospettica, UNA ROTTA CHE ANCORA STENTA A MANIFESTARSI e che alimenta l’incertezza, condizionando l’agire di numerosi operatori che non sono in grado di programmare il presente ed il futuro delle proprie aziende ed ai quali, di fatto, viene sottratto il diritto costituzionale al lavoro. A queste aziende che potremmo definire “NEL LIMBO” e figli di una evidente IGNAVIA ISTITUZIONALE, si aggiungono quelle imprese che grazie ad un’iniziativa promossa dalla task force Confcommercio Nazionale e Provinciale che propose ed ottenne con non poca fatica la c.d. “AGIBILITA’ PARZIALE” dal Comune dell’Aquila (con la procedura semplificata per velocizzare l’iter burocratico) che ha sinora consentito a circa 35 piccoli esercizi di riaprire nel centro storico cittadino, anche queste abbandonate al loro destino di “pionieri solitari della rinascita del centro storico” e pressoché, tutte in grande sofferenza gestionale, considerata la scarsissima frequentazione dei cittadini durante i giorni feriali, di quel che resta del centro del capoluogo.

Alcune di tali attività hanno esposto di recente i cartelli “CEDESI ATTIVITA’” e questo doloroso quadro meriterebbe urgentemente una politica di agevolazioni fiscali e sostegni economici, purtroppo sinora neanche allo studio. A tale riguardo e per carità di Patria, si evita di riferire sull’iter della c.d. “Zona Franca” per più di due anni sbandierata da più parti politiche e che ha visto l’epilogo tristemente ormai noto a tutti. Una ennesima presa in giro che forse poteva e doveva essere evitata.

Sulle ipotesi di rilancio dell’economia del centro storico, Confcommercio unitamente ad altre Associazioni di Categoria che fanno riferimento a R.ETE. IMPRESE ITALIA, ha prodotto un corposo lavoro durato alcuni mesi (anno 2010) e che ha visto coinvolti decine di tecnici (architetti, geologi, ingegneri…) che hanno realizzato materialmente circa 600 sopralluoghi nei negozi del centro storico, stilando una corposa documentazione tecnica e rappresentazione grafica di attività che avrebbero potuto riprendere nel breve, nel medio e nel lungo periodo e che alleghiamo alla presente, precisando che tale lavoro fu consegnato al Comune dell’Aquila nell’autunno 2010 contestualmente ad un plastico che giace esposto nella Casa Comunale unitamente alle relazioni tecniche che, purtroppo, anch’esse, giacciono polverosamente nei cassetti municipali.

Quanto sopra riguarda essenzialmente le problematiche del settore commerciale nella città capoluogo e nel Comune dell’Aquila, tuttavia negli altri Comuni del Cratere le realtà non risultano molto diverse.

Infatti, negli altri Comuni del circondario per lo più, con rare eccezioni, siamo di fronte a piccole realtà municipali con scarsa popolazione, di età media avanzata ed interessate da anni dal fenomeno di spopolamento delle c.d. “aree interne montane”caratterizzate da basso livello di servizi nei quali, complessivamente, erano presenti alcune centinaia di piccole attività commerciali che hanno affrontato il medesimo destino dei colleghi del capoluogo, in un contesto di difficoltà già preesistenti il sisma.

In questa cornice di piccoli e piccolissimi Comuni, fanno eccezione i Comuni di San Demetrio, di Pizzoli, di Montereale, di Scoppito che anche per la finitima insistenza con l’area della Città capoluogo, fanno registrare una interessante densità demografica cui fa riscontro una tendenza positiva di nuovi insediamenti commerciali, per lo più derivanti da delocalizzazioni post terremoto provenienti dall’Aquila.

Anche in questi casi le attività commerciali nei centri storici dei medi e dei piccoli paesi, non vi è stata se non da parte dei Comuni, alcuna politica di sostegno nella fase post-sisma. Questo vale anche per le piccole attività commerciali esistenti nei comuni montani insediati alle falde del Massiccio del Gran Sasso D’Italia (Barisciano, Castel del Monte, S. Stefano di Sessanio) e nel comprensorio dell’Altopiano delle Rocche (Rocca di Mezzo, Rocca di cambio, Ovindoli) e di Lucoli, che unitamente alle imprese alberghiere, vivevano prevalentemente del turismo invernale ed estivo della montagna che, peraltro, ha pesantemente risentito degli effetti del terremoto, alterando anche la gestione tipica penalizzata dalla “forzata” ospitalità delle popolazioni sfollate negli anni 2009, 2010, 2011.

Tale “forzata” e per certi versi “falsata” realtà turistica, ha prodotto effetti negativi anche sulle attuali gestioni che, faticosamente, tentano di tornare al libero mercato avendo nel frattempo perso quote rilevanti di un contesto competitivo nazionale, peraltro già fiaccato dalla crisi economica.

C. LE INIZIATIVE ASSUNTE DA CONFCOMMERCIO NAZIONALE E PROVINCIALE NEL POST SISMA.

Nelle immediate giornate successive al 6 Aprile 2009, il Presidente nazionale Carlo Sangalli , dopo aver visitato personalmente la Città capoluogo, dispose l’istituzione di una task force Nazionale guidata dal Vice Presidente Nazionale Renato BORGHI e composta dal Dott. Andrea COLUCCI Responsabile Organizzativo, dell’Arch. Angelo PATRIZIO Responsabile Nazionale Infrastrutture che per oltre diciotto mesi hanno vissuto e frequentato settimanalmente la città, per guidare ed affiancare l’azione della locale Associazione Provinciale.

1. Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi al sisma la struttura nel suo insieme collaborò intensamente con la Protezione Civile Nazionale e trovò un interlocutore particolarmente efficace nell’allora Prefetto Dott. Franco Gabrielli, con il quale si avviò una intensissima collaborazione che sfociò, nel mese di Aprile, in numerose riunioni cui parteciparono oltre settecento imprenditori del settore e che vide realizzarsi il “CENSIMENTO DEI DANNI” primo in assoluto effettuato e che vide compilare altrettanti questionari da parte dei commercianti. Tale censimento, risultò utile per fornire le prime approssimative stime necessarie per le Istituzioni al fine della quantificazione dell’entità dei danni subiti dalle attività produttive.

Un’altra realizzazione concreta fu l’ottenuta riapertura di parte della Zona Rossa che il Prefetto Gabrielli, accolse su pressante proposta Confcommercio e che ha consentito la riapertura di alcune decine di attività commerciali nel centro storico.

2. Nei mesi successivi su stanziamento da parte della FONDAZIONE ORLANDO (Sistema Confcommercio) di 1 MILIONE DI EURO fu avviato lo studio e la progettazione di una galleria commerciale in Bazzano che avrebbe potuto ospitare oltre 200 piccole attività del Centro Storico ad un costo di affitto/mq di 12,80 Euro.

Confcommercio raccolse 380 disponibilità da parte dei commercianti ma la mancata accoglienza da parte del Comune della richiesta di proroga a 6 anni per la delibera di ricollocazione, impedì la realizzazione del progetto e quindi il milione di euro messo a disposizione dal Sistema Confcommercio non fu più investito, perdendo una preziosa occasione e concrete risorse disponibili per favorire il rilancio produttivo.

La realizzazione aveva come obiettivi:

a) Mantenere unita una buona parte del contesto del commercio del centro storico cittadino che sarebbe restato un “unicum” con proiezioni anche sul futuro ritorno tra le mura cittadine allorquando la ricostruzione fosse ultimata;

b) Un livello “politico” di “equo canone” (meno di 13 Euro/mq contro i 25/40 Euro che attualmente pagano i commercianti e che non sono sostenibili mediamente con il livello dei ricavi delle attività commerciali);

c) Fornire in un “ridotto” Mercato degli Ambulanti un’alternativa temporanea a Piazza Duomo;

d) Impedire la delocalizzazione selvaggia e “fai date” che di fatto ha atomizzato e polverizzato un sistema distributivo che era concentrato dentro le mura. N.B. Presso la Sede Confcommercio è conservato il plastico del progetto che prevedeva superfici commerciali da 30 a 250 mq per soddisfare le diverse esigenze degli operatori.

3. Proposta istituzione “AGIBILITA’ PARZIALE”, rilevamento e censimento delle Imprese del Centro Storico.

Nel 2010 guidato dall’Arch. ANGELO PATRIZIO un gruppo di ingegneri e professionisti realizzò un corposo lavoro di sopralluogo fisico in circa 600 locali del centro storico, redigendo una corposa documentazione tecnica e rappresentazioni grafiche (come da allegati) che indicava la possibilità di riaperture di attività commerciali nel centro cittadino nel breve, medio e lungo periodo. L’iniziativa fu promossa in collaborazione con altre Associazioni di Categoria del Sistema R.ETE. IMPRESE ITALIA.

Nel Luglio 2010, circa novanta aziende, manifestarono ufficialmente la volontà di riaprire nel centro storico e gli elaborati, ivi compreso un plastico raffigurante il centro cittadino furono consegnati, dove giacciono, in Comune.

Nel mese di Agosto 2010, purtroppo un nuovo sciame sismico interessò il territorio circostante L’Aquila (zona Montereale) e in modo inferiore anche il capoluogo, e ciò indusse il Sindaco Cialente a chiudere di nuovo la Zona Rossa così che le volontà delle novanta aziende predisposte alla riapertura, fu nuovamente e definitivamente “gelata”.

4. Sempre su stimolo degli operatori commerciali aquilani, in particolare degli ambulanti, Confcommercio tramite l’Arch. A. Patrizio elaborò il progetto del Mercato Temporaneo in Piazza D’Armi, ottenendo dalla Protezione Civile 1 MILIONE di Euro di risorse finanziarie per riavviare lo storico mercato cittadino (esistente dal 1308) nel quale avrebbero potuto riprendere la proprie attività ben 100 aziende commerciali su aree pubbliche e 30 aziende di coltivatori diretti. I lavori, fermi negli ultimi cinque mesi, sono ripresi nei giorni scorsi ed auspichiamo e richiediamo che terminino, così come previsto, entro il mese di Aprile 2012.

5. Confcommercio, nella primavera 2011, propose alla Camera di Commercio di organizzare gli Stati Generali dell’Economia e del Lavoro avviati nell’Ottobre 2011 e che riprenderanno nel prossimo Aprile con la Sessione dedicata al Turismo.

In quell’occasione parteciparono oltre 900 imprenditori della Provincia e tutte le rappresentanze della parti sociali ed economiche del Territorio che avanzarono un’articolata serie di proposte per definire un piano di rilancio socio – economico per l’intero territorio provinciale ed i cui atti sono a disposizione presso la Camera di Commercio di L’Aquila.

D. LE PROPOSTE DI CONFCOMMERCIO PER AGEVOLARE LA RIPRESA DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE NEL COMUNE DELL’AQUILA E NEI COMUNI DEL CRATERE.

E’ opportuno, prima di elencare le ipotesi di intervento ritenute da questa Organizzazione necessarie per il rilancio del sistema economico, sottolineare che il settore che evidentemente ha subito maggiormente gli effetti devastanti del sisma E’ QUELLO DEL PICCOLO COMMERCIO.

Un tessuto imprenditoriale cittadino davvero amputato e devastato. Altri settori economici pur colpiti dai danni, nelle settimane immediatamente del dopo terremoto erano tornati a produrre, ciò che di fatto ancora oggi è impedito agli operatori del commercio che hanno perduto tra l’altro, un RILEVANTE VALORE DELL’AVVIAMENTO frutto di anni d’attività ANNULLATO DAL SISMA.

Si tratta di un valore quantificabile in svariate centinaia di milioni di euro che in qualche modo bisognerebbe risarcire, anche con un programma pluriennale, alla larga platea di aziende del capoluogo e del “cratere”.

Altra premessa necessaria da precisare, è che la nostra Organizzazione si riconosce pienamente nei documenti prodotti in precedenza dal c.d. “Comitato delle Attività Produttive” elaborati dalla Camera di Commercio e tempo per tempo consegnati ai vari livelli istituzionali.

Le proposte di possibili interventi da porre in campo:

- Le rappresentate difficoltà di numerose aziende nei confronti del sistema bancario e di Equitalia richiederebbero un provvedimento, sulla falsa linea del recente Decreto Legge sul sistema “compensazione” del debito e che potrebbe concedere una sorta di “seconda chance” esclusivamente a quelle imprese che erano insediate nell’area del cratere prima del sisma ed in grado anche di risolvere numerosissime casistiche relative ad imprese segnalate negativamente in “crif” e che impediscono a centinaia di PMI di usufruire di credito bancario;

- Riservare al settore commerciale, che insieme a quello del piccolo artigianato è stato il settore economico effettivamente devastato dagli effetti del sisma, una quota consistente dei 90 milioni di euro disponibili da distribuire con i criteri del “de minimis”;

- Procedere ad una rilevazione e quantificazione con criteri rigorosi del “VALORE AVVIAMENTO” e studiare misure pluriennali di ristoro, anche attraverso agevolazioni fiscali e/o similari a 1 favore di aziende del piccolo commercio e dell’artigianato insediate prima del sisma nel cratere;

- Individuare facilitazioni ed agevolazioni per le aziende che nei prossimi tre anni decideranno di re insediarsi nei centri storici della Città Capoluogo e dei Comuni del Cratere, al fine di favorire il processo di rivitalizzazione del centro cittadino;

- Riaprire i termini per le aziende preesistenti al sisma che, per motivate ragioni legate agli effetti del terremoto, non hanno potuto presentare le relative domande per l’indennizzo dei danni subiti;

- Eliminare dalle Ordinanze il discriminante trattamento tra privato cittadino e cittadino imprenditore per il rimborso dei danni ai beni mobili danneggiati;

- Predisporre unitamente alla Regione, alle Università Abruzzesi ed alle parti sociali un PROGETTO denominato: “INVESTIAMO IN FOSFORO”, un articolato progetto di formazione pluriennale, per fornire al mondo produttivo, in particolare a quello del commercio, del turismo e dei servizi, le necessarie competenze professionali che contribuiscano al riposizionamento del “SISTEMA L’AQUILA” e di quello Regionale sul mercato, al fine di trasformare l’attuale fragile quadro, in un COMPETITIVO SISTEMA TERRITORIALE.

- Porre in essere meccanismi agevolativi per le PMI che assumono o trasformano contratti esistenti di precariato in rapporti di lavoro a tempo indeterminato;

- EQUITALIA e INPS: istituire un tavolo nazionale dedicato all’esame della straordinaria situazione che riguarda l’intera Provincia dell’Aquila unitamente ai comuni del “cratere” considerata la peculiare condizione affrontata negli ultimi tre anni dalle imprese operanti nel territorio;

- Studiare un meccanismo “virtuoso” che incentivi gli acquisti negli esercizi commerciali preesistenti al sisma e censiti nei comuni del cratere (es. una card “io compro qui, il mio paese vivrà”).

- Consentire al Sistema delle Camere di Commercio e dei Confidi che conoscono a fondo ed interagiscono costantemente con il sistema produttivo locale, di divenire per conto dello Stato e delle Istituzioni Locali, veri enti di riferimento ed erogatori, ai vari livelli, delle progettualità e delle risorse comunitarie, nazionali, regionali ecc.., poste in campo per il rilancio delle attività produttive nell’area del cratere.


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