Il ritorno del sempre grande Clint

La recensione di "Gran Torino"

19 Marzo 2009   15:03  

VOTO: OOOO

Regia: Cint Eastwood

Cast: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her

Walt Kowalsky è un meccanico della Ford in pensione, che passa le sue giornate riparando vecchi elettrodomestici e bevendo una quantità incredibile di birra. Da quando non c'è più sua moglie, l'anziano signore non parla con nessuno, chiudendosi in sè stesso e facendo solo qualche coccola al suo cane Daisy. A peggiorare la situazione c'è il fatto che tutti gli amici di quartiere sono partiti, rimpiazzati da un numeroso gruppo di vietnamiti. Da reduce della guerra asiatica, Walt non può vederli che come l'ennesimo nemico da cui è circondato.
Walt Kowalsky è un uomo solo, e no stiamo parlando di uno che non ha gente intorno. La compagnia di certo non gli manca: i figli, i nipoti, un prete che vorrebbe essergli amico e dei vicini numerosi ed ospitali. Ma a lui non interessa tutto questo, si sente circondato da un trambusto che rovina il silenzio della sua arida anima, ed è convinto che per riportare la quiete occora solo un fucile. Un uomo che si è fermato agli anni '50, che ripara oggetti della sua epoca, convinto che non smettano mai di funzionare, e che siano i migliori mai costruiti. Lui, Walt, si sente un pò così: arrugginito sì, ma migliore di tutti quei giovinastri che trova per strada. Musi gialli, così li chiama, senza spina dorsale, rammolliti e incapaci di dare un senso alla propria vita. Perchè, dunque, curarsi del nuovo? Meglio occuparsi della sua vecchia Gran Torino, e della cagnetta, compagna fedele di una vita. Questo è Walt prima di incontrare Thao, giovane vietnamita timido ed impacciato, suo vicino di casa, e la sorella Sue. I due ragazzi sconvolgeranno la vita del vecchio, ridandogli la gioia di vivere e sostituendo di fatto la sua famiglia, troppo interessata alla sua eredità piuttosto che alla sua salute. Da uomo nuovo è ora pronto a fare i conti con il passato, a mettere da parte quel sentimento di vendetta contro una vita che troppe volte lo ha messo al tappeto, quell'odio che gli ha fatto distorcere la realtà, non capendo che i suoi nemici erano, in realtà, quelli che stavano dalla sua parte. Quei vietnamiti che lui ha tanto disprezzato, sono i fautori di una rinascita insperata della sua voglia di vivere. Proprio quando tutto sembra essere tornato al proprio posto, una nuova tegola cade su Walt: Sue e Thao subiscono una pesante aggressione da un gruppetto di delinquentelli loro connazionali. Quando la rabbia sta tornando, l'uomo capisce il vero senso della vita.
"Gran Torino" ci parla di vendetta, di vita e di morte. Sarà l'ultimo film in cui vedremo Clint 'occhi di ghiaccio'davanti alla macchina da presa, e conviene fiondarsi al cinema per andarlo a vedere, perchè qui la sua è una grande prova d'attore. Walt non è solo un anziano meccanico, è lo specchio di una nazione che da troppo tempo impone con la violenza le sue regole, ed ora si ritrova sola a fare i conti con i propri peccati. Ma Gran Torino non è un film pessimista: Eastwood vuole dare una speranza alla sua America. Il suo sogno è vedere gli U.S.A tornare a dare il buon esempio ai giovani, proprio come fa Kowalsky con i suoi nipoti 'adottivi'. Non è nella vendetta che sta il segreto: quando si subisce un torto, anzi, bisogna rinunciarvi e far capire a chi lo ha fatto, che l'importante è potersi sempre guardare allo specchio. Come fare allora? Basta far morire il vecchio, per dare i mezzi giusti per percorrere la strada del futuro al nouvo. Che sia l'esempio del passato, o una vecchia, ma sempre lucida Gran Torino. Bellissimo.

Francesco Balzano

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