Il sindaco di Pescara Albore Mascia su celebrazione del 25 aprile

26 Aprile 2011   10:43  

“Nessuno ha interrotto il mio discorso ieri durante le celebrazioni ufficiali e istituzionali della Festa Nazionale della Liberazione; al termine dell’intervento sette persone in rappresentanza dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, tra cui rappresentanti di Rifondazione comunista, Pd e Italia dei Valori, hanno liberamente intonato ‘O Bella Ciao’, a fronte di centinaia di cittadini presenti in piazza Garibaldi che hanno invece applaudito le mie parole, ossia un discorso in cui si parlava di libertà, democrazia, indipendenza, unità nazionale e patria, e in cui si elogiava lo stesso Presidente Napolitano. Non ritengo di dover chiedere scusa ad alcuno, non ho offeso, ma anzi esaltato i valori della resistenza; ritengo invece che a chiedere scusa dovrebbe essere l’Anpi che, come nel resto d’Italia, anche a Pescara ha organizzato ieri la ‘gazzarra’ e tra l’altro non ha neanche invitato il sindaco della città alla manifestazione organizzata nel pomeriggio, che pure l’amministrazione comunale ha scelto di patrocinare mettendo subito a disposizione gli spazi richiesti”. E’ il commento del sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia alle polemiche sollevate all’indomani della celebrazione istituzione del 25 aprile, Festa Nazionale della Liberazione.

“Innanzitutto è bene ripristinare la verità dei fatti – ha detto il sindaco Albore Mascia -: ieri in piazza Garibaldi, oltre alle centinaia di cittadini che hanno preso parte alla cerimonia ufficiale promossa dal Comune per celebrare la Festa della Liberazione, c’erano solo sette persone dell’Anpi, tra cui autorevoli rappresentanti di Rifondazione comunista, Idv, Pd e Cgil che già dalle 9 si sono presentati con uno striscione già preparato, pregiudizialmente preconfezionato prima ancora di ascoltare il mio discorso, per essere steso qualunque fossero state le mie parole. Quando ho concluso il mio discorso istituzionale, quelle sette persone hanno cantato ‘O Bella ciao’, ma nessuno ha interrotto il mio discorso che si è svolto regolarmente come da programma, un discorso che ha riscosso i fragorosi applausi dei presenti. Dunque la contestazione non deriva da migliaia di persone, ma da soli sette cittadini, sicuramente autorevoli, ma comunque sette persone. Una contestazione nata, peraltro, per non aver pronunciato le parole che quelle sette persone pretendevano: ebbene – ha proseguito il sindaco Albore Mascia -, se in Italia pronunciare parole come patria, democrazia, unità nazionale, e se elogiare il Presidente Napolitano, significa non celebrare adeguatamente il 25 aprile e quei valori che poi sono incardinati nella nostra stessa Carta Costituzionale, è evidente che siamo dinanzi a una posizione pregiudiziale. Ma l’Italia è un paese in cui ci si confronta. Non credo di dover chiedere scusa ad alcuno per un discorso che intendeva svelenire il clima di scontro che ormai anima la nostra nazione: credo invece che a chiedere scusa debba essere l’Associazione nazionale partigiani che anche a Pescara, come nel resto d’Italia, ieri ha organizzato la ‘gazzarra’, avendo fischiato e contestato, in altre città, anche il Ministro La Russa e ogni altro rappresentante delle Istituzioni. Anpi, tra l’altro, alla quale il Comune ha subito concesso il patrocinio per la propria manifestazione tenuta nel pomeriggio, e ha concesso anche gli spazi richiesti, una manifestazione alla quale però io non sono stato invitato, pur essendo il sindaco. Non accetto il tentativo di trasformare la Resistenza in una festa di parte, perché i valori della Resistenza sono valori a 360 gradi, che appartengono alla sinistra, ma anche ai cattolici, ai laici, ai Repubblicani, da cui provengo, e su tale tema sono pronto a un confronto con chiunque, dai consiglieri Pd Di Pietrantonio e Fusilli all’Anpi stesso. Ricordo che tra i partigiani che hanno fatto la resistenza c’erano infatti comunisti, laici, cattolici e  democristiani. Nel mio intervento ho ripreso gli stessi concetti espressi dal Presidente Napolitano con l’obiettivo di superare le divisioni, e non ho usato le parole ‘resistenza’ o ‘partigiani’ perché la centralità del mio intervento era su altri temi nell’interpretazione del 25 aprile. Il mio obiettivo era quello di guardare oltre, perché la storia ci insegna che gli errori sono sempre da dividere, non sono mai da una sola parte, e se il centro-destra paga il fascismo o il nazismo, allora devo ricordare che non mi è piaciuta neanche la macelleria di piazzale Loreto. Ma non ritengo si possa continuare a inculcare la cultura dell’odio nei nostri giovani, che invece devono superare le vecchie contrapposizioni e cercare i valori della pacificazione che la nostra generazione di amministratori e di rappresentanti delle pubbliche Istituzioni deve loro trasmettere”.

 

 


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