Il terremoto e le inchieste sui crolli

L'Aquila due anni dopo

05 Aprile 2011   20:31  

La Procura della Repubblica dell'Aquila, da due anni impegnata nel fare luce sulla morte di 309 persone, si appresta a chiudere tutti i fascicoli relativi ai crolli di edifici pubblici e privati: 215 in tutto quelli aperti all'indomani del sei aprile.

Quindici sono quelli già in fase di udienza preliminare e che andranno a processo nel giro di un periodo relativamente breve. Tra questi, ci sono quelli sul crollo della Casa dello studente di Via XX Settembre, sotto le cui macerie persero la vita otto giovani universitari e il custode, del Convitto nazionale in cui morirono tre minorenni e della sede della Facoltà di Ingegneria di Roio.

Il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, si dice soddisfatto per la tempistica e per i risultati ottenuti nel rispetto di ogni prerogativa.

Il primo processo ad essere approdato in sede dibattimentale è quello che riguarda il crollo di una palazzina in via generale Francesco Rossi, dove morirono 17 persone.

Davanti al giudice unico Giuseppe Romano Gargarella venerdì scorso sono comparsi gli ingegneri aquilani Diego e Davide De Angelis, rispettivamente direttore dei lavori, e amministratore di condominio e collaudatore, e Angelo Esposito, titolare dell'impresa che 12 anni fa eseguì i lavori. Devono rispondere di omicidio colposo, lesioni e disastro colposo. Fra le 50 parti civili ammesse c'è anche il Comune dell'Aquila.

Ma fra i procedimenti aperti, a destare l'attenzione dell'opinione pubblica c'è anche quello a carico di sette componenti della Commissione Grandi Rischi, sotto accusa per aver lanciato messaggi rassicuranti alla popolazione in apprensione dopo mesi di sciame sismico, proprio a cinque giorni dalla scossa che colpì il capoluogo di Regione e altri 57 Comuni.

Tra gli indagati, per la prima volta nella storia con un simile capo di imputazione, i vertici della Protezione civile nazionale e dell'istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia.

Inchieste, sono nate anche sul fronte della ricostruzione. Qui il presunto malaffare ha coinvolto la politica e alte sfere dell'imprenditoria: sotto inchiesta sono finiti il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, e il presidente della Btp, la società toscana di costruzioni, Riccardo Fusi. I due, accusati di abuso d'ufficio, avrebbero tentato – sfruttando le importanti amicizie – di introdurre negli appalti il consorzio Federico II.

di Marco Signori
ricerca immagini e montaggio Marialaura Carducci


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