Il viceministro Danieli a Marcinelle, per ricordare le 262 vittime d

03 Agosto 2007   11:30  
Il viceministro agli Affari Esteri, Franco Danieli, si trova oggi a Marcinelle, in Belgio, per ricordare l´anniversario della tragedia mineraria dellܐ agosto 1956 e onorare le vite dei 262 uomini, di cui 136 di nazionalità italiana, che morirono quel giorno a causa delle esalazioni di gas provocate da un incendio scoppiato in uno dei pozzi della miniera di carbon fossile di Bois du Cazier. Dopo aver deposto una corona di fiori al "Memorial" della miniera, ai piedi della targa commemorativa dei minatori vittime del lavoro, il viceministro incontrerà i rappresentanti del Comites, dell´associazionismo e della collettività italiana. Quella di Marcinelle, dopo la miniera di Monongah in West Virginia, è la più grande tragedia nella storia dell´emigrazione italiana, duramente colpita dal 1946 al 1956 con oltre 600 morti per incidenti sul lavoro e nelle miniere belghe, dove i nostri connazionali lavoravano in condizioni durissime e precarie. Erano gli anni dell´immediato dopoguerra, anni in cui 140mila lavoratori fra abruzzesi, campani, veneti, friulani, molisani, lucani, siciliani e sardi si riversarono in Belgio alla ricerca di un posto di lavoro, insieme a 18mila donne e 29mila bambini, spesso patendo ingiustizia ed emarginazione sociale. Qui, nelle miniere di carbone, i "musi neri", come venivano chiamati i minatori a causa del fumo nero che copriva i loro volti, lavoravano in stretti cunicoli, a molti metri sotto il livello del suolo, senza maschere antigas (che vennero introdotte solo dopo l´avvenuta tragedia). E furono proprio le esalazioni di gas, dovute a un incendio scoppiato in una delle gallerie sotterranee, a causare la morte dei 262 minatori, di 12 diverse nazionalità. I più colpiti furono, però, gli emigrati italiani 136, di cui molti erano abruzzesi e in particolare di Manoppello. Fu una tragedia agghiacciante, emblema di uno spaccato storico in cui la gente fuggiva dalla fame e dalla miseria del nostro paese per ceracare fortuna all´estero o solo un posto di lavoro e qualche speranza di una vita migliore. La stessa speranza che alimentò le ricerche di qualche sopravvissuto al disastro, proseguite fino al 23 agosto senza sosta, finchè qualcuno pronunciò, in italiano, "tutti morti" e trovò una frase scritta col gesso su una tavola di legno della galleria: "Nous sommes une cinquantine. Nous fuyons les fumées vers les quatres paumes...". Valentina Tenaglia

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