Impianto a biomasse di Bazzano: assemblea al calor bianco

06 Ottobre 2010   17:15  

Il 30 agosto scorso, la Regione Abruzzo ha concesso a MA&D Power Engineering Spa - società milanese impegnata nello sviluppo di infrastrutture energetiche e ambientali - l'autorizzazione per la realizzazione nel nucleo industriale dell'Aquila, precisamente a Bazzano Sud, ( a 3,2 km da Paganica centro, 800 metri dall'abitato di Bazzano, 1,3 km da Onna) di un impianto di produzione di energia elettrica e termica a biomasse solide di origine agricola e forestale.

Realizzerà e gestirà l'impianto Futuris Aquilana Srl. La nuova società' sarà' partecipata all'86% da Futuris SpA e al 14% da MA&D. Futuris Aquilana, che inizierà' la realizzazione dell'impianto nell'autunno di quest'anno per avviare la produzione nei primi mesi del 2012.

L'investimento previsto e' pari a 30 milioni di euro. L'energia prodotta sarà di 42.200 MWh elettrici l'anno, pari al fabbisogno di 15mila famiglie a cui si aggiunge, afferma la MA&D, la produzione di energia termica, che sarà distribuita attraverso una rete di teleriscaldamento ad Onna e all'area industriale di Bazzano, a beneficio di circa una ventina di aziende.

La materia prima sarà fornita in regime di monopolio dal Consorzio Energia e Territorio, con sede a L'Aquila ed Avezzano, e che si è costituito pochi mesi fa. Partner del consorzio sono cooperative agricole, e vari enti, tra cui il Gal, Arssa, Ipsa, comunità montale, Crab. La biomassa proverrà dalla pulitura e manutenzione del sottobosco,  da piantagioni di pioppi, dalle colture di rotazione, dalla coltivazione di sorgo, arundo, mais, dalle potature del verde pubblico e dell'olivo e di altre piante.

Il consorzio dovrà garantire una fornitura di 60mila tonnellate di biomassa l'anno. Che equivalgono, afferma nell'intervista il presidente del consorzio carlo Floris, a cinque camion di cippato al giorno che vanno e vengono dall'impianto. Le principali aree coinvolte per la raccolta di massa forestale sono nei pressi Onna, San Demetrio, Fontecchio, lungo l'Aterno dunque, a San Benedetto dei Marsi e il Fucino, a Castel di Sangro.

Lunedi a Paganica si è tenuta una a dir poco animata assemblea a cui hanno preso parte numerosi cittadini, i rappresentanti della società MA&D Power e del consorzio Energia e Territorio, i rappresentanti del Comune del'Aquila e delle circoscrizioni. Assente la Regione Abruzzo, che pure aveva dato l'autorizzazione ed ha poteri e le competenze in tema di politiche energetiche.

Molti cittadini di Paganica hanno espresso a chiare lettere la contrarietà a questo insediamento. Il territorio è già martoriato, argomentano, e di questo impianto vedono soprattutto i rischi che i benefici.

Tra i rischi l'aumento dell'inquinamento già alto per la presenza di importanti assi viari e del nucleo industriale. Temono altresì che in realtà questo impianto potrebbe poi trasformarsi in un inceneritore ben più inquinante. Come altre volte accaduto in Italia.

L'azienda e il consorzio rispondono che l'impianto, tanto per cominciare, porterà alla creazione di 20 posti di lavoro, destinati agli addetti all'impianto, e di circa 80 unità legate all'attività di filiera agricola. Sarebbe l'occasione per rivitalizzare l'agricoltura in zone dove essa è in via di definitivo abbandono, e dove a seguito del sisma c'è il rischio dello spopolamento.

Rassicurano poi che le emissioni sono ben al di sotto dei limiti di legge, le polveri saranno ad un livello di 10 mg/Nm3 contro un limite massimo di 30 mg/ Nm3 . Il combustibile impiegato, spiegano infatti, è naturale e non contiene sostanze potenzialmente inquinanti se non piccolissime quantità di cloro e zolfo. Ed avanzati sono i sistemi di filtraggio dei fumi, tra l'altro costantemente controllati dall'Arta.

Il Comune, fanno poi notare, ha imposto ferree verifiche quotidiane su cosa entra nelle fornaci. L'anidride carbonica prodotta, aggiungono, è pari alla quantità assorbita dalle colture legnose durante il loro ciclo di vita.

Ma i cittadini non si fidano e i più competenti in materia forniscono altri dati e un'altra versione dei fatti.

Prima di tutto lamentano che il progetto è stato portato avanti in gran segreto ed è stato reso noto a cose quasi fatte, e questo è l'ennesimo atto di arroganza nei confronti di un territorio, in particolare quello di Paganica, considerato come una sorta di terra di nessuno dove localizzare gli interventi più delicati ed impattanti, come gli ingenti espropri di terre agricole per realizzare il progetto case hanno confermato.

Sono stati espressi dubbi sulla effettiva non pericolosità delle emissioni, visto che già è poca la chiarezza e le garanzie sulle emissioni prodotte da altre attività industriali operanti sul territorio.

Asseriscono che troppo spesso i controlli sono rigorosi solo sulla carta, e nessuna tecnologia di abbattimento dei fumi è attualmente in grado di eliminare le nano polveri che seppure poco alla volta si accumulano.Qualcuno cita a tal proposito le osservazioni critiche del professo Carlo Tumini relative all'impianto a biomasse di Molfetta:

''Spesso i progettisti sostengono: "saremo sotto le concentrazioni", ma quello che conta da un punto di vista dell'impatto non è il rispetto della concentrazione, ma il rispetto delle quantità totali di emissioni compatibili con il territorio, misurate per il numero degli anni in cui permangono nell'ambiente. Quindi non ci si deve accontentare della concentrazione per metro cubo ma conoscere il totale annuo per gli anni di vita della centrale, moltiplicando la concentrazione per tutti i milioni, miliardi di metri cubi emessi. Lo stesso vale per il monossido di carbonio, tossico, e gli ossidi di azoto, anch'essi tossici e tra i responsabili delle piogge acide. Negli anni si accumulano, così, migliaia di tonnellate di emissioni. Nel caso della diossina abbiamo concentrazioni basse, ma è una sostanza che ha una emivita (durata) di vent'anni, si accumula negli organismi ed entra nella catena alimentare, arrivando al latte materno. Se calcoliamo la produzione di diossina per tutto l'arco di vita della centrale otterremo "n" grammi. Ma 1 grammo è la dose massima ammessa per 4,5 milioni di abitanti''

Tali centrali, affermano poi, sono obsolete e anti-economiche, non potrebbero vivere senza i forti incentivi statali che ricevono e hanno una resa energetica molto bassa, rispetto alla materia prima consumata.

I favorevoli all'impianto rispondono che i certificati verdi non sono certo un furto, come qualcuno in sala li ha definiti, e senza di essi in Italia non si sarebbe sviluppato l'utilizzo di altre fonti rinnovabile, a partire dal solare ed eolico. Cosa diversa sono gli incentivi impropri ai termovalorizzatori, i famigerati Cip6.

Garantiscono a tal proposito che mai e poi mai questo impianto potrà trasformarsi in un inceneritore, perché la tecnologia adottata è completamente diversa, e regge ad un decimo del cloro prodotto dal Cdr, l'immondizia trattata e imballata che alimenta le fornaci dei termovalorizzatori. Inoltre, tutte le autorizzazioni ottenute, la localizzazione, la filiera creata, impedirebbero di fatto o renderebbero difficilissimo tale clamoroso cambio di destinazione d'uso. Se queste erano le intenzioni, si lascia intendere, non venivamo certo a Bazzano a insediare un inceneritore...

I favorevoli citano poi i tanti esempi virtuosi di impianti a biomassa che funzionano benissimo, ad esempio in Trentino Alto Adige e nel Nord Europa, e che hanno creato lavoro e hanno avuto un impatto molto positivo sul territorio e sula salute del patrimonio forestale.

Ma queste, per la platea di cittadini non sono garanzie sufficienti. Un argomento difficilmente controvertibile, avanzato da molti è che questo impianto comunque è meglio andarlo a fare da un'altra parte. Il territorio di Bazzano Paganica ha già dato in abbondanza. E chiedere il consenso della popolazione a cose quasi fatte viene considerato inaccettabile. Se si deve produrre energia, osserva qualcuno, perchè non installare su tutti i tetti dei capannoni industriali del nucleo di Bazzano pannelli fotovoltaici? Perchè non puntare su impianti a biomassa di piccole taglie e per produrre con maggiore convenienza calore per riscaldamento e non energia elettrica?

L'assessore comunale Alfredo Moroni a conclusione dellla tesissima assemblea ha proposto un incontro pubblico con tecnici ed esperti terzi ed imparziali per fare chiarezza sugli aspetti più controversi del progetto.

FT

 


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