Imprenditori agricoli e mercanti di schiavi: arresti a raffica nel Fucino

Visti da 7mila euro, emigranti marocchini truffati

17 Maggio 2012   13:07  

Dalle prime ore del mattino e' in corso nell'aquilano un'operazione nei confronti di un'associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina, truffa e falso ideologico.

Trentadue i provvedimenti di custodie cautelari , emesse dal gip Distrettuale del capoluogo, Romano Gargarella. 22 per ora gli arresti, di cui 6 in carcere, eseguite da Carabinieri e Polizia quasi tutti nella Marsica. Da rintracciare rimangono cinque indagati. In tutto hanno operato 150 Carabinieri e 30 agenti della Polizia di Stato.

Inquietante lo scenario che ha fatto emergere l'inchiesta condotta dai pm davi mancini e Stefano Gallo durata un anno e mezzo, partita dalla precedente inchiesta denominata Casablanca del 2009.

Protagonista una rodata organizzazione criminale composta da impenditori agricoli marsicani, una società di intermediazione di Avezzano, una rete costituita tra Italia e Marocco da braccianti agricoli di origine marocchina.

Questo il meccanismo: i marocchini, quasi tutti residenti a Celano, grazie una rete creata in Marocco contattavano e curavano le relazioni con connazionali disposti a pagare non meno di 7mila euro per ottenere un agognato visto per venire a lavorare in Italia.

Gli imprenditori agricoli marsicani simulavano contratti di lavoro fittizi necessari all'ottenimento del visto. 

Questi i nomi degli imprenditori arrestati e ora ai domiciliari:

Giampiero Paris (1980), Vincenzo  Ciccarelli (1954), Simone  Ciccarelli (1984)  e Massimo Ciccarelli (1981), Luigi D'Apice (1975), Domenico D'Apice (1944) e Catella D'Apice (1976), tutti  di Celano. 

Enrico Di Pasquale (1969) ,Giovanni Bianchi (1972), Fabio Sorgi, (1967) Federico Barbarossa, (1983) di Avezzano

Nicola D'Apice (1972) di Trasacco.

La cooperativa CO.MAGRI di Avezzano, svolgeva a sua volta il ruolo di agenzia di intermediazione e curava le pratiche per far arrivare gli extracomnitari nella Marsica.

Agli arresti, domiciliari una delle titolari Sonia Iacoboni, recidiva e già arrestata per i medesimi reati, e il socio Smail Kaddur.

Vittime della truffa centinaia di emigranti marocchini, che una volta arrivati regolarmente in Italia non riuscivano ad aver alcun contatto con l'azienda per cui pensavano di essere venuti a lavorare. 

E così, ha spiegato in conferenza stampa il colonnello Savino Guarino, comandante provinciale dei carabinieri, alcuni di loro, impossibilitati a tornare indietro, spesso indebitati per il pagamento del visto, sono precipitati in una situazione di totale indigenza, altri i più fortunati -  si fa per dire  - sono diventati braccianti in nero, pagati 10-20 euro al giorno per 12 massacranti ore di lavoro nei campi, dormendo in casciani abbandonanti della piana del Fucino, in condizioni indecenti.

Altri ancora sono diventati braccianti della criminalità locale o in altre città, dedicandosi allo spaccio di stupefacenti, e ai furti.

E' stato sottolineato però in conferenza stampa:  decisive per l'inchiesta sono state le coraggiose denunce di alcuni extracomunitari truffati, che proprio perché ora sono diventati test importanti del processo, otterranno la proroga del permesso di soggiorno, e forse un lavoro dignitoso.

Si legge infatti in un comunicato stampa della Polizia:

''L’intervento cautelare in argomento si è determinato all’esito delle indagini sviluppate dall’Arma dei Carabinieri, nonché di mirati  approfondimenti testimoniali e documentali sviluppati da questa Squadra Mobile.

In particolare, i poliziotti della Squadra Mobile hanno avviato le indagini in seguito alle denunce di due cittadini marocchini giunti in Italia nella convinzione di poter ottenere il lavoro che gli era stato promesso ed in funzione del quale era stato regolarizzato il loro permesso temporaneo di soggiorno.

Una volta resisi conto dell’impossibilità d’ottenere un  lavoro “certo” solo sulla carta, appena giunta la scadenza del permesso temporaneo di soggiorno e per di più con l’amarezza d’aver comunque corrisposto ai mediatori marocchini significativi importi di denaro – intorno ai 5000 euro racimolati con prestiti ricevuti dai familiari - i due stranieri decidevano di raccontare tutto ai poliziotti della Squadra Mobile.

 Di lì sono partiti una serie di approfondimenti necessari per meglio definire i meccanismi attraverso cui era agevolato l’ingresso di cittadini stranieri sul territorio nazionale, ovvero mediante formali richieste di prestazione d’opera presentate da imprenditori italiani e mediatori marocchini presso il locale Sportello Unico per l’Immigrazione ma strumentali alla sola acquisizione del titolo d’ingresso a beneficio, per di più dietro corresponsione di denaro, di stranieri successivamente mai assunti dagli imprenditori richiedenti.''

I PRECENDENTI

Nel maggio 2011 un ondata di arresti coinvolse altri imprenditori agricoli marsicani  e la titolare della CO.MAGRI Sonia Iacoboni. Medesimi i reti e il meccanismo truffare lavoratori extra-comunitari. 

False attestazioni, 18 arresti per immigrazione clandestina nella Marsica



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