In Abruzzo c'e chi piange ( il Pescara) e chi ride (la V. Lanciano)

Pescaresi come l'anno scorso ancora dietro i frentani

15 Novembre 2014   23:33  

La croce e  la delizia. La polvere e l’altare. Il dritto ed il rovescio. La testa e la croce. Il buono ed il cattivo. Ecco una serie di ossimori di comune accezione. Ma facendo una trasposizione calcistica a livello locale, ecco che subito ci balza in mente un ossimoro nostrano: il  Lanciano ed il Pescara.

Lanciano, la piccola-grande società della famiglia Maio, che da due anni è protagonista in serie B, grazie all’umiltà, alla tenacia, ed alla competenza del proprio staff tecnico-dirigenziale. Un vero e proprio fiore all’occhiello per il calcio abruzzese la S.S. Virtus Lanciano, che si distingue anche per la particolare signorilità e preparazione del proprio apparato comunicativo. La sinergia di tutte queste forze ha portato ad un risultato eloquente: la Virtus Lanciano guidata da Roberto D’Aversa è a soli tre punti dalla vetta, ed il mister cresciuto in casa frentana propone in tutti i campi della serie B ed al “Biondi” un calcio spettacolare e propositivo, sicuramente più godibile rispetto a quello proposto dal team di Baroni, che seppure l’anno scorso aveva portato la squadra frentana alla soglia dei play-off, ha fatto storcere spesso il naso ai tifosi frentani per il suo gioco poco brioso.

Ecco che Baroni ci introduce a quelle che, citando il sommo Dante, sono le “dolenti note”. Il tecnico di Firenze, a giugno, decise di lasciare Lanciano per cercare il “fuoco dentro” a Pescara, alla corte del presidentissimo Daniele Sebastiani, che fino ad ora a Pescara si è fatto notare più per il suo carattere poco affabile soprattutto nei confronti dei giornalisti che gli sono “pochi vicini”, che per i risultati ottenuti con quella che l’anno scorso definì una Ferrari, che, invece, alla fine della stagione poteva paragonarsi piuttosto ad un vecchio macinino a tre cilindri. Senza ricordare le barbine figure che la sua squadra smembrata dopo la storica promozione in serie A aveva collezionato l’anno prima nella massima serie, collezionando pessime figure in tutta Italia, isole comprese.

Quest’anno la musica sembra non essere cambiata, ed a causa della campagna acquista scriteriata condotta dal ragioniere, ecco che il Delfino si barcamena nei meandri della classifica, con il tecnico Baroni che per racimolare qualche punto si vede costretto a piazzare linee Maginot dal momento che la sua squadra è completamente incapace di costruire gioco.

Suvvia ragioniere, non vorrà mica ancora continuare con il suo tormentone “State sereni”, con la squadra che per il terzo anno consecutivo sembra essere destinata ad un'altra stagione avara di soddisfazioni, e con i tifosi sul piede di guerra…

Christian Barisani


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