In Abruzzo lavoro e donne "come al centro nord"

13 Luglio 2012   20:09  

Ad affrontare le questioni relative alla parita’ di genere nel corso del convegno ‘Economia del mondo, economia dell’Abruzzo e Parita’di genere’ e’ stata la Consigliera di parita’ regionale, Letizia Marinelli, che ha spiegato come “l’Abruzzo si colloca, a livello di tassi di occupazione, tra le regioni del centro-nord. Nel nord, in particolare, la differenza e’ minima tra occupati uomini e donne ma quello che e’ importante rilevare e’ come la crisi colpisca proprio le donne nella composizione qualitativa del lavoro, cioe’ in quello che le donne fanno, nelle mansioni che sono chiamate a svolgere”. Eppure, per ovviare a queste problematiche, esistono degli interventi mirati che, nell’ambito dei fondi strutturali europei , sono definiti azioni. “In particolare, nei piani operativi regionali – ha proseguito la professoressa Marinelli – le politiche di genere trovano spazio quasi costantemente , sulla base di un concetto trasversale che dovrebbe servire proprio a superare la “segregazione” delle stesse donne. C’e’ poi il problema della differenza retributiva che rileva in tutta Europa e che in Abruzzo produce un forte squilibrio sul reddito delle donne – ha aggiunto la Consigliera di regionale parita’ – cosa che accade anche in Paesi del nord Europa come Danimarca, Svezia e Finlandia, notoriamente virtuosi in termini di politiche di parita’ di genere. Insomma, nonostante lo stanziamento di consistenti quote di fondi strutturali, la situazione delle donne non si e’ modificata. Probabilmente, alla base di cio’, c’e’ un sistema basato su analisi inefficaci dell’impatto delle risorse, cosa che non permette un’adeguata valutazione dei risultati prodotti e della possibile riforma del sistema. La proposta consiste dunque nel rivedere la qualita’ prodotta e non il numero dei soggetti coinvolti previsti dagli indicatori”. Un fatto e’ certo – ha concluso Letizia Marinelli – la Regione Abruzzo si e’ molto impegnata in questo ambito riuscendo a scongiurare il rischio di disimpegno automatico dei fondi . Resta da vedere, per esempio relativamente alle specifiche politiche inerenti il Fondo sociale europeo, a che cosa abbiano portato in concreto tali interventi”. 


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