In piazza per la pace e per la tragedia palestinese

Fermate il massacro

31 Dicembre 2008   15:00  

Sul corso dell'Aquila luci e colori che infondono un senso di pace .
In questi giorni di festa e serenità, nonostante la crisi economica, non va però dimenticato che la pace, in questo martoriato mondo è un fragile privilegio.  Non va dimenticato che poco lontano, sull'altra sponda del mediterraneo si sta consumando una tragedia, quella del conflitto tra Israele e popolo palestinese. Le immagini della sacra famiglia ricordano così per un istante le due sorelline di 4 e 11 anni  rimaste uccise a Beit Hanoun, seppellite dal padre sotto l'insanguinata terra di Palestina, dopo averle baciate un'ultima volta.
Così ieri a L'Aquila le donne in nero, Sinistra critica e altre associazioni, semplici cittadini, hanno deciso di esprimere in piazza tutto il loro dissenso per i raid militari dell'esercito israeliano che hanno provocato centinaia di morti nella striscia di Gaza, ma anche per il lancio di missili da parte dei guerriglieri di Hamas contro i civili israeliani.
Un appello alla pace, al cessate il fuoco, ma anche una civilissima e radicale  critica nei confronti della miope politica militarista del governo israeliano, e contro un embargo sostenuto anche dall'Italia  che ha ridotto alla fame i palestinesi e  non ha certo favorito il processo di pace, bensì il sonno della ragione e il sinistro stridore del  piombo fuso.

FT

Disinformazione, segretezza e bugie: come si è andata organizzando l’offensiva di Gaza

Barak Ravid, corrispondente di Ha’aretz

28 dicembre 2008


Una preparazione di lungo periodo, raccogliendo le informazioni con attenzione, discussioni segrete, falsità nelle operazioni, disinformazione per l’opinione pubblica- tutto questo sta dietro l’operazione “Piombo Fuso” dell’IDF israeliano contro gli obiettivi di Hamas nella striscia di Gaza, che ha avuto inizio sabato mattina.

Lo sforzo di disinformazione, secondo i funzionari della difesa, ha preso Hamas di sorpresa ed è servito ad aumentare molto il numero di vittime dell’attacco.

Fonti dell’establishment della difesa hanno riferito che il Ministro della Difesa Ehud Barak aveva istruito le forze dell’IDF a preparare le operazioni circa sei mesi fa, anche nella fase in cui Israele stava iniziando a negoziare un accordo di tregua con Hamas. Secondo le fonti, Barak aveva affermato che così come la tregua avrebbe permesso ad Hamas di preparare una resa dei conti con Israele, allo stesso modo l’esercito israeliano aveva bisogno di prepararsi.

Barak dette ordini di organizzare un percorso complessivo di raccolta di informazioni che avrebbe cercato di mappare l’infrastruttura della sicurezza di Hamas, insieme a quella di tutte le altre organizzazioni militari nella Striscia.

Questo sforzo di ricerca dei servizi riportò informazioni riguardo alle basi permanenti, ai depositi di armi, ai campi di addestramento, ai rifugi degli ufficiali e alle coordinate su altre attrezzature.

Il piano d’azione, che fu migliorato nell’operazione ‘Piombo Fuso’, rimase soltanto un progetto sino ad un mese fa, quando tensioni emersero dopo che l’IDF aveva organizzato un’incursione a Gaza, durante la tregua, per smantellare un tunnel che l’esercito affermava essere un mezzo per facilitare un attacco da parte dei militanti palestinesi contro le truppe IDF.

Il 19 novembre a seguito di una dozzina di razzi Qassam e tiri di mortaio esplosi sul suolo israeliano, il progetto fu portato all’approvazione finale di Barak. Giovedì scorso, il 18 dicembre, il primo ministro Ehud Olmert e il ministro della Difesa incontrarono il Quartier generale IDF nella centrale di Tel Aviv per approvare l’operazione.

Tuttavia, essi decisero di porre la missione in aspettativa per vedere se Hamas avrebbe contenuto il suo ‘fuoco’ dopo la fine della tregua. Perciò essi rinviarono di portare il progetto per l’approvazione del gabinetto di ministri, ma informarono il ministro degli esteri Tzipi Livni degli sviluppi.

Quella notte, parlando ai mezzi d’informazione, le fonti dell’Ufficio del primo Ministro affermarono che “ se i tiri da Gaza continuano. La resa dei conti con Hamas sarà inevitabile”.

Nel weekend, alcuni ministri del gabinetto di Olmert si scagliarono contro di lui e contro Barak per non aver fatto la rappresaglia contro i lanci di Qassam di Hamas.

“Queste chiacchere avrebbero reso impossibile Entebbe o la Guerra dei sei giorni”, fu la risposta di Barak alle accuse. Il gabinetto si riunì infine il mercoledì, ma l’Ufficio del primo ministro disinformò i mezzi d’informazione affermando che la discussione avrebbe in realtà riguardato lo jihad mondiale.

I ministri appresero soltanto quella mattina che la discussione avrebbe riguardato l’operazione su Gaza.

Nell’annuncio sintetico per la discussione, l’Ufficio del Primo Ministro dedicò una riga alla situazione di Gaza, a confronto dell’intera pagina concernente la messa fuori legge delle 35 organizzazioni islamiche.

Ciò che realmente avvenne nell’incontro del Gabinetto fu una discussione di cinque ore sull’operazione in cui i ministri furono informati sui vari programmi d’azione. Un ministro affermò “ E’ stata un’analisi molto dettagliata”. Il ministro ha aggiunto: “ Ognuno ha completamente capito verso quale fase stiamo

andando e a quali scenari potrebbe portare. Nessuno, nessuna potrebbe dire di non aver capito per che cosa stavano votando”. Il ministro ha anche affermato che la discussione faceva emergere come le lezioni apprese dal Comitato Winograd riguardo l’operato dei decisori durante la seconda guerra in Libano del 2006 “erano state pienamente interiorizzate”.

Alla fine della discussione, i ministri, all’unanimità hanno votato a favore dell’attacco, lasciando al primo ministro, al ministro della difesa e al ministro degli esteri di calcolare il momento più favorevole.

Quando Barak stava perfezionando i dettagli finali con gli ufficiali responsabili dell’operazione, Livni andò al Cairo per informare il presidente dell’Egitto, Hosni Mubarak, che Israele aveva deciso di attaccare Hamas.

Nello stesso tempo, Israele continuò a inviare informazioni false annunciando che avrebbe aperto i valichi della Striscia di Gaza e che Olmert avrebbe deciso se lanciare l’attacco dopo tre ulteriori discussioni la domenica - il giorno successivo all’ordine effettivo del lancio dell’operazione.

Un funzionario della difesa ha affermato “Hamas evacuò tutto il personale del quartier generale dopo l’incontro del Gabinetto di mercoledì, ma l’organizzazione rimandò la gente indietro quando appresero che tutto era stato messo in attesa sino alla domenica”.

La decisione finale fu presa il venerdì mattina, quando Barak incontrò il capo dello staff generale Gabi Askenazi, il capo del Servizio di Sicurezza dello Shin Bet, Yuval Diskin e il capo del direttorio dell’Intelligence militare, Amos Yadlin. Barak si sedette con Olmert e Livni alcune ore più tardi per un incontro finale, in cui il terzetto dette gli ordini all’aviazione.

Il venerdì notte e il sabato mattina, i leaders dell’opposizione e i personaggi politici più importanti furono informati sull’attacco imminente, compreso il presidente del Likud Benjamin Netanayu, quello di Yisrael Beiteinu Avigdor Liberman, Haim Oron del Meretz e il presidente Shimon Peretz, insieme con il portavoce della Knesset Dalia Itzik.

 

 

Appello del  Comitato britannico per le Università di Palestina (BRICUP)

Gaza come Guernica. Troppo è troppo

Il governo israeliano sta inviando ondate di caccia F16 a bombardare la popolazione palestinese di Gaza, gran parte di essa già indebolita e malata a causa di due anni di assedio e blocco da parte di Israele. I bambini, dice un portavoce di Israele, sono obiettivi legittimi perché vivono in case che si suppone siano usate per costruire razzi artigianali da tirare su Israele., sono essi stessi ‘terroristi’. Sabato 27 dicembre Israele ha affermato di aver sganciato 100 tonnellate di bombe su Gaza.

Noi diciamo ‘Troppo è troppo’. Fintanto che lo stato di Israele continua a sfidare l’umanità e la legge internazionale, noi, cittadini e cittadine del mondo,  ci dedicheremo a boicottare Israele.

Quando gli aerei nazisti bombardavano la città basca di Guernica nel 1937, per  far vincere la rivolta del generale Franco contro il governo repubblicano eletto democraticamente, Gran Bretagna, Francia e altri poteri europei continuarono a rifiutare il sostegno militare e politico alla repubblica spagnola e Franco e i suoi alleati nazisti prevalsero.

Poiché i nostri governi rifiutano di intraprendere azioni contro il governo di Israele, noi come cittadine e cittadini, dobbiamo agire.

Dichiariamo che, in solidarietà con la popolazione di Palestina bombardata, resa invalida, torturata e  cacciata come gruppo etnico diverso, noi, sia a livello individuale sia collettivamente:

rifiutiamo di comprare qualsiasi tipo di frutto, verdura, fiori, cosmetici, indumento intimo, costumi da bagno o prodotto tecnologico  manufatto o prodotto in Israele o negli insediamenti illegali della Cisgiordania e informeremo i negozi che noi ci opponiamo al rifornimento dei prodotti israeliani.
Noi non andremo in vacanza in Israele
Faremo ricerche su quali settori dei componenti di computer hanno design israeliano  o vengono prodotti in Israele e faremo informazione pubblica e faremo pressioni su tutte le fabbriche di computer e sui gruppi di ricerca partner di fabbriche in  Israele.
Faremo boicottaggio di film israeliani, compagnie di teatro, gruppi di danza e orchestre e faremo conoscere le nostre motivazioni alle direzioni di teatri e cinema.
 Faremo campagne attive  rispetto ai nostri governi per non permettere ai cittadini dei nostri paesi di prestare servizio militare nell’esercito, marina, forze aere e servizi di sicurezza di Israele.
Organizzeremo gruppi di pressione nelle nostre organizzazioni professionali e sindacati per boicottare le istituzioni israeliane a meno che esse non facciano dichiarazione pubblica di opporsi alle azioni del loro governo, non cooperino con lo stato ( per esempio facendo corsi per i servizi di sicurezza, come sono solite fare tutte le Università israeliane.

Firmato:

Professore Jonathan Rosenhead
Professor Haim Bresheeth, London
Abe Hayeem, London
Mike Cushman, London
Professor Keith Hammond, Glasgow
Professor Ghada Karmi, Exeter
Jenny Morgan, London
Dr. Sue Blackwell, Birmingham
 

 

 

 


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