In tendopoli: ''Non sono razzista ... ma...''

24 Settembre 2009   12:42  

Scrive Alessio Bucaioni su www.quasiquasi.it

''Erano i primi giorni di settembre quando, causa una visita ad un amico residente in Paganica, mi trovai ad assistere ad una riunione che vedeva coinvolti alcuni funzionari del COM5 e cittadini del campo3. Il dibattito era stato indetto perché nella notte precedente un cantiere, evidentemente troppo vicino alle tende, aveva reso impossibile il sonno di tutta la popolazione che, ribellatasi, chiedeva l’intervento del COM. Nella riunione si venne a sapere che il cantiere era stato aperto per costruire una scuola e che la soluzione trovata consisteva nella sospensione dei lavori tra le ore 24.00 e le ore 6.00. Tuttavia veniva data un’alternativa a tutte quelle persone che mal sopportavano l’idea di doversi accollare tanto frastuono nelle restanti ore diurne cioè “il trasloco” dalla loro tendopoli ad un’altra, il campo5.

A tale proposta le facce fino ad allora serene si incupirono d’un tratto e mugugni d’ogni genere sovrastarono la voce del Capitano mandato dal COM. Sorpreso da tale reazione chiesi al mio amico il perché di tanta disapprovazione per una scelta che, a mio avviso, era molto sensata. La risposta, dai toni molto sobri ed attenti, lasciò intendere che il motivo di tanto disaccordo era strettamente legato alla popolazione del suddetto campo, per la stragrande maggioranza extracomunitaria. Incuriosito incominciai ad indagare per sapere di più in merito ad una situazione che quanto meno odorava di ghettizzazione. Venni a sapere che a Paganica sono presenti 4 tendopoli, numerate da 2 a 5. E qui la prima stranezza.

In effetti l’eccentrica numerazione cela uno scabroso dettaglio. Il campo5 è stato l’ultimo allestito e deve la sua nascita allo smantellamento del “padre” dei campi di Paganica, il campo1. Quando questo è stato chiuso la popolazione ospitata è stata ovviamente dirottata verso gli altri due, ma, contemporaneamente a tale spostamento, avveniva anche la creazione della tendopoli5- ad oggi molte delle tende rimangono vuote- . In uno scenario che già nei primi giorni di giugno mirava ad un restringimento delle tendopoli, come può trovare ragione di nascere il campo5 di Paganica? Le testimonianze dei paganichesi sembravano guardare positivamente questa “casuale” divisione che si era andata a creare. Anzi, alcuni paesani sostenevano che loro- gli extracomunitari- se la passavano meglio, ospitati in quel campo all’ ”ultimo grido” e con ogni genere di “comfort”.

C’era addirittura chi denunciava una maggiore attenzione da parte della Protezione Civile nei loro confronti, attenzione tesa a non far sollevare nessuna lamentela strumentalizzabile dalla stampa. Decisi allora di recarmi al campo5 e di parlare con il capo campo per capire in dettaglio la situazione. La tendopoli 5 è la prima che si incontra entrando nel paese; è abbastanza distaccata dagli altri tre campi- 1 km circa-. E’ racchiusa tra la statale, che corre fino dentro il paese, un benzinaio ed il cimitero di Paganica. All’ingresso c’è una tenda che funge da vero e proprio check-in. Arrivato lì una schiera di ragazzi della Protezione Civile mi squadra; io mi presento e chiedo del capo campo per un colloquio; loro mi pregano di attendere e dopo una breve conversazione via radio mi accordano il permesso di entrare. Un giovanotto sulla trentina mi accompagna all’interno. Devo ammettere che il colpo d’occhio sembrava dare ragione ai paganichesi: il campo è molto grande e curato.

Sembra di essere in una rudimentale città. La tendopoli è stata ordinata per vie e molte di queste sono delineate da palizzate in legno e da sentieri. Sono presenti anche delle aeree parco giochi e punti di ristoro. E’ senza dubbio il campo più “bello” di Paganica. Il capo campo mi aspetta in uno di questi spiazzi, vicino ad una bacheca utilizzata per gli annunci.

Tralasciati i vari convenevoli, iniziamo a parlare. Incalzato dalla mia domanda sulla grandezza del campo, l’uomo tiene subito a precisare che questo, con i suoi 22000 metri quadri, è senza dubbio il più grande di Paganica e probabilmente è il più grande anche dal punto di vista della popolazione assistita, 70 tende circa. Tale popolazione è composta, secondo i suoi dati, per il 55% di macedoni, 45% di italiani ed una frazione infinitesimale di romeni. La disinvoltura nel parlare, la prontezza e la precisione dei dati, mi fanno pensare ad una risposta già mille volte pronunciata. Mi guardo intorno e cerco d’osservare la gente del campo. Effettivamente la sensazione che ricevo è che le percentuali siano leggermente diverse considerando che tra decine e decine di persone, gli italiani a mala pena si contano. Chiedo allora se qui la convivenza ha mai creato problemi , ma ovviamente la risposta è più che scontata. Tuttavia una prima incongruenza viene a galla quando il capo campo mi parla del comitato cittadino creato poco dopo l’apertura della tendopoli: nonostante gli italiani siano in netta minoranza, tre dei quattro posti disponibili nel comitato sono occupati da paganichesi e solo un posto è occupato da un macedone.

Anche se si potrebbe cercare di spiegare tale stranezza adducendo come motivazioni l’effettiva difficoltà che hanno i macedoni con la nostra lingua e il loro carattere più che mai riservato, la scelta adottata rimane sempre infelice e poco cristallina. La discussione, a questo punto, si arricchisce di un nuovo elemento: è F. P., un membro della Protezione Civile che, probabilmente, fa da ponte tra il campo ed il COM. I due, da come si parlano, sembrano conoscersi abbastanza bene. F. appare più controllato e distaccato nell’esposizione. Mi guarda con diffidenza.


Ho come l’impressione che, d’ora in avanti, sarà sempre lui a rispondere alle mie domande. Capisco che da F sarà molto difficile ottenere informazioni, così cerco di essere più che mai diretto. Decido allora di chiedergli il perché di questa alta concentrazione di stranieri nel campo e se questo possa essere stato il risultato di qualche politica più o meno esplicita. La sua faccia si irrigidisce per un attimo, forse accusa il colpo, ma non si sbilancia più di tanto, anzi, tuona una risposta che assomiglia molto alla cantilena sui numeri espressa dal capo campo pochi minuti prima. Sostiene che il campo era stato pensato per le famiglie, per ricreare quei nuclei abitativi andati distrutti il 6 aprile, e che quindi è una casualità la concentrazione di così tanti stranieri in un'unica area. In effetti il fatto che il campo fosse pensato per le famiglie poterebbe essere la chiave di lettura: i nuclei familiari più grandi, composti almeno da quattro o cinque persone, sono senza dubbio quelli degli extracomunitari che potrebbero trovare nel campo un luogo dove riunire la propria famiglia sotto una sola tenda. Ecco allora che una politica, a prima vista casuale, potrebbe essere più che deterministica. F comunque va avanti nella sua risposta e sottolinea che nessuno è stato costretto a muoversi verso questa tendopoli, ma che anzi la scelta è stata del tutto libera – si potrebbe dire incentivata-.

Aggiunge inoltre che quello è un campo in cui si presta attenzione a tutto, anche all’alimentazione dei musulmani – il giorno dell’intervista era in pieno ramadan – che giornalmente ricevono pasti adeguati alle loro esigenze. Ciò sembra essere in linea con quanto anticipatomi dai paganichesi a proposito dei trattamenti super accurati che vengono somministrati in questo campo.

Tuttavia la conversazione subisce un duro freno quando F, forse stufo delle mille spiegazioni che si trova costretto a dare, chiude il discorso con un’ulteriore serie d’elogi a questo campo ed al personale che ivi lavora, ribadendo che lì tutti sono trattati allo stesso modo e che queste accortezze sono necessarie per rendere più serena la convivenza e non pregiudicano in alcun modo la qualità del servizio offerto agli altri ospiti. Tutte motivazioni valide..peccato che nessuno aveva insinuato il contrario! Capendo che ormai incominciavo ad essere un po’ troppo invadente ed indesiderato, saluto e ringrazio i presenti e mi reco verso l’uscita.

Uscendo ripenso alle parole dei paesani e all’impressione di ghettizzazione che avevo avuto nel sentire quella storia; ripenso che quello è l’unico campo a distanza di sicurezza dagli altri tre, l’unico vista cimitero; ripenso alla percentuali ed ai volti degli abitanti della tendopoli 5; ripenso alle attenzioni maniacali che si hanno verso la popolazione o almeno verso parte di essa; ripenso che se il governo non avesse una componente xenofoba al proprio interno, probabilmente si sarebbe beato anche di questa gestione ad-hoc; ripenso che non c’è prigione peggiore di una gabbia invisibile. Tuttavia ripenso anche alla tendopoli di Piazza d’Armi, alla sua eterogeneità ed ai suoi problemi: spaccio, prostituzione, risse e coltellate. Ripenso all’anarchia che “quegli extracomunitari” erano riusciti a portare all’interno di un delle più grandi tendopoli di L’aquila; ripenso… E mi chiedo se sia meglio una convivenza forzata o una casuale separazione, se sia meglio Piazza d’Armi o il campo5 di Paganica. Una frase allora mi viene d’ aiuto, una frase che descrive a pieno il vero spirito di noi italiani ''Non sono razzista ma...''
Alessio Bucaioni


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