Inchiesta De Fanis, ex assessore interrogato oggi in Procura

30 Dicembre 2013   13:39  

"Abbiamo fornito tutti i chiarimenti che ci sono stati richiesti e abbiamo risposto a tutto. Le domande hanno riguardato esclusivamente i fatti contestati. Non si e' proprio parlato del contratto".

Lo ha detto, oggi, a Pescara, l'avvocato Domenico Frattura al termine dell'interrogatorio dell'ex assessore regionale alla cultura Luigi De Fanis, finito agli arresti domiciliari il 12 novembre scorso nell'ambito dell'operazione denominata "Il Vate".
E' stato lo stesso De Fanis a chiedere di essere ascoltato dal pm Giuseppe Bellelli.
"Abbiamo chiesto di essere sentiti - ha detto l'avvocato ai cronisti- perche' era arrivato il momento di dare dei chiarimenti. Ci siamo accorti che il nostro attendere stava prestando il fianco a delle interpretazioni non corrette. Noi siamo venuti per fornire chiarimenti su tutto, non ci e' stato chiesto del contratto e quindi non si e' parlato di questo".

Il contratto di cui parla Frattura sarebbe un accordo tra De Fanis e la sua ex segretaria relativo a presunte prestazioni sessuali in cambio di denaro.
Sulla consegna di una busta ad un imprenditore al di fuori del palazzo della Regione, l'avvocato ha sostenuto che " la procura ha gia' ben chiaro questo passaggio, nel senso che non c' e' niente di anomalo. Conoscendo bene come sono andate le cose, e' una cosa assolutamente giustificata e giustificabile. La cosa non e' come si capisce dall'intercettazione".

Il legale dell'ex assessore ha infine detto che chiedera' la revoca della misura cautelare nei prossimi giorni e di non averlo fatto oggi " perche' preferiamo che la procura riesamini bene quello che e' stato detto nell'interrogatorio".
I reati contestati dalla procura di Pescara sono concussione, truffa aggravata e peculato. L'inchiesta mira a far luce sulle modalita' di erogazione dei contributi regionali in base alla legge regionale n.43/73 che disciplina l'organizzazione, l'adesione, e la partecipazione a convegni, ed altre manifestazioni culturali.

L'indagine ha preso il via dalla denuncia di un imprenditore che si e' rivolto al Corpo forestale dello Stato


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