Inchiesta Fira. Un milione di euro per finanziare Forza Italia

Le accuse della Procura di Pescara

09 Ottobre 2008   16:05  
"Associazione per delinquere volta al finanziamento illecito di Forza Italia". Questa in sintesi l' accusa aggiuntiva che il pm Filippo Guerra ha formulato nella conclusione della maxi-inchiesta sullo scandalo Fira.
La Procura di Pescara ha pertanto formalizzato, oltre agli altri capi d' accusa, quello di finanziamento illecito a favore di un partito di centro-destra: dall'avviso di conclusione delle indagini sarebbero emersi il nome di Forza Italia e del suo rappresentante regionale Vito Domenici.

L'accusa di associazione per delinquere è stata rivolta anche a Giancarlo Masciarelli, Silvio Vittorio Cirone, Paolo De Michele, Giovanni Cirulli, Ivan Marinelli, Vittorio Forte e Ivano Villani, che avrebbero sistematicamente procacciato somme di denaro allo scopo di foraggiare il partito di Forza Italia.
Secondo il Pm era Domenici a raccogliere il denaro. Soldi che in parte provenivano dai fondi pubblici che gli imprenditori avevano ottenuto dopo essersi aggiudicati alcuni bandi Docup.

Per la Procura le somme pagate dalle aziende a Domenici corrisponderebbero a circa il 10% dei contributi ottenuti dallo Stato, una sorta di "tassa" che l'ex assessore regionale intascava per finanziare Forza Italia, e che avrebbe continuato a percepire fino al maggio del 2005.
Nel periodo che va da Dicembre 2003 a Febbraio 2004 l'importo complessivo degli illeciti ammontava a circa un milione di euro, tra cifre già corrisposte e ancora da versare.
C'è di più. Su Domenici penderebbe l'ulteriore accusa di ricettazione, in quanto sospettato dal Pm di aver intascato e gestito soldi, che sapeva essere provenienti da affari illeciti, come fatturazioni fittizie e truffe.

L'indagine ha portato anche alla scoperta, e alla successiva ricostruzione, del percorso di altri 800 mila euro giunti in Svizzera, permettendo la formulazione dell' accusa di "trasferimento fraudolento di valori", che sulla base della tesi di Guerra, il gruppo costituito da Masciarelli, De Michele, Cirone, Cirulli e Marinelli, avrebbe commesso con, e grazie a, la partecipazione dell' avvocato Anello.

Il ruolo dell' avvocato, secondo la indagini, consisteva nel fare da tramite tra l' associazione illecita e alcune società svizzere, che eseguivano fatturazioni di comodo a fronte di operazioni fasulle.
Tali enti, dopo aver ricevuto i soldi del gruppo indagato e averne decurtato il proprio onorario, li giravano sui conti di una banca svizzera da dove, in un secondo momento, venivano prelevati per fare ritorno in Italia.

Il servizio precedente http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=7643


GDC


 

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