Inflazione: CIA, in tre anni sale del 33% il numero degli indigenti

10 Maggio 2013   15:43  

L'inflazione colpisce prima di tutto le famiglie più povere, quelle che hanno meno possibilità di spendere. E la colpa è del forte rincaro dei prezzi al consumo che in questi anni ha coinvolto soprattutto beni essenziali come alimentari ed energia, "consumando" praticamente tutto il reddito a disposizione dei nuclei meno abbienti.
Perchè si puo' evitare di comprare un nuovo cellulare, un profumo o un maglione, ma certo non si può rinunciare al cibo, così come è impossibile fuggire dalle bollette o non mettere la benzina nell'auto.
Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati dell'Istat su "La misura dell'inflazione per classi di spesa delle famiglie". 
Dal 2005 al 2012 il "gap" accumulato a svantaggio dei nuclei più poveri è pari a 4,2 punti percentuali -ricorda la Cia- e continua anche nel primo trimestre del 2013.
E' chiaro che il quadro è oltremodo drammatico e che bisogna agire al più presto con misure di sostegno alle famiglie, cominciando proprio dai ceti più deboli. Tanto più che la situazione è andata sempre peggiorando: basti pensare che solo nell'ultimo triennio il numero degli indigenti è cresciuto del 33 per cento. Inoltre, negli ultimi dodici mesi sono aumentati del 9 per cento gli italiani costretti a rivolgersi agli enti caritativi per un pasto gratuito o un pacco alimentare, secondo i dati Agea. 

   In più -aggiunge la Cia- anche chi non vive una situazione di sofferenza così forte, dall'inizio della crisi in poi ha messo in atto comportamenti d'acquisto improntati alla prudenza e al massimo risparmio, in primis sulla tavola.
La conseguenza è che a oggi i consumi sono crollati del 4 per cento, mentre ben 13,8 milioni di famiglie (il 62 per cento) fa la spesa al discount e il 29 per cento abbandona del tutto i marchi commerciali per "no logo" e prodotti "di primo prezzo", con cui si puo' risparmiare in media quasi 3 mila euro l'anno.


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