Ingiusta detenzione, Giulio Petrilli ricorre alla Corte europea

18 Giugno 2013   12:34  

Annuncia ricorso alla Corte Europea, per vedersi riconosciuta la riaparazione per ingiusta detenzione, l'aquilano Giulio Petrilli in carcere dal 1980 al 1986 con l'accusa di partecipazione a banda armata (Prima Linea) per poi esssere assolto.

Battaglia persa sia in appello a Milano che in cassazione a Roma, con la motivazione sempre uguale di aver avuto frequentazioni sbagliate.

"Ma dopo queste due incredibili sconfitte - fa sapere Petrilli - ho trovato una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, datata 10 luglio 2001, che da' completamente ragione alle mie tesi. Le parti di questa sentenza sono un cittadino italiano Lamanna e l'Austria.

La sentenza recita: 'Il ricorrente, dopo essere stato detenuto in custodia cautelare, era stato assolto. Decidendo sulla richiesta di riparazione per ingiusta detenzione, la competente Corte aveva respinto la domanda sulla base della considerazione che i sospetti a suo carico ancora permanevano.

Da qui la lamentata violazione al principio di presunzione d'innocenza. La Corte ha ritenuto sussistente la violazione affermando che, una volta divenuta definitiva la sentenza di assoluzione, qualsiasi dubbio circa la responsabilita' penale, anche se contenuta nella stessa decisione di assoluzione, deve ritenersi in contrasto con il principio riconosciuto nella convenzione europea'.

Una sentenza chiarissima - sostiene Petrilli - che non lascia spazio a interpretazione. Se sei stato assolto, punto. A me incredibilmente non e' andata cosi', un' aperta violazione del diritto che la Corte Europea alla quale ricorrero', anche alla luce di questa chiarissima sentenza non puo' che riconoscere.

Ma al di la' di come andra' a finire - conclude Petrilli - questa sentenza mi ripaga di tante delusioni. Le vittorie morali, dopo tutto quello che ho vissuto, contano molto di piu' dei risarcimenti economici che in ogni caso sarebbero stati doverosi sia da parte dello Stato che dei magistrati che commettono gravi errori". 

 


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