Insultato con frase xenofoba da dipendente Asl "qui non c'è il veterinario"

31 Luglio 2018   08:39  

Un 39enne di origine senegalesi, sposato con un'italiana e con un figlio di 16 anni, era andato nell'ufficio della Asl territoriale di Giulianova per rinnovo del libretto quando viene pesantemente insultato da un dipendente che gli avrebbe detto la frase 'qua non c'è il veterinario', l'uomo ha così deciso di sporgere denuncia ai Carabinieri.

La Asl di Teramo, su disposizione del direttore generale Roberto Fagnano, ha aperto un'inchiesta interna sulla vicenda. 

"Ho disposto immediatamente un'indagine interna alla Asl di Teramo per l'eventuale assunzione di provvedimenti in un presunto caso di razzismo che, se confermato, sarebbe gravissimo". Lo ha affermato l'assessore alla Sanità abruzzese, Silvio Paolucci, alla notizia del presunto episodio di xenofobia di cui sarebbe stato vittima Ibrahima Diop, 39enne italiano originario del Senegal e residente a Roseto degli Abruzzi, che sarebbe stato respinto e pesantemente insultato alla Asl di Giulianova (Teramo) da un impiegato al quale aveva chiesto informazioni.

"Qualora gli accertamenti effettuati dessero conferma dell'episodio, non esiteremo a prendere decisioni drastiche nei confronti di chi si è macchiato di un comportamento inaccettabile" ha detto Paolucci.

IL MINISTRO - Parole a cui seguono, via Twitter, quelle del ministro della Salute Giulia Grillo che, commentando la denuncia presentata, ha scritto: "Se i fatti denunciati da Ibrahima Diop dovessero essere confermati, farò il possibile affinché vengano presi adeguati provvedimenti per il responsabile di questo gravissimo gesto''.

FNOMCEO - Sulla vicenda interviene anche il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, che lancia un monito: "Nessuna forma di razzismo può essere ammessa in un sistema sanitario nazionale. I medici hanno l'obbligo di denunciarlo e di far rispettare quando previsto dal loro Codice Deontologico, tenendo fede al loro giuramento professionale".

"Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera", recita l'attuale codice di deontologia professionale. "Abbiamo contribuito al progresso civile e sociale di questo Paese, proprio in virtù dei valori fondanti la nostra professione" sottolinea Anelli.

"Curare tutti i cittadini senza alcuna distinzione di sesso, censo, razza o credo religioso. Lo facciamo da quando i medici sin dal 400 avanti Cristo, al tempo di Ippocrate, giuravano: 'In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi'. Per questo - conclude Anelli - condanniamo ogni forma di razzismo ed ci adoperiamo per il rispetto della dignità di ogni uomo".



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