Iovenitti, il medico che dà la vita, rischiandola tutti i giorni

Progetto Afrique in Costa d'Avorio

22 Marzo 2008   10:06  
Speciali auguri di Pasqua che riceviamo (e pubblichiamo) dal dottor Pietro Iovenitti, medico aquilano e direttore del Centro ospedaliero ginecologico "San Luigi Orione" di Anyama (Costa d'Avorio), una struttura sanitaria nata su forte impulso suo e del professor Gaspare Carta dell'Università dell'Aquila e della Asl di Avezzano, nell'ambito del Progetto Afrique (www.progettoafrique.org). Iniziativa sostenuta, poi, anche da enti pubblici e contributori privati. Una gran bella iniziativa della solidarietà abruzzese in terra africana, dunque, arricchitasi di recente con l'arrivo d'un altro medico aquilano, Franco Pizzirani. Marzo sta per terminare e le tanto auspicate elezioni presidenziali che dovevano esserci in Costa d’Avorio a giugno prossimo sono state ancora una volta rinviate. Comunque, il governo attuale di transizione sembra riesca a mantenere il paese in uno stato di pace apparente. Nel nord del Paese i prefetti, allontanati da qualche anno da parte dei ribelli, stanno riprendendo il loro posto e in tutto il paese sembra ricostituirsi una struttura amministrativa più o meno regolare. Il disarmamento dei ribelli annunciato a marzo 2007 procede a stento e i signori della guerra delle città del nord godono ancora di un vasto seguito. Le organizzazioni internazionali si stanno dando da fare promuovendo una serie di progetti di ricostruzione e di reinserimento degli ex-ribelli nelle file dell’esercito governativo.
"Il popolo resta a guardare l’evoluzione degli eventi, chi era povero, oggi, lo è ancora di più, vista la timida ripresa dello sviluppo e degli investimenti che, quando ci sono, riguardano spesso gruppi stranieri senza scrupoli. L’Africa aspetta ancora la sua rivincita e chi viene in suo soccorso spesso l’aiuta a precipitare. La sanità pubblica si trova di nuovo a dover combattere contro una totale mancanza di fondi e una corruzione mai vista prima d’ora. Chi ci rimette è ancora una volta il popolo e le donne sono le vittime predestinate.Il caldo è ancora forte e le piogge tanto attese tardano a venire, ma la sera un piacevole vento rinfresca l’ambiente. Da una settimana abbiamo scoperto che un supermercato importa dall’Italia la Nutella Ferrero che abbiamo iniziato, con tanta nostalgia, a spalmare sulle “baguettes” durante la prima colazione. La stagione delle papaie lascia il posto al mango che si riaffaccia sui banconi dei mercati. Il cocomero oramai non si trova più, ma in compenso giunge ad Abidjan ancora la dolcissima ananas dei campi dell’est ai confini con il Ghana. Oggi è festa, una festa musulmana che non trova una data fissa sul calendario, ma dipende dalle fasi lunari ed ecco che anche noi ci prendiamo una giornata di riposo di cui anche io approfitto per raccontarvi qualcosa.In ospedale procede tutto bene e da qualche giorno abbiamo istallato un apparecchio per la mammografia donatoci da una comunità di suore che lo avevano ricevuto in regalo dall’Italia e che non sapevano come e dove utilizzare. Invece per noi è stato utilissimo, per cui lo abbiamo revisionato e istallato nella nostra radiologia visto che in tutta la Costa d’Avorio ci sono solo quattro-cinque apparecchi di questo tipo funzionanti.Si parla di un 7% di sieropositivi in Costa d’Avorio, ma la patologia è certamente sottostimata in quanto poche donne si sottopongono al test per l’Hiv e quasi nessun uomo. La donna evita di fare il test per paura, in caso di sieropositività, di essere allontanata dalla famiglia e dalla società, mentre l’uomo non lo fa per la paura di perdere il suo ruolo di supremazia. Nel nostro ospedale sino a oggi inviavamo le donne gravide e quelle da sottoporre a intervento chirurgico presso un centro di depistaggio dell’Hiv in una struttura poco lontana, ma poche di loro ritornavano con il risultato del test in quanto quest’ultimo non è obbligatorio, ma facoltativo. In questo modo noi, le ostetriche e le infermiere siamo esposti a un alto rischio di contagio non conoscendo quasi mai lo stato di immunità delle donne che curiamo. Per tale ragione e per aumentare il tasso di donne che si sottopongono al test stiamo cercando di impiantare un centro di depistaggio direttamente nel nostro ospedale e sembra che ce la faremo nei prossimi mesi. Proprio tre giorni fa abbiamo trasfuso per anemia severa una giovanissima e bella ragazza sieropositiva a 32 settimane di gravidanza. Si era presentata alla nostra osservazione il mese scorso in quanto lamentava tosse accompagnata da una severa linfoadenomegalia laterocervicale e il test per l’Hiv non aveva lasciato dubbi. Ieri la ragazza ha partorito un bambino prematuro e lo stesso giorno ha annunciato al marito di essere sieropositiva.Spesso, oltre a tante malattie infettive, anche le malformazioni fetali restano disconosciute e alcune donne si trovano a partorire un figlio affetto da anomalie anche incompatibili con la vita. In Italia l’ecografia mette alla luce gran parte delle malformazioni già al secondo trimestre di gravidanza, mentre qui in Africa la maggior parte delle donne non ha accesso all’ecografia e quindi la diagnosi di malformazioni non risulta agevole.La settimana scorsa una donna di 26 anni è venuta da noi per eseguire la sua prima ecografia e nel corso dell’esame abbiamo diagnosticato una idrocefalia grave, malformazione intracranica che consiste in una abnorme dilatazione dei ventricoli cerebrali per cui la circonferenza della testa del feto risulta notevolmente aumentata. Inoltre il cuore del feto aveva cessato di battere probabilmente da qualche giorno per cui abbiamo deciso di sottoporre la donna a un cesareo in quanto un parto normale non poteva essere espletato a causa delle eccessive dimensioni della testa del feto. Al ritorno da Anyama costeggiamo la laguna su cui si adagia Abidjan e la calma superficie dell’acqua distende i nostri pensieri…
Buona Pasqua.
Pietro Iovenitti

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