Istat: in Italia cresce la povertà e la disoccupazione. Meno iscritti ad università e superiori

18 Dicembre 2012   16:12  

Il rischio di poverta' o di esclusione sociale e' cresciuto per l'Italia dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011, un livello significativamente superiore alla media europea.

La variazione negativa di 3,3 punti percentuali e' la piu' elevata registrata nei Paesi compresi europei.

E' quanto emerge dal Rapporto sulla coesione sociale realizzato da Istat, Inps e ministero del Lavoro

Nel 2011, spiega il rapporto, "le famiglie in condizione di poverta' relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l'11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell'intera popolazione.

Nel corso degli anni, la condizione di poverta' e' peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove convivono piu' generazioni".

Nel 2011, segnalano ancora Istat, Inps e ministero del Lavoro, "l'incidenza della poverta' relativa e' pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla poverta' assoluta), mentre e' pari al 32% (18,2% nel caso della poverta' assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati.

La poverta' relativa mostra alcuni segnali di miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilita' in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri)". 

Nel 2010, in Italia risulta "materialmente deprivato" il 25,8% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, (contro il 15,7 della media nazionale), valore che raggiunge il 30% in Sicilia e in Campania.

Secondo il rapporto, "segnali di peggioramento si osservano per le famiglie che non si possono permettere di riscaldare adeguatamente l'abitazione (che passano dal 10,6% del 2009 all'11,5%) e per quelle che arrivano con molta difficolta' alla fine del mese (dal 15,3 al 16%).

Risultano invece sostanzialmente stabili le quote di famiglie che non si possono permettere una settimana di ferie lontano da casa almeno una volta all'anno e non possono far fronte a una spesa imprevista con mezzi propri.

Nel Mezzogiorno il rischio di poverta' o di esclusione sociale supera la media nazionale di circa 15 punti percentuali (39,5% contro 24,6%) ed e' piu' del doppio rispetto al valore del Nord (15,1%); inoltre e' maggiore fra le famiglie con tre o piu' figli (37,1%) e fra quelle monogenitore (35,7%)"

16,7 MLN PENSIONATI; UNO SU DUE SOTTO 1.000 EURO

Nel 2011 i pensionati sono 16 milioni 669 mila; di questi, il 75% percepisce solo pensioni di tipo invalidita', vecchiaia e superstiti (Ivs), il restante 25% riceve pensioni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni di tipo Ivs.

Quasi un pensionato su due (47,5%) ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 37,7% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, mentre per il 14,5% dei pensionati il reddito pensionistico e' superiore a duemila euro.

Dal 2009 al 2011, anche in funzione delle recenti riforme previdenziali, il numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,4%, mentre l'importo annuo medio e mediano del reddito aumentano del 5,3%.

DISOCCUPATI UNDER 30, LAUREATI PEGGIO DI DIPLOMATI 

Tra i giovani fino a 29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati è più elevato rispetto a quello dei diplomati.  Ciò dipende dal più recente ingresso nel mercato del lavoro di chi prolunga gli studi, ma anche dalle crescenti difficoltà occupazionali dei giovani, pur con titolo di studio elevato.

AL SUD 6 DONNE SU 10 FUORI DAL MERCATO DEL LAVORO 

Il tasso d'inattività per la componente femminile è ancora particolarmente elevato, nonostante il calo registrato nel corso del 2011 (48,5% nel 2011 rispetto a 48,9% di un anno prima), specie nel Mezzogiorno, dove poco più di sei donne ogni dieci in età lavorativa non partecipano al mercato del lavoro. Per inattivi si intende coloro che né sono occupati né cercano lavoro.

CALANO ISCRITTI A UNIVERSITA' MA PURE A SUPERIORI 

Ci si iscrive meno, non solo all'università ma pure alle superiori. Per il terzo anno consecutivo, a scendere sono soprattutto gli iscritti alle secondarie di secondo grado (-24.145 unità).

Se il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per elementari e medie, subisce un'ulteriore flessione, dal 92,3% del 2009-2010 al 90%, quello riferito alle superiori. I giovani che ripetono l'anno in questo segmento di istruzione rappresentano il 7% degli iscritti e la selezione è più forte nel passaggio dal primo al secondo anno: la percentuale di respinti sale al 19,1%.

In generale l'aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione: la quota di persone con qualifica o diploma di scuola superiore raggiunge il 34,5% (33,9% nel 2009-2010), mentre sale all'11,2% la quota dei laureati. Anche l'università sembra aver perso appeal. Le matricole nell'anno accademico 2010-2011 sono circa 288.000, circa 6.400 in meno rispetto all'anno precedente (-2,2%).

Si conferma, quindi, il trend negativo delle immatricolazioni iniziato nel 2004-2005, che ha riportato il numero di nuove iscrizioni a un livello inferiore a quello rilevato alla fine degli anni Novanta. La partecipazione agli studi universitari risulta particolarmente alta in Molise, Abruzzo, Basilicata: in queste regioni più di un residente di 19-25 anni su due è iscritto a un corso accademico.

Le donne sono più propense degli uomini a proseguire gli studi - le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 67 su 100, i diplomati quasi 56 - ma anche a portare a termine il percorso accademico. Nel 2011 il 48,8% dei diplomati del 2007 lavora, il 16,2% è in cerca di un'occupazione e il 31,5% è impegnato esclusivamente negli studi universitari. A quattro anni dalla laurea, invece, lavora il 69,4% dei laureati in corsi a ciclo unico, il 69,3% di quelli laureati nei corsi triennali e l'82,1% dei laureati in corsi specialistici biennali.

 


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