Istat, l'inflazione accelera ad aprile

Frena il carrello della spesa e torna a livelli che non si registravano da agosto 1997

17 Maggio 2021   11:04  

Cresce ancora l'inflazione ad aprile. L'Istat conferma le stime preliminari, secondo cui l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,1% su base annua (da +0,8% di marzo).

E nel commento spiega: "Ad aprile, è l’accelerazione dei prezzi dei Beni energetici a trainare l’ulteriore crescita dell’inflazione. Questa accelerazione è dovuta, però, in buona misura, al confronto con aprile 2020, quando i prezzi di questa tipologia di prodotti, anche a causa dell’emergenza sanitaria, avevano subito una diminuzione marcata rispetto al mese precedente. L’inflazione al netto degli energetici scende quindi a +0,3%, valore prossimo a quello di settembre 2020 (+0,2%, ma con un’inflazione generale negativa e pari a -0,6%)".

Frena il cosiddetto 'carrello della spesa'. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, amplificano la loro flessione (da -0,1% precedentemente stimato a -0,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +0,7% a +1,0%), portandosi a livelli che non si registravano da agosto 1997 (quando diminuirono su base annua dello 0,8%).

L’accelerazione tendenziale dell’inflazione si deve dunque essenzialmente ai prezzi dei Beni energetici, la cui crescita passa da +0,4% di marzo a +9,8% a causa sia dei prezzi della componente regolamentata (che invertono la tendenza da -2,2% a +16,8%) sia di quelli della componente non regolamentata (che accelerano da +1,7% a +6,6%); tale dinamica è solo in parte compensata dall’inversione di tendenza dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +1,0% a -0,3%) e di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,2% a -0,7%).    

L’'inflazione di fondo', al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici decelerano e si portano entrambe a +0,3% (da +0,8% di marzo).     L’aumento congiunturale dell’indice generale - spiega l'Istat - è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+3,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4%), degli Energetici non regolamentati e degli Alimentari non lavorati (+1,0% per entrambi), solo in parte compensata dalla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-1,2%). 

L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,2% per l’indice generale e a +0,6% per la componente di fondo.     

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra un aumento su base mensile dello 0,9% e dell’1,0% su base annua (da +0,6% di marzo), confermando la stima preliminare. L’aumento congiunturale dell’Ipca, più marcato rispetto a quello del Nic, è spiegato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi anche a marzo e di cui il Nic non tiene conto; i prezzi di Abbigliamento e calzature registrano infatti un aumento congiunturale pari a +5,1% e una flessione meno marcata su base annua (da -0,7% a -0,2%).     

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,2% su base annua. 


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