Jon Lord è morto, l'elfo dei Deep Purple "passa dal buio alla luce"

Aveva 71 anni

17 Luglio 2012   11:07  

In un 2012 davvero nefasto per la musica anni '70, se ne va un altro mito come John Lord, vera e propria anima dei Deep Purple, storica band britannica, la prima ad aggiungere l'aggettivo 'hard' alla parola rock. Questo immenso musicista, di formazione classica e con tanta voglia di sperimentare, ad agosto dello scorso anno dichiarò di essere affetto da cancro al pancreas e ieri è morto, all'età di 71 anni, stroncato da un'embolia polmonare presso la London Clinic dove era ricoverato. Bellissima la frase che campeggia sul suo sito web ufficiale: "Jon passa dal buio alla luce".

Nato a Leicester, nella provincia inglese, Jon Lord si distinse fin dall'infanzia dalle altre star del rock che venivano da quelle parti. Figlio d'arte, infatti, prese lezioni di piano dopo pochissimi anni dalla nascita e a 19  si iscrisse al Royal College of Music di Londra. Mentre alcuni suoi illustri colleghi come John Lennon e Keith Richards imparavano il mestiere seguendo gli esempi di Buddy Holly e Chuck Berry, lui si faceva le ossa suonando Johan Sebastian Bach, senza mai però chiudersi nei confronti di altri generi. Fu così che decise di intraprendere la strada del jazz anche se ben presto si accorse di come la sua apertura mentale mal digerisse lo snobismo respirato negli style club. Si sentì, invece, decisamente più a suo agio negli ambienti pop e negli anni '60 entrò a far parte degli Artwoods, band del fratello del Rolling Stone Ron Wood. Dopo appena un disco lascia il gruppo iniziando una fase di sperimentazione e, per sbarcare il lunario, lavora da session man e arrangiatore.


La vita di Jon Lord cambia nel 1967 quando, insieme al bassista Nick Simper e il chitarrista Ritchie Blackmore, fonda i Deep Purple. La band esordirà un anno più tardi nel mercato discografico con lo splendido "Shades of Deep Purple", in cui si cominciano a sentire i primi sintomi della loro trasformazione del beat. Fin da subito, infatti, il gruppo cercò di creare uno stile nuovo e personalissimo, difficile (se non impossibile) da trovare in altre realtà musicali di quegli anni. Jon e soci riuscirono a fondere l'aspetto psichedelico con un occhio alla bravura compositiva di Lennon e McCartney. Storiche le celebri cover di "Help" e "We can work it out".


Jon Lord e i Deep Purple perfezionano questo stile nei successivi due album e, al quarto tentativo, sfornano un capolavoro dal titolo "Deep Purple in Rock", aiutati dall'ingresso di due nuovi membri nella band: il cantante Ian Gillan e il bassita Roger Glover. L'album in questione è considerato una vera e propria pietra miliare della storia del rock in cui spicca l'organo hammond di Lord, capace di rendere meravigliosi pezzi come "Speed King", "Bloodsucker" e "Child in Time". Quest'ultima composizione è forse quella che meglio di tutte esalta e fa capire a pieno il talento di questa vera e propria leggenda dell'hard-rock.


Grazie al loro quarto lavoro, i Deep Purple si impongono sulla scena musicale mondiale come la hard-rock band più grande di tutti i tempi assieme ai Led Zeppelin. La carriera del gruppo prosegue con un susseguirsi di capolavori assoluti quali sono "Fireball", "Machine Head" e "Who do you think we are" senza dimenticare (sarebbe impossibile) il meraviglioso live "Made in Japan".


Jon Lord ha lasciato i Deep Purple nel 2002 intraprendendo la carriera da solista con ben sette album, al solito con una forte componente sperimentale, all'attivo. Poi la malattia e quel lungo buio che ci piacerebbe far rimanere nell'ombra. Miti come lui meritano di essere ricordati soltanto per l'immensa luce che hanno trasmesso attraverso la loro arte.

 

 

 

 


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