L'Aquila, "Se non si vince i giocatori rinuncino al biennale"

Patto tra ultras e giocatori. La società: "Vinciamo insieme"

29 Marzo 2013   14:56  

Si è conclusa a tarda sera la giornata di ordinaria confusione (per non usare altri termini) che ieri ha animato l’ ambiente aquilano e di cui vi avevamo fatto cenno. A conclusione, solo un paio di cose possono dirsi. La prima è che si spera sia un momento di non ritorno, ovvero una tappa di positività per chiudere con l’ ultimo trend e affrontare con orgoglio e cattiveria questo finale di stagione. La seconda è che quella di ieri è stata l’ ennesima occasione per la conferma del credito di cui gode il presidente Chiodi. L’ unico a cui la tifoseria sente di aggrapparsi nei momenti di difficoltà, l’ unico a cui continuano a ribadire fiducia. Un magnanimo, l’ unico in cui continuano a vedere una potenzialità e non un fallimento.     

Del pomeriggio di ieri proviamo a raccontarne le tappe citando esclusivamente i fatti visti e le parole udite da chi scrive. Non altro.

Ore 14:30. Tutto inizia quando un gruppo di ultras rossoblù decide di recarsi a San Gregorio per presenziare all’ allenamento e confrontarsi sui perché della recente crisi. 

Ore 15:00. Come anticipavamo ieri, all’ arrivo degli ultras la squadra ancora non è in abbigliamento sportivo. Gli ultras si accomodano sulla collinetta prospiciente il campo, i giocatori dalla zona degli spogliatoi si avvicinano per cercare il dialogo. Volano parole grosse (e non solo).

Ore 15:30. Dopo un primo e acceso confronto, con enorme stupore di tutti i presenti, i giocatori chiariscono che a prescindere dalla visita degli ultras, non si sarebbero allenati. Parlano un po’ tutti, ma sono soprattutto Iannini, capitan Carcione, Ripa e Colussi a parlare.  “Siamo in sciopero nei confronti della società e di Ercole Di Nicola.” sostiene qualcuno. “Oggi è uscito un articolo pesantissimo su tuttolegapro.com e la società ancora non ci difende. Siamo stufi.” Il riferimento è all’ articolo “L’Aquila, immota manet” pubblicato dal noto portale, ma si capisce subito che non è il solo motivo. “Non è la prima volta, scaricano sempre su di noi. Di Nicola dice che si vergogna di noi, ma il problema non siamo noi. Ci deve delle scuse.”

Ore 16:00. A questo punto gli ultras chiedono quale sia il problema. Tante risposte, tante allusioni, alcune anche pesanti. “Innanzitutto questa squadra non è costata quanto si dice e poi non è tutto oro quello che luccica. C’ è qualcuno che non vuole il bene di questa società.” A questo punto, di fronte all’ ennesimo scaricabarile (tra le varie componenti, la colpa è sempre di qualcun altro!) il capo ultras impone un incontro a quattro (tifosi, giocatori, Chiodi e Di Nicola) per chiarire quale sia il vero problema. “Appuntamento alle 17 in sede e vediamo chi ha ragione.” urla ai giocatori. 

Ore 17:00. Il presidente Chiodi, che si trova a Pescara con il vice Mancini per chiudere un contratto di lavoro milionario, avvertito nel frattempo torna di corsa nel capoluogo. Sulla via del ritorno una tappa a San Gregorio per capire cosa stia succedendo, poi via in sede per incontrare i tifosi.

Ore 17:30. Ercole Di Nicola arriva a San Gregorio per incontrare la squadra. Top secret il contenuto del colloquio.

Ore 18:00. In sede inizia l’ incontro tra soci e tifosi prima nel piazzale sottostante, poi in una saletta conferenza gremita. Viene allontanata una troupe televisiva.  

Ore 18:15. Arrivano Ercole Di Nicola e capitan Carcione. I tifosi riferiscono tutto ciò che i giocatori hanno detto o lasciato intendere all’ allenamento. Raccontano di come sia gravissimo che una squadra di professionisti giunga a non allenarsi per lanciare un messaggio alla propria società e che solo per coincidenza abbiano avuto conoscenza della cosa. Viene convocato anche Iannini che arriva ad incontro iniziato. E tra lo stupore generale, per l’ ennesima volta, spariscono tutti i problemi prima evidenziati. Si fa fatica a parlare uno per volta. Il team manager Angelo Piccoli “dirige il traffico”. E per lunghi tratti, da buon campano, tiene banco Gaetano Iannini, non solo da ieri riferimento, leader, capofila, rappresentante e portavoce del gruppo. Tutto diventa relativo, ogni problema viene smorzato, ogni frase pronunciata tre ore prima (e rinfacciata dai tifosi presenti) viene attenuata. Tra giocatori e Di Nicola è tutto a posto, problemi di soldi non ci sono, lo sciopero serviva solo per attirare l’ attenzione della dirigenza, l’ importante è il dialogo, un calo è fisiologico in ogni squadra, i primi a voler vincere sono giocatori e società, bisogna remare uniti per la conquista dei play off. L' unico che non parla (stranamente, visto che ci ha sempre messo la faccia) è Ercole Di Nicola. Faccia contrita, rimane seduto in silenzio per tutta la durata dell' incontro. Solo alla fine, con tono dimesso e in disparte, dirà a qualche tifoso che andrà comunque via tra due mesi.

Ore 19:15. Parlano Chiodi e Mancini, predicano ottimismo e sottolineano il valore di un incontro del genere. “Significa che c’ è voglia di risolvere i problemi” dicono in coro. “L’Aquila è tutto ciò che è in questa stanza – dice Mancini – Ora ne dobbiamo uscire chiariti e rafforzati.”

Ore 19:30. I toni s’ abbassano, il clima diventa distensivo. I tifosi escono un momento e parlottano con il presidente. Quando rientrano stanno parlando Carcione e Iannini. Li interrompono. “Vi siete rimangiati tutto, di tutte queste chiacchiere non ci interessa – ribadiscono gli ultras – Noi vogliamo andare in C1, il resto non conta. Adesso se avete il coraggio vi impegnate di fronte a tutti. Se quest’ anno non si vince chi ha il biennale vi rinuncia e cambia aria in estate.” Messaggio forte e chiaro. Carcione accetta subito, Iannini annuisce. E s’ impegnano a garantire per il resto della squadra. Punto.


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