L'Aquila disincantata. Le opinioni del Controaliseo

03 Febbraio 2010   14:44  

Pubblichiamo una rassegna di opinioni in pillole a firma di Ugo Centi, il direttore del Controaliseo

Ricostruzione impossibile
Se ci si fa caso, all'Aquila non si parla propriamente di "ricostruzione", bensì di "cementificazione", che è diverso. In realtà, non si sta ricostruendo nulla: né le chiese, né i monumenti, né le case. Si sta semplicemente cercando di rendere edificabile più campagna possibile e di occupare più aree libere (vedasi piazza d'Armi) possibile. Tutto qui. Del resto, se non vi fosse in giro una quantità industriale di ipocrisia, anche un bambino capirebbe che dopo aver sparpagliato la popolazione in una ventina di enclave "fuori porta" è impossibile ricostruire qualsivoglia città. Lo sanno tutti, ma sarebbe politicamente scorretto dirlo.


Che spettacolo!
Davvero un grande "spettacolo" (politico) il passaggio delle consegne per la ricostruzione aquilana. Con i maggiorenti della sinistra locale che si sbracciano per complimentarsi per il Capo della Destra (e del Governo) giunto da Roma per l'occasione. Senza far mancare anche momenti d'intrattenimento di qualità. Proprio mentre l'Eurispes dice che scarseggiano le risorse per la ricostruzione del centro-storico. Ma che fa! Questo è un fatto secondario, no? E resta la domanda inevasa: ma quanto costano queste visite con lustri e lustrini?

Cave: un esempio
Qualche giorno fa, la Regione ha autorizzato un ennesima cava. Peraltro in un Comune non lontano dalla costa. Si potranno estrarre 386.386 metri cubi di materiale in cinque anni. Tanto per avere un idea, è come una piramide larga come un campo di calcio e alta come un palazzo di 25 piani! Ma quanto può valere sul mercato tanto materiale? Non è azzardato stimare un ricavo dai 3 ai 4,6 milioni di euro. A fronte di una ferita nel territorio di fatto non più rimarginabile.

Costruite gente, costruite..
Costruite gente, costruite. Ricordate la storiella delle faglie da evitare? Del suolo che rimbomba? Degli allarmi e degli stracciamenti di vesti che ne seguirono? Suvvia! non ci avevate mica creduto?! Era una gaffe, come quelle in cui c'è una certa specialità (e meno fortunate, però). Un mattone al giorno leva il... di torno! (parafrasando il proverbio) Tanto poi se un giorno, si spera mai, dovesse crollare qualcosa, beh, le case si rifanno, non lo sapevate? Anzi, anche quella è una specialità, se non una gaffe altrimenti intesa! Allegria, comunque. Anzi prosit! e tanti auguri!

S.Agnese rimane
Gli aquilani (non tutti) potevano farsi mancare S. Agnese? Ovvero la festa del pettegolezzo. Certo che no. Pensate: rinunciare almeno per un anno a sparlare delle persone alle loro spalle! Scherziamo! Il fatto è che questo vezzo, se rimanesse solo nel privato, sarebbe al massimo una usanza di cattivo gusto. Il bello è, invece, che all'Aquila la si vuole quasi istituzionalizzare!

Votare per un ente inutile?
Eminenti commentatori politici le definiscono un ente inutile. Big di partito nazionali concordano. In Parlamento sono depositate sei proposte di legge per abolirle. Alimentano non poco i costi della politica (gettoni di presenza, rimborsi spesa, indennità ragguardevoli) Eppure all'Aquila, sulla ri-conquista (o conquista) dell'amministrazione della Provincia ci si accapiglia. E si gioca una partita politica. Uno dei paradossi italiani, che qui rimbombano.
Il 9 febbraio di tre anni fa, 2007, sul quotidiano Il Centro comparve un articolo firmato da Giustino Parisse. Riportava, con ampiezza di tabelle, i "costi della politica" della Provincia dell'Aquila: 1 milioncino di euro per indennità di carica, gettoni di presenza, rimborsi spese. Cifre riferite all'anno 2006. Ma che non dovrebbero essere molto dissimili da quelle degli altri anni. Visto che sulle stesso quotidiano, il 4.2.2006, una fonte autorevolissima, nell'indicare l'entità dei tagli alla voce, li quantificò in appena 36 mila euro l'anno. Insomma, a fine marzo, quando si andrà a votare per le provinciali (enti considerati inutili da molti commentatori politici e big di partito nazionali) ricordiamoci anche queste cifre. Che, tanto per fare un paragone attuale, sono simili a quelle che basterebbero per realizzare almeno 50-60 alloggi per terremotati in cinque anni.


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