L´Aquila penultima nella classifica italiana della mobilità

04 Gennaio 2008   10:00  
L´Aquila e Bologna, due capoluoghi di regione che distano poche centinaia di chilometri e qualche ora di autobus, ma che dal punto di vista delle politiche del traffico e della mobilità appartengono a due pianeti diversi. Lo attesta non tanto il rincaro annunciato dall´Ama dei biglietti degli autobus urbani, quanto, impietosamente, il primo rapporto "Mobilità sostenibile in Italia", elaborato da Euromobility e Kyoto Club in collaborazione con Assogasliquidi e Consorzio Ecogas, presentato il 20 dicembre a Roma, e che ha monitorato 50 città tra capoluoghi di regione e centri con più di 100mila abitanti. Gli indicatori di riferimento per il Rapporto sono state le innovazioni introdotte per la gestione della mobilità (car sharing, bike sharing, taxi collettivi, piattaforme logistiche per le merci, mobility manager, car pooling); lo stato di salute delle città in relazione alla presenza di auto di nuova generazione o alimentate a combustibili alternativi come Gpl, metano ed elettricità l´offerta di trasporto pubblico, le piste ciclabili, le ZTL, le corsie preferenziali; l´adozione di strumenti di gestione e di pianificazione del traffico. Misure da cui, ovviamente dipende il grado di inquinamento, e lo stato di salute dei cittadini e anche, va aggiunto, il loro benessere mentale. Bologna, come detto è risultata essere la regina italiana in eco-mobilità. Seguono Parma, Modena, Milano e Venezia. Roma molto più distaccata, solo al 12/o posto insieme a Verona. Crollo al sud e in fondo ala classifica troviamo proprio L´Aquila in compagnia di Siracusa, che hanno fatto meglio, magra consolazione, solo di Giugliano in Campania. Sfogliando il rapporto si scopre che, tanto per cominciare, a L´Aquila l´indice di motorizzazione è di 67 veicoli ogni 100 abitanti, percentuale superiore alla media e quarta più alta in Italia, dopo Roma, Latina e Perugia. La media nazionale si attesta intorno ai 60. Basso inoltre il numero di autovetture Euro 4 in circolazione, le meno inquinanti, poco più del 10%, percentuale molto lontana da quella che si registra nella città più virtuosa, in questo caso Aosta, dove le vetture euro4 superano il 40% del totale. In compenso, si fa per dire, a L´Aquila è al disopra della media per il numero delle auto euro 0 in circolazione, le più inquinanti, che sfiorano il 20% del totale. In questa speciale classifica ad essere all´avanguardia è Napoli con il 35%. Bassa è anche la percentuale di veicoli a gas metano e gpl, rispettivamente 3,4% e 0,7%, la città più virtuosa è questa volta Ravenna, con il 6,2% di auto a gpl e il 7,2% di auto a gas metano, grazie anche ad una politica efficace di incentivazione e in virtù dell´esistenza di una rete di distribuzione capillare. Veniamo alla qualità dell´aria: in questo caso l´Aquila, ma anche Pescara, non sono neanche in classifica, perchè le centraline di rilevamento non sono in funzione. Due anni fa, lo ricordiamo, Legambiente, in un sua indagine sulla qualità dell´aria nelle città italiane, impartì la maglia nera al capoluogo abruzzese proprio per l´assenza di sistemi di monitoraggio. La bocciatura provocò le ire del sindaco Biagio Tempesta e molti esponenti dell´attuale maggioranza colsero l´occasione, evidentemente elettorale, per attaccare l´ex-sindaco e invitarlo a dotare L´Aquila di un sistema di monitoraggio dell´aria. Non pervenuti sono anche i dati relativi al numero degli autobus in circolazione e alla frequenza delle corse. Evidentemente l´Ama, azienda comunale dei trasporti, non ha dipendenti a sufficienza per elaborare e comunicare questi dati, e allora non resta che attribuire autorevolezza statistica, ai borbottii dei pendolari o recenti prese di posizione dell´Udu, che ha denunciato i disagi quotidiani che migliaia di studenti universitari subiscono a causa dell´insufficiente numero di corse e di autobus, spesso stracolmi e in ritardo. Un dato certo, a tal proposito, è la percentuale di chilometri di corsie preferenziali, che è dello 0%, mentre a Monza, prima in classifica, superano il 35%. Non stupisce che da quelle parti gli autobus arrivano in orario. Del resto a L´Aquila la corsia preferenziale non è stata incredibilmente prevista neanche per la costruenda metropolitana di superficie. Di piste ciclabili poi neanche a parlarne, e analizzando la classifica si scopre che forse la causa dello scarso utilizzo della bicicletta non dipende dal clima rigido e dall´orografia cittadina poco invitante, vista la notevole incidenza di salite e discese. La ragione è forse culturale ed è proprio la mancanza di piste ciclabili a impedire il diffondersi dell´utilizzo della bici, almeno per percorrere i non pochi tratti pianeggianti della città. Ad Aosta, infatti, città non certo contraddistinta da un clima tropicale, le piste ciclabili superano i 40 chilometri, e a Perugia, città che ha molte affinità urbanistiche con L´Aquila, la rete di piste ciclabili tocca i cento chilometri e connette periferie e i paesi viciniori. Fa infine impressione una tabella che, città per città,contrassegna con un rettangolino nero, l´avvenuta introduzione delle misure più all´ avanguardia in tema di mobilità sostenibile, come il car sharing, bike sharing, i taxi collettivi, le piattaforme logistiche per le merci, il mobility manager, il car pooling. Parole astruse per gli amministratori pubblici aquilani, appartenenti ad una lingua straniera. Quella che comunemente si parla nell´Unione europea. Filippo Tronca

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