L'Aquila: taglio milionario all'Università. Scoppia la polemica

Udu contro la Gelmini: tradito accordo di programma

04 Gennaio 2011   08:25  

Un taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario di oltre due milioni e mezzo di euro ai danni dell'Università dell'Aquila.
La scelta, contenuta nel decreto ministeriale che ripartisce l'Ffo del 2010, di cui si è avuta notizia solo ieri, ha fatto insorgere il movimento studentesco del capoluogo.
"Mentre l’Università dell’Aquila si accingeva a festeggiare le festività, invece di Babbo Natale e della Befana, a Roma si organizzava la Banda Bassotti Tremonti-Gelmini" ironizza in una dura nota l'Unione degli universitari.
"Il 21 dicembre - spiega Michele Di Biase, dell'Udu - veniva firmato il decreto ministeriale per il riparto dell’FFO del 2010, registrato alla Corte dei Conti addirittura il 30 Dicembre, ad un giorno dalla chiusura dell'esercizio finanziario interessato. Ed il decreto a firma Gelmini, taglia del 3,72% i fondi destinati all’Università dell’Aquila per l’anno 2010, ovvero per l’esercizio finanziario sostanzialmente chiuso.
Un taglio duro all’FFO che riduce di 2 milioni e 548.200 euro l’FFO 2010, decurtando addirittura l’Accordo di programma stipulato tra l’Università dell’Aquila e il Ministero nel dopo terremoto, accordo che, ricordiamo, sarebbe servito proprio a 'congelare' il Fondo di Finanziamento Ordinario dell’Università dell’Aquila, preservandolo dalle difficoltà post-sisma e dai tagli ministeriali".
L'Udu, sindacato studentesco, parla di "una vera e propria 'rapina' da parte della Gelmini, che fa cassa a spese degli accordi nati per garantire un futuro all’Università dell’Aquila. L'Unione degli Universitari dell’Aquila ritiene vergognosa e gravissima la scelta del Miur di ridurre i fondi in una situazione delicata in cui versa l’Ateneo dell’Aquila, annuncia da subito un durissimo 2011 di conflitto con il Ministero  ed invita l’intera comunità accademica e cittadina a reagire.
L'Udu inoltre ritiene ormai indispensabile - conclude la nota - riaprire il confronto con il Governo sul futuro dell'Università dell'Aquila, una priorità assoluta per la città, se si vuole evitare che L'Aquila diventi solo una città dell'edilizia".

PERILLI (PRC): COSI' MUORE L'ATENEO

"Il taglio di due milioni e mezzo di euro, che i ministeri dell'Economia e dell'Istruzione hanno operato ai danni dell'ateneo aquilano, andranno a infliggere un colpo durissimo all'universita' del capoluogo e all'economia stessa della citta'". Questo il commento del consigliere comunale Enrico Perilli (Prc) alla notizia della decurtazione di fondi denunciato dall'Unione degli universitari. "Fanno bene i rappresentanti dell'Udu - ha dichiarato Perilli - a parlare di rapina. In barba a tutti gli impegni assunti dal ministro Gelmini e dall'intera compagine di Governo per sostenere l'Universita' dell'Aquila, che e' anche una delle principali risorse della citta' ed e' stata ripetutamente indicata dalle stesse istituzioni come una delle basi su cui fondare la ricostruzione post sisma, si tagliano le risorse invece di incentivarle. Ricordiamo peraltro che, a fronte degli impegni a suo tempo assunti dal premier, l'Universita' e' stata abbandonata a se stessa - ha proseguito Perilli - e il problema della residenza universitaria, cruciale per consentire all'ateneo di ripartire, e' stato affrontato con l'incremento, in un anno, di soli 50 posti letto in piu', del tutto insufficienti, a fronte dei migliaia fuori sede. Gli studenti costretti, loro malgrado a viaggiare, dovranno inoltre affrontare ulteriori spese, con il rincaro dei pedaggi che ha penalizzato enormemente la nostra Regione. Il risultato inevitabile di questa politica tesa a distruggere, piu' che ricostruire, sara' che, tra tagli ai finanziamenti, il che vuol dire penalizzare servizi, ricerca e offerta formativa, e disagi dovuti alla mancanza di posti letto, l'Ateneo aquilano ha avuto da questo Governo e da questo Commissario alla ricostruzione una inesorabile condanna a morte". "Mesi fa - ha concluso Perilli - durante un consiglio comunale dedicato all'Universita', il commissario Chiodi replico' ai problemi che sollevavo: 'Peri', famme lavora'!'. Se questo e' il frutto del suo lavoro e questi gli esiti delle promesse sue e del Governo che rappresenta, Chiodi ha una ragione in piu' per dimettersi".


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