L'Aquila va avanti tra mille difficoltà per ripartire

Metodo Augustus riduce aquilani come cavie

30 Ottobre 2009   12:21  

La sfollata Miss kappa, che cura un blog frequentatissimo nel cratere, è arrabaita con la Protezione civile. Ecco le sue argomentazioni, estrapolate da un post.

Bertolaso è uomo tutto d'un pezzo. Si fa come dice lui. E non si discute. "Case e non container per gli sfollati" tuona dall'alto della sua cattedra. Dimentica però di mettere i puntini: c.a.s.e.

" Voglio tornare qui, fra uno o due anni, e incontrare persone che vivono serenamente nelle case che gli abbiamo dato. Non voglio trovare gente che si lamenta perché vive nei container, al freddo d'inverno ed al caldo rovente d'estate". Toni decisi, da duce.

Probabilmente, oltre agli alloggi, fornirà anche la serenità, che, come tutti sappiamo, si vende a peso, nei supermarket. Sulla stessa linea il suo suddito e dipendente dottor Fabrizio Curcio che è intervenuto il 26 ottobre all'assemblea cittadina, voluta dai comitati, alla quale non hanno partecipato la Provincia, né la Regione, né il nostro plenipotenziario.

Ha inviato un emissario. Indottrinato, ma sprovveduto. E' pateticamente caduto davanti alle domande degli Aquilani. E ha fatto la figura del cretino.

Il sindaco era presente, ed è riuscito a barcamenarsi fra le istanze pressanti degli sfollati. Ha buona scuola di partito alle spalle. Le richieste erano chiare: moduli abitativi alternativi alle tende, da posizionare nei campi d'accoglienza per coloro che non intendono o non possono lasciare la nostra città, chiarezza sul metodo di assegnazione delle abitazioni del piano c.a.s.e., e trasparenza su tutte le spese che la protezione civile opera sul business terremoto.

Le conclusioni?

Poche e deludenti. Ci è stato detto che per avere delle case mobili è necessario bandire appalti ed aspettare tempi lunghi. Ovvio che ciò suoni quantomeno strano, alla luce del fatto che, per allestire assi viari inutili, aereoporto altrettanto inutile, poichè mai utilizzato, e faraonici alloggi per i "grandi" della terra si è impiegato poco più di un mese.

Basti pensare che un modulo removibile, in classe A, agevolmente e dignitosamente abitabile a lungo termine, costa settemila euro a persona.

Uno sfollato in hotel o in tenda costa millecinquecento euro al mese, che, per sei mesi, porta a novemila euro, fino ad oggi.

Di fronte a queste cifre schiaccianti, la protezione civile, nella persona del dott. Curcio, non ha saputo rispondere.

Così come, miseramente, è caduta di fronte all'evidenza che il piano c.a.s.e. è un fallimento totale.

Il dottore ha sostenuto di ignorare quale fosse il numero degli sfollati, quando si è pianificato lo scempio. Gli abbiamo risposto che noi, cittadini, lo andiamo urlando dal mese di maggio quel numero. La protezione civile lo ignorava.

Gli abbiamo fatto notare che il metodo Augustus è stato applicato su questo territorio come in un laboratorio. Noi le cavie. Ignorava, il poverino, cosa fosse il metodo Augustus. Eppure è chiaramente riportato sul sito della protezione civile. Ed è un documento che si occupa di pianificazione nel campo delle emergenze.

Qui lo potete leggere tutto (http://www.aimcnet.org/AIMCnet/Documenti_files/Metodo_Augustus.pdf).

Io ve ne offro qualche stralcio:
"La popolazione è comunque sempre coinvolta nelle situazioni di crisi, sia emotivamente (teme di essere toccata dagli eventi, partecipa ai problemi di chi è coinvolto), sia fisicamente (se non ha subito danni, comunque è costretta a sopportare disagi).
[...]Se la sua controparte istituzionale sarà sufficientemente autorevole e determinata, la maggior parte dei cittadini sarà disponibile ad abdicare alle proprie autonomie decisionali, a sottoporsi a privazioni e limitazioni, ad “ubbidire” alle direttive impartite.
[...] Un chiaro piano di comunicazione [...] permetterà una più agevole accettazione delle misure adottate. Non solo: qualora il precipitare degli eventi lo rendesse necessario, sarà più facile imporre una disciplina più ferrea e chiedere sacrifici più duri. [...] E' inutile perdersi in dettagli poco importanti, per esempio parlare della reazione incontrollata di una piccola parte della popolazione, quando la comunità si è comportata, in generale, in maniera corretta."

Con la protezione civile non si discute, si deve solo obbedire.

Dispone di un esercito di un milione e trecentomila fra volontari, impiegati e funzionari. Una macchina da guerra che spadroneggia e dispone come meglio crede. E lucra vergognosamente. I cittadini? Numeri e basta, in attesa di essere collocati nelle costosissime casette finte, ma , se ci ammaliamo, il nostro ospedale è ancora nelle tende, anche il laboratorio di analisi. E la situazione è disperata.

Voglio concludere con una nota positiva, della quale do pieno atto al sindaco Cialente. Si è impegnato ad incontrare i cittadini una volta al mese per cercare di prendere decisioni condivise.


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