L'Europa contro la censura del Web: Internet è democrazia

Sicurezza e libertà di espressione in Rete

27 Marzo 2009   16:30  
E' giusto che infanzia e proprietà intellettuale vengano opportunamente tutelate, ma sempre nel pieno rispetto della privacy e della libertà di espressione di ogni individuo. E' questo in sintesi il messaggio che il Parlamento Europeo ha dato ieri agli Stati membri, accogliendo con 481 voti favorevoli, 25 contrari e 21 astensioni la relazione sul "rafforzamento della sicurezza e delle libertà  fondamentali su Internet" proposta dall'esponente del Partito Socialista europeo Lambrinidis, il quale ha subito tenuto a precisare come alla “privacy dell'internauta” non corrisponda ancora, di fatto, un sistema di leggi che ne protegga i confini e gli spazi di espressione.

LA PRIVACY PRIMA DI TUTTO

Il dossier presentato dal noto politico greco s'incentra infatti sul diritto alla tutela dei propri dati sensibili, ritenuti costantemente a rischio in quanto esposti a qualsiasi società, gruppo o privato presente in rete ed interessato a farne uso. Nella relazione viene infatti esposta l'urgenza di creare un codice legislativo in grado di regolamentare e tutelare il più possibile la sfera privata dell'internauta, specialmente in riferimento ai tanti social network sorti con l'apparente scopo di offrire opportunità di scambio e socializzazione agli utenti, celando il reale obiettivo di predare e poi rivendere quanti più dati possibili.

Nella presentazione del rapporto, il 5 marzo scorso, Lambrinidis aveva citato Facebook per esemplificare la propria preoccupazione :"Chiunque, le forze dell'ordine, le compagnie private e perfino i criminali vorrebbero avere ampio accesso ai nostri dati personali, per scopi legali o non- ha affermato il parlamentare europeo- Il rischio è di dare vita alla cosiddetta società del Grande Fratello dove un occhio indiscreto sa tutto di tutti: 20 o 30 anni fa nessuno sapeva che libri o giornali leggessi. Oggi queste informazioni sono tutte spiattellate in Internet".

QUEL FAMOSO CONSENSO INFORMATO...

Anche il garante europeo per la Protezione dei dati personali, Peter Hustinx, si è pronunciato in riferimento all'urgenza di una maggiore consapevolezza sulla condivisione delle informazioni sensibili, specialmente per i più giovani, spesso ingenuamente aperti ad ogni tipo di novità digitale. Un aspetto importante della relazione ieri accolta dal Parlamento europeo, è la richiesta di una modifica sostanziale del trattamento riservato agli utenti dalle stesse società che operano in rete: non è pensabile che qualsiasi cosa si intenda fare in Internet -creare una nuova casella di posta elettronica, sottoscrivere un abbonamento ad un servizio, attivare un account come in Facebook- sia sottoposta all'onere di "accettare i termini del servizio e acconsentire al trattamento dei dati personali", specie quando consenso e trattamento non sono spiegati a dovere.

Secondo la concezione di Lambrinidis parlare di "consenso informato" spesso coincide con una forma di ipocrisia: "Le grosse compagnie telematiche ed i governi hanno molto più potere e conoscenza dei singoli naviganti", che allettati dalle offerte acconsentono al rilascio dei dati senza sapere fino in fondo quale lungo e contorto viaggio intraprenderà quel delicato, sensibilissimo e vulnerabile pacchetto informativo. Se si considera che quasi nessuna procedura di registrazione può essere completata senza il consenso al trattamento dei propri dati, lo squilibrio nella gestione del potere di alcune organizzazioni ai danni del soggetto internauta risulta evidente. La stesura di un "Codice dei diritti on-line" che tuteli l'individuo come nella vita reale rappresenta dunque il prossimo passo del Parlamento europeo, chiamato a svolgere il delicato compito di legiferare in materia senza che gli ambiti inerenti la sicurezza e la cybercriminalità ne risultino depotenziati.

CYBERCRIMINALI, MINORI E IDENTITA' INTELLETTUALE

In seguito alla votazione della proposta di Lambrinidis sono state chiarite le linee guida entro cui il Consiglio europeo dovrà muoversi nella costruzione del nuovo quadro normativo inerente il Web. Prima fra tutte la programmazione di interventi volti alla protezione dei minori: il Parlamento europeo ha formalmente chiesto al Consiglio di produrre uno studio sull'efficacia delle forme di tutela ad oggi operanti, con particolare attenzione ai giochi online, spesso al centro di aspre polemiche in riferimento ai contenuti diseducativi e violenti da essi veicolati. Altra importante richiesta avanzata dall'Ue agli Stati membri quella di spronare i produttori di computer a preinstallare software di semplice attivazione che tutelino i minori dal reclutamento digitale che malviventi e pedofili sono soliti praticare in rete.

Tramite l'approvazione di un emendamento proposto da Roberta Angelilli (Uen, It), l'Aula ha infatti chiesto al Consiglio di esortare i rispettivi governi all'aggiornamento della legislazione a tutela dei minori che utilizzano Internet, nello specifico introducendo il reato di grooming, e ossia l'adescamento online di bambini e adolescenti a scopo sessuale.

Il Consiglio è stato infine esortato ad adottare una "direttiva sulle misure penali" in riferimento al rispetto della proprietà intellettuale, e dei diritti ad essa connessi, evitando tuttavia di controllare e sorvegliare sistematicamente tutte le attività degli internauti e garantendo sanzioni proporzionate alle infrazioni commesse: negare al cittadino che scarica musica dalla rete l'accesso al Web è stato definito come “eccessivo” dalla stessa Unione Europea, che così ha espresso parere contrario anche alla proposta del governo francese di estromettere dal Net le utenze dei cittadini responsabili di atti di pirateria.

Secondo quanto dichiarato dall'Aula una giusta politica per la sicurezza non dovrebbe mai ledere la libertà di esprimersi e informarsi del cittadino che accede alla rete: " Internet dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e può rappresentare una straordinaria opportunità per rafforzare la cittadinanza attiva".

INTERNET E DEMOCRAZIA

Per quanto riguarda il diritto ad esprimersi e ad informarsi, l' Ue è stata molto chiara, invitando gli Stati membri a garantire che la libertà di espressione "non sia soggetta a restrizioni arbitrarie da parte della sfera pubblica e/o privata", e a "evitare tutte le misure legislative o amministrative che possono avere un effetto dissuasivo su ogni aspetto della libertà di espressione".

Nello specifico il Parlamento europeo ha chiesto al Consiglio di condannare la censura imposta dai governi ai contenuti che possono essere reperiti in Rete, "soprattutto quando tali restrizioni possono avere un effetto dissuasivo sul discorso politico", di garantire che l'espressione di convinzioni politiche controverse su Internet "non sia perseguita penalmente", e di assicurare che nessuna legge o prassi possa limitare o criminalizzare "il diritto dei giornalisti e dei media di raccogliere e distribuire informazioni a scopo di cronaca".

A fronte delle ultime considerazioni, al Consiglio è stato chiesto di esortare gli Stati membri che intercettano e controllano il traffico di dati , a farlo "nel rigoroso rispetto delle condizioni e delle garanzie previste dalla legge", garantendo che le ricerche in remoto, quando previste dalla legislazione nazionale, siano condotte "sulla base di un valido mandato delle autorità giudiziarie competenti" ,riconoscendo dunque come "inaccettabili" le procedure "semplificate" che violano il principio di legalità ed il diritto alla riservatezza. (In alto a sinistra una vignetta di Peter Steiner del 93 sulla privacy dell' internauta).

 

Il servizio precedente sulle ipotesi di censura del Web nel quadro della politica italiana

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 


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