L'Isis Arruola lo Studente Algerino a Napoli, 37enne ex Studente dell'Orientale

03 Marzo 2015   11:18  

NAPOLI - Sarebbe un ex studente, oggi 37enne, dell'Orientale di Napoli il presunto traduttore del manuale della Jihad in Italiano.

Il testo è stato anche diffuso su web per essere più facilmente acquisibile da chi vorrebbe unirsi come miliziano della jihad.

Lo ha rivelato il quotidiano Il Tempo, citando «fonti interne alla comunità islamica». E ha aggiunto: K.H. «potrebbe essere partito per la Libia per dare manforte all'estensione del Califfato»; mentre in quella che è indicata come la sua Università è scattata la ricerca per ricostruirne identità e storia.

Ma è giallo. «Le indicazioni disponibili sono molto vaghe» dice Elda Morlicchio, rettrice dell'Orientale, che spiega: «Nella nostra banca dati non risultano studenti ed ex studenti che hanno come iniziali del nome K.H. oppure H.K. e corrispondono alle caratteristiche indicate». La banca dati, del tutto informatizzata, comprende quelli che hanno completato il percorso di studi, ma anche quelli che hanno rinunciato alla carriera, e consente di consultare i profili archiviati negli ultimi 15 anni.

Al momento risultano 10 mila iscritti in Ateneo e «ogni anno si contano 300 matricole dei corsi di arabo, di cui meno del 5 per cento di origine straniera. Ma non tutti frequentano le lezioni: una fascia di immigrati punta solo a ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno» afferma Roberto Tottoli, che insegna islamistica ed è direttore del dipartimento Asia Africa e Mediterraneo. «Il pamphlet che ho letto on line - ragiona il docente - è scritto in un buon italiano: potrebbe esser opera di un immigrato di seconda generazione o aiutato da un madrelingua, ma di certo è destinato ai soli musulmani perché dimostra anche una ottima conoscenza dei detti arabi, attraverso citazioni tecniche».

Incrociando i dati sugli iscritti universitari e le informazioni sul manuale, Tottoli allontana ombre e timori: «Escluderei che l'Orientale possa essere il luogo di aggregazione per arruolare terroristi, per il numero ridotto di studenti potenziale obiettivo della propaganda e per i rari contatti con le comunità locali. Salafiti e jiadisti non si vedono nelle nostre aule universitarie». Agostino Cilardo, docente di diritto islamico all'Orientale, precisa: «Un manuale di quel tipo è totalmente fuori dagli schemi e dai rapporti normali tra religione islamica e Stato italiano».

La rettrice sottolinea: «L'Università ha una funzione opposta allo scopo contenuto nel manifesto, è da sempre luogo di incontro di lingue e culture diverse. Il nostro ruolo nella formazione serve a inquadrare nella giusta luce e prospettiva anche fenomeni così difficili e complessi come quelli del mondo islamico». Non a caso, è in corso già da settimane un ciclo di incontri sul tema, «I saperi dell'Orientale», promosso da Morlicchio e Tottoli e il prossimo dibattito incentrato sulla legge islamica è fissato per domani, alle 20, a Palazzo Du Mesnil (via Chiatamone 62). Di shari‘a si discute con Carlo De Angelo, docente di storia dell'Islam contemporaneo. «Per spiegare - conclude Morlicchio - anche ai non addetti ai lavori cosa significa islam e musulmani e fare un distinguo tra la vera cultura del Medio Oriente e le manifestazioni di fanatismo ed estremismo che sono stigmatizzate dallo stesso mondo islamico. La difficile situazione internazionale richiede più che mai studi e analisi: attraverso la conoscenza si può favorire una convivenza pacifica».


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