L'Italia è una Repubblica sismica fondata sull'incuria

01 Settembre 2009   11:34  

L'Italia è una Repubblica sismica fondata sull'incuria.
La sovranità appartiene al governo, alla Protezione Civile e alle Regioni che la esercitano allo scopo di non evitare disastri.

E' ciò che andrebbe scritto nell'articolo primo della nostra Costituzione e su manifesti da affiggere ad ogni valico, aeroporto o porto di mare d'Italia. Sarebbe una straordinaria opera di informazione ed un eccellente lavoro di pubblico servizio.
I cittadini almeno conoscerebbero con chiarezza ciò a cui vanno incontro.

Era il novembre del 2002 quando il terremoto in Molise andò a colpire San Giuliano di Puglia, causando il crollo della scuola in cui persero la vita 62 persone, tra cui 57 bambini.
Il dolore e l'indignazione pubblica furono fortissimi, tanto da mobilitare a dovere l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che appena 4 mesi dopo, il 23 marzo 2003, scrisse l'ordinanza numero 3274, che obbligava le regioni a catalogare i propri comuni all'interno della nuova classificazione sismica.
Ma non solo. I comuni erano tenuti a far partire, entro 6 mesi dalla data di delibera dell'ordinanza, numerosi lavori di sopralluogo finalizzati allo studio del rischio strutturale cui sarebbero andati incontro gli edifici strategici delle varie regioni d'Italia.

La Regione Abruzzo affidò questi lavori di indagine alla Collabora Engineering S.p.A., che nell'arco di due anni circa terminò il lavoro di analisi e pubblicazione dei risultati, stilando una accuratissima lista di edifici a rischio, con la descrizione dei problemi strutturali e i costi necessari per la messa in sicurezza.
Dati disponibili sin dal 2005/2006 e lasciati morire in dimenticatoio.

Nell'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri venivano fissati con chiarezza i criteri per la classificazione sismica: i comuni con un rischio sisma superiore a 0.25 (valutato tecnicamente come accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni) rientravano automaticamente in zona 1.
Scendendo via via con il livello di rischio, si passava progressivamente alle zone 2, 3 e 4.

La mappa del rischio era la seguente:

Mappa rischio sismico Italia

L'area di colore viola indica il tasso di rischio cui far corrispondere la zona 1. L'Aquila vi è immersa dentro.
Ciò nonostante L'Aquila ed i comuni circostanti vennero classificati da Regione Abruzzo e Protezione Civile come zona 2 (a rischio medio di terremoto), cui corrisponde una minore priorità in termini di procedure di prevenzione del rischio sismico.

Lo dimostra la seguente mappa della classificazione dei comuni abruzzesi:

Classificazione Abruzzo

In rosso vengono mostrati i comuni in zona 1. Notiamo con una certa curiosità non solo la presenza del capoluogo abruzzese e di una vastissima area circostante in zona 2, ma anche la presenza di comuni collocati in zone con rischio minimo inseriti invece nella zona 1.

Una migliore indicazione è fornita dalla seguente mappa, ottenuta dalla sovrapposizione delle precedenti due.
Sismicità Abruzzo

L'area viola compresa tra le due linee verdi indica la zona a rischio massimo. Le zone di questa area contraddistinte dal viola più chiaro sono le zone a massimo rischio (per cui era opportuna la classificazione in zona 1), inserite invece nella zona 2 (quella per cui è richiesta minore attenzione). Rappresentano oltre il 50% dell'area viola totale.
Procedendo verso est notiamo invece la presenza di moltissimi comuni catalogati come zona 1 disposti in zone a rischio sismico molto minore (colore giallo e verde); alcune sono collocate praticamente a ridosso della costa, dove il rischio tende a zero.

Perché queste scelte? Perché catalogare in zona 2 uno tra i comuni più a rischio di tutta la nazione e in zona 1 comuni pressoché a rischio zero?
Una mente maliziosa sarebbe legittimata a pensare a scelte di comodo, a volontà politiche di parte, a interessi di bottega e a favori da fare ad amministrazioni comunali politicamente vicine.
Lo potrebbe pensare facendo riferimento mentalmente ai fondi destinati dal governo centrale per i lavori di messa in sicurezza degli edifici strategici, ripartiti secondo quote proporzionali al rischio sismico, per cui comuni in zona 1 ricevevano proporzionalmente più fondi di quelli in zona 2 e zona 3.

Si è trattato di un errore volontario o di semplice incompetenza?
O forse abbiamo semplicemente trattato l'intera questione del pericolo sismico con una inopportuna mentalità "ottimistica" che tanto va di moda in questo strampalato paese?

 

L'Aquila zona 2 per rischio sismico. Ora ci si chiede perchè...


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